
Ci manca solo il ritorno del Cashback

07 Luglio 2022
C’è stato anche il ritorno del cashback tra le proposte messe sul tavolo da Giuseppe Conte nell’incontro con Mario Draghi. Un provvedimento di successo, lo ha definito il leader dei 5 Stelle, chiedendone la riedizione con l’accredito immediato delle detrazioni. Eppure il cashback contiano non ha funzionato. Si è rivelato un provvedimento costoso, che ha alimentato le diseguaglianze sociali penalizzando chi non usa abitualmente i pagamenti digitali, non ha conti in banca o carte di credito. Soprattutto, non ha raggiunto l’ambizioso obiettivo di sconfiggere l’evasione perché non è premiando la madre di famiglia che va a fare la spesa e paga con la carta che si sconfiggono grandi evasori e crimine organizzato.
Un ritorno in grande stile del cashback insomma appare improbabile. Si tratta di provvedimenti tampone che hanno come unico scopo quello di colmare il ritardo nei processi di trasformazione digitale, pagamenti compresi, che abbiamo accumulato nel nostro Paese. Sono anni che il mondo vive una lenta ma inesorabile transizione al digitale. Noi siamo rimasti, come su tante altre cose, indietro, si pensi ai processi di digitalizzazione della nostra pubblica amministrazione.
Così per recuperare il ritardo sul fronte dei pagamenti digitali da qualche anno è iniziata una insensata campagna di demonizzazione del denaro contante per costringere direttamente o indirettamente le persone a usare moneta di plastica e pagamenti digitali. Una serie di rivolgimenti normativi, come lo schizofrenico su e giù al tetto del denaro contante che si può utilizzare, hanno solo complicato le cose, creando sfiducia tra i cittadini e le imprese sul senso di queste misure.
Da giorni stiamo assistendo all’ultima di queste campagne di criminalizzazione travestite da innovazione. I reportage dei giornaloni descrivono esercenti e commercianti che non usano il pos come i nuovi furbetti del contante, si ironizza sui pos che non funzionano perché non c’è connessione (non è che tutta l’Italia è Milano centro, eh), si accusa tra le righe intere categorie sociali di essere la sentina della evasione. Come se davvero il problema della grande evasione italiana fossero tassisti e tabaccai.
E in Europa intanto che succede? In Spagna è passata una norma che punisce i commercianti che non garantiscono al cliente la diversificazione dei pagamenti, altro che pos imposto con la forza e multe a chi non lo utilizza come avviene adesso in Italia. Con un esempio come questo non vogliamo certo dire che bisogna bloccare la transizione verso i pagamenti digitali. Secondo l’Osservatorio dei pagamenti innovativi del Politecnico di Milano nel 2021 (occhio, era quando vivevamo più o meno reclusi in casa), i pagamenti digitali hanno raggiunto quota 327 miliardi di euro con una crescita del 22% rispetto al 2020. I pagamenti con carte contactless sono a quota 126 miliardi.
No, il problema non è prendersela con chi vuole usare la carta di credito o PayPal. Il tema è che i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori non possono essere imposti. Il tema è che come per il cashback riesumato da Conte bisogna garantire la libertà di scelta dei cittadini, anche di chi vuole usare i contanti, e sono tanti a volerlo fare, in Italia come in Germania e Spagna. In dieci anni avremmo potuto prepararci per tempo, avviare e sviluppare in modo graduale la transizione verso il digitale. Ma come al solito ci siamo ridotti all’ultimo, e adesso la politica pensa di recuperare il ritardo a colpi di multe e denunce dei commercianti. Il solito Stato occhiuto che sorveglia e punisce chi non si adegua.
Tutto questo invece di rendere semplicemente più conveniente l’uso dei pagamenti digitali, senza contrapporli al contante con la balzana idea di cancellarlo per fare un favore alle multinazionali della moneta di plastica. Perché non sono ancora stati abbattuti i costi dei pos e cioè le commissioni sui piccoli importi che riducono la marginalità degli esercenti, azzerando le medesime commissioni? Perché si usano provvedimenti tampone come il cashback che non funzionano e poi vengono aboliti?
Avremmo dovuto favorire un cambiamento dei comportamenti di pagamento delle persone dal basso, con un forte investimento sull’educazione finanziaria e digitale per non lasciare indietro nessuno e stare al passo con gli altri Paesi europei. Invece come al solito si interviene dall’alto, militarizzando la nosta vita quotidiana, con i controlli delle Fiamme Gialle e in attesa di un nuovo rivolgimento normativo. Non è così che può avvenire una transizione dolce, graduale, a un sistema diversificato di pagamenti in Italia.