Ci voleva la campagna elettorale perché il centrosinistra si interessasse del museo del Paleolitico
17 Aprile 2012
Altro che Maya. A Isernia il 2012 è l’anno del Paleolitico. Non tanto perché da qualche giorno sono finalmente realtà le visite guidate al museo. Quanto perché, dopo anni di colpevole silenzio, la campagna elettorale per le Comunali di Isernia ha risvegliato l’interesse intorno a una grande risorsa mai sfruttata. Dopo un letargo lungo quasi trent’anni, si scopre che quel giacimento di reperti di inestimabile valore – risalenti a oltre 700mila anni fa – può rappresentare una grande occasione di sviluppo per la città.
Lo dicono tutti i candidati. Sia i pretendenti alla poltrona di sindaco, sia gli aspiranti consiglieri. Chi più chi meno si sente Re Mida, pronto a trasformare in oro l’area archeologica di località La Pineta. Tra le idee , quella di creare una sorta di Jurassic Park, qualcosa a metà tra un parco giochi e un’area didattica. Tra i principali sostenitori di questa proposta spicca Ugo De Vivo, candidato sindaco del centrosinistra. Durante la sua visita di ieri al padiglione della paleosuperficie (aperto al pubblico lo scorso week end) ha detto: “Salutiamo con grande favore l’apertura del museo del Paleolitico, a trent’anni di distanza dalle prime scoperte di quello che, vinto lo scetticismo iniziale, diventerà il più importante sito del Paleolitico al mondo, la cui rilevanza scientifica è ormai ampiamente e da tempo riconosciuta. Sia pure solo parzialmente completato – ha aggiunto il candidato del centrosinistra – il museo costituisce un’occasione importante per il rilancio culturale e economico di Isernia. Intorno al Paleolitico si può finalmente costruire un progetto complessivo di sviluppo: è ormai noto che nel nostro programma c’è la costruzione del parco tematico dell’Homo Aeserniensis”. Fin qui, nulla quaestio. Ma dopo un’idea che in prospettiva non è da buttare, De Vivo si incarta quando decide di dedicarsi allo sport preferito del centrosinistra: la polemica a tutti i costi: “Non possiamo tacere su alcune circostanze. La prima è che il progetto per i lavori che hanno consentito l’apertura, finanziati dalla Regione, è stato approvato dal Comune di Isernia nell’ottobre del 2009. I lavori sono stati appaltati solo nel febbraio 2012: tre anni per un appalto tutto sommato modesto, 224mila euro e poco più, mi sembrano esagerati. E poi: nel 1998, per volere dell’Amministrazione provinciale di centrosinistra retta, allora, da Pellegrino, Isernia e la cittadina francese di Quinson dove c’è un giacimento preistorico, siglarono un protocollo che prevedeva, tra l’altro, l’apertura dei rispettivi musei entro il 2002. Quinson ha inaugurato, effettivamente, nel 2002. Isernia, solo parzialmente, dieci anni dopo. È solo un caso che i dieci anni di ritardo coincidano con i dieci anni di governo del centrodestra?”
Al candidato De Vivo, probabilmente sfuggono gli ultimi e decisivi passaggi di questa storia infinita. A fine marzo, nell’annunciare l’apertura al pubblico del secondo padiglione (con tanto di visite guidate curate da laureandi, docenti e ricercatori dell’Università del Molise), il direttore regionale dei Beni culturali, Gino Famiglietti, ha recitato il mea culpa: “Chiedo scusa agli italiani e ai molisani per questi 26 anni di ritardo”. Evidentemente le colpe non sono (ammesso che lo siano) soltanto politiche. Non a caso Famiglietti ha puntato l’indice contro chi lo ha preceduto: a suo dire negli ultimi anni sono stati persi importanti finanziamenti, poi recuperati grazie a nuovi stanziamenti da parte della Regione Molise. Ma questo è il meno. E la domanda è un’altra: dov’è stato tutto questo tempo il centrosinistra? In letargo. A dirlo non è il più sfegatato dello schieramento opposto, bensì Emilio Izzo, segretario regionale della Uil beni culturali che – notoriamente – è molto vicino agli ambienti della sinistra. Ebbene, Izzo in questi ultimi mesi ha puntato l’indice proprio contro i leader del centrosinistra molisano e isernino. Quando c’è stato da combattere per consentire l’apertura del Paleolitico – ha detto – loro si sono eclissati. Né si sono fatti vedere o espresso una parola di solidarietà quando la Soprintendenza lo ha messo in “castigo” perché aveva fatto entrare le telecamere di Rai Tre nel museo, proprio per denunciare sprechi e ritardi. Spariti, distanti anni luce dal Paleolitico e dai suoi problemi.
Al contrario, Izzo ha trovato un insperato sostegno proprio nell’assessore comunale ai Lavori pubblici Rosa Iorio. Lo ha detto pubblicamente in diverse occasioni. Messa al corrente della situazione di stallo proprio dal sindacalista, la Iorio si è messa all’opera per sbloccare i fondi e l’iter burocratico, consentendo di fatto l’apertura del secondo padiglione del museo. Il segretario regionale della Uilbac ha seguito come un cane da guardia i lavori (“Li seguirò passo dopo passo, stavolta il museo deve aprire davvero”, disse quando riaprì il cantiere), ma si è ritrovato fuori da quella struttura proprio alla vigilia della riapertura. E pensare che fino a qualche mese fa solo grazie a lui i turisti, alla chetichella, hanno potuto saperne di più su questa straordinaria scoperta. Solo grazie a Izzo, infatti, sono state possibili le visite all’area degli scavi. E proprio grazie alle sue denunce durante la trasmissione “Presa diretta” si è preso coscienza, anche a livello nazionale, di questa Ferrari parcheggiata da decenni ai box.
Ora – meglio tardi che mai – è stata rimessa in moto, ma adesso per il centrosinistra la cosa più importante è la caccia alle streghe. Magari da far esibire in un improbabile Jurassic Park in salsa “aeserniensis”. Chi invece non pensa alle polemiche, chi va dritto al sodo, è proprio Rosa Iorio, candidato sindaco del centrodestra. Che parte da questa consapevolezza: il difficile viene proprio adesso. Ma con una gestione seria e responsabile si potrà davvero “trasformare questo luogo in una vera opportunità per la nostra città. Si potranno creare nuovi posti di lavoro per i giovani. Questa – ha detto ancora Rosa Iorio – non deve essere un’apertura di facciata. È necessario lavorare e collaborare con la Sovrintendenza e con le altre istituzioni perché questa risorsa resti viva. Come Amministrazione comunale abbiamo ottenuto 100mila euro di finanziamenti regionali per ultimare questa ala e altri 547mila ci sono stati concessi per il completamento dell’ultimo edificio, quello dedicato all’attività di ricerca e di didattica. La fine dei lavori del sito d’accoglienza del museo è prevista entro la prossima estate”. Nel frattempo si sta già pensando a dotare la struttura dei servizi necessari: bagni pubblici e un chiosco per la ristorazione. Piccole cose, ma fondamentali per accogliere, sin da subito, le tante scolaresche e i turisti che hanno già manifestato il proprio interesse a visitare questo museo. Ed è questo che conta davvero. Per i sogni “jurassici” c’è sempre tempo.