Ci voleva Penati a togliere le castagne dal fuoco a Bersani

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Ci voleva Penati a togliere le castagne dal fuoco a Bersani

01 Settembre 2011

I guai giudiziari di Filippo Penati stanno trascinando il Pd e il suo leader in un pantano. Non solo la questione morale, sulla quale i democrat hanno sempre vantato una superiorità etico-antropologica, ma anche l’imbarazzo della questione prescrizione. Il paradosso è che c’è voluto proprio Penati a togliere le castagne dal fuoco a Bersani, con l’ormai famosa lettera indirizzata al partito.

Nel gioco (politico) degli scacchi a Largo del Nazzareno c’è anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, autoproclamatosi leader dei rottamatori, che ha intuito il momento giusto per tornare alla ribalta mediatica dopo esser finito per mesi nel cono d’ombra nel quale era stato ricacciato dai vertici del suo partito.

La lettera di Penati al presidente della direzione provinciale del Pd milanese, nella quale afferma di non aver mai intascato soldi con la politica (“né in passato né oggi”) e di esser disposto a rinunciare alla prescrizione, ha finalmente tolto il partito da un’impasse. Era una settimana, infatti, che i democratici, in bilico tra garantismo e giustizialismo, non riuscivano ad assumere una linea comune sul caso Penati. Due giorni fa Bersani aveva dichiarato che “in uno stato di diritto la scelta se rinunciare alla prescrizione va lasciata alla persona e ai suoi legali”. Una nota stridente se si pensa che proprio il Pd ha sempre chiesto a Berlusconi di farsi processare e sulla prescrizione al capitolo leggi ad personam ha imbastito una campagna politica, in Parlamento e nelle piazze.

Ancora più goffa è stata la mossa di Rosy Bindi che, appresa la decisione di Penati di rinunciare alla prescrizione, è tornata all’attacco del Cavaliere proprio sulla prescrizione, cosa che evidentemente non poteva fare con la stessa veemenza quarantotto ore prima nei confronti del collega di partito. Bene avrebbe fatto il Pd, sostiene il presidente dei democratici, che ha chiesto alla magistratura di svolgere il suo compito “imponendo” a Penati un passo indietro.  In realtà, è stato Penati a mettere un po’ d’ordine in casa propria, non il partito.

Ma, per alcuni nel Pd, il caso Penati offre nuove opportunità nella guerra sotterranea tra gli emergenti e i vecchi quadri di partito. Renzi, dicevamo. Sempre in quella lettera, Penati ha fatto un passo indietro chiedendo allo stesso tempo di non subire “pressioni politiche o non politiche di alcun genere”. Così il sindaco di Firenze ha affondato la lama: da giorni va ripetendo che Penati deve rinunciare alla prescrizione e alla poltrona di consigliere regionale e ieri ha detto di essere contento che il “Pd abbia detto a Penati di rinunciare alla prescrizione e di valutare le dimissioni anche dal Consiglio regionale”. Che è, da un lato, l’occasione per riportare in primo piano la ‘rottamazione’ dei dirigenti democrat, dall’altra la sua scalata ai piani alti del partito nazionale. Spiccando il volo, una volta per tutte, da Firenze.