Ci sono i falchi di Ahmadinejad dietro il processo Saberi

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Ci sono i falchi di Ahmadinejad dietro il processo Saberi

11 Maggio 2009

Teheran. Ieri, in anticipo di un giorno, si è svolto il processo d’appello alla giornalista irano-americana Roxane Saberi, condannata a 8 anni di reclusione per spionaggio. La Saberi è rinchiusa nel carcere di Evin da gennaio. Negli ultimi giorni ha interrotto lo sciopero della fame iniziato per protesta circa 2 settimane fa. Il verdetto è arrivato oggi, dando ragione al difensore della Saberi, che aveva dichiarato di avere “buone possibilità” che la condanna fosse modificata. La giornalista è stata condannata al minimo della pena, ovvero due anni di reclusione con sospensione condizionale per cinque anni.

Il presidente iraniano Ahmadinejad si era rivolto alle corti del suo Paese chiedendo un processo giusto e il rispetto dei diritti umani. In realtà, il caso Saberi viene sfruttato con abilità dall’elite fondamentalista al potere a Teheran, in vista delle elezioni di giugno. Il fronte di Ahmadinejad vede incrinarsi il suo potere e teme di dover cedere il passo ai conservatori pragmatici o ai leader cosiddetti “riformisti” dell’opposizione.

I falchi hanno bisogno di ricompattarsi e stanno lavorando attivamente per annullare gli effetti della politica della “mano tesa” inaugurata dal presidente americano. Tenere in ostaggio la Saberi è un modo per complicare volutamente le relazioni diplomatiche con gli Usa e ingaggiare un nuovo braccio di ferro con Obama. Come ha scritto il New York Times, i falchi temono le aperture americane che rischiano di indebolirli avvantaggiando le forze che si battono per la democrazia in Iran, togliendogli dalle mani l’arma propagandistica dell’attacco militare americano all’Iran.

I tribunali iraniani non riconoscono la doppia cittadinanza della Saberi e l’accusa di spionaggio serve ad ‘avvertire’ la popolazione che i contatti fra i cittadini iraniani e quelli americani saranno puniti duramente. In questo modo, il governo Ahmadinejad stronca qualsiasi rapporto che potrebbe migliorare o ‘distendere’ le relazioni tra i due Paesi.

Tra i falchi c’è l’ayatollah Mohammad Taghi Mesbah Yazdi, uno dei politici a capo di quel raggruppamento di chierici ultra-reazionari, apparati dell’intelligence, comandi delle Guardie della Rivoluzione, che influenzano pesantemente anche il mondo della giustizia iraniano. Yazdi è il consigliere spirituale di Ahmadinejad, un potente membro della Assemblea degli Esperti incaricata di scegliere la “Guida Suprema” della Rivoluzione. L’ayatollah è acceso sostenitore del più completo isolamento dell’Iran dall’Occidente. Predica l’interpretazione letterale del Corano. Si oppone ad ogni adulterazione riformista della Rivoluzione del ‘79.

Tanto per dare un’idea dei rapporti che ha Yazdi con la stampa: un disegnatore satirico aveva dipinto l’ayatollah come un lucertolone in grado di stritolare con la coda i giornalisti che si oppongono al governo. Da allora Yazdi si è conquistato il nomignolo di “Professor Coccodrillo” mentre il disegnatore è stato imprigionato per un po’ di tempo con l’accusa di blasfemia.

I falchi temono che un riavvicinamento fra l’Iran e gli Usa potrebbe ridimensionare le sanzioni economiche imposte a Teheran dagli Stati Uniti e dai loro alleati. Controllano gran parte della economia ufficiale e del mercato nero, la maggioranza dei punti di scambio e il commercio con l’esterno, le importazioni dalla Cina e dagli altri Paesi dell’Asia orientale. Sono diventati spaventosamente ricchi ma temono l’insorgenza di una stampa libera che possa denunciare la loro corruzione. Ci sono personaggi come il “Professor Coccodrillo” dietro l’arresto e la condanna di Roxane Saberi, avvenuto, ricordiamolo, perché la ragazza era in possesso di una bottiglia di vino.