Cicchitto: “Ecco le tre mosse del centrodestra per battere Prodi”
07 Settembre 2007
Non è vero che in Italia c’è una politica debole e un’economia forte. Anche l’economia è debole e non solo per un deficit pubblico assai elevato. La globalizzazione – nella quale l’Europa è in difficoltà nei confronti dei paesi emergenti come India e Cina e in Europa l’Italia è uno degli anelli più fragili -, l’ingresso nel trattato di Mastricht, la conseguente fine del sistema di tangentopoli su cui si basavano quasi tutte le grandi imprese e tutti i partiti, PCI compreso, hanno avuto come conseguenza che, a fronte di migliaia di piccole e medie imprese capaci di lottare sul mercato interno e internazionale, l’Italia non ha più presenza consistente nell’alta tecnologia e tranne la Fiat, Finmeccanica e poco altro non ha più grandi imprese, specie dopo che alcune di quelle private nate negli anni ’70 sono fallite e le industrie a partecipazioni statali sono state svendute. Questa parallela debolezza dell’economia e dell’industria è mascherata dall’esistenza di un nucleo di cosiddetti poteri forti costituito dall’alleanza fra alcune banche, comproprietarie di importanti giornali, di un gruppo finanziario editoriale, di un pezzo di establishment istituzionale.
Come è noto questo nucleo forte sul piano politico ha puntato su Romano Prodi e sul centro-sinistra, cioè sull’alleanza fra la cosiddetta sinistra riformista e i centristi e la sinistra radicale. Nei confronti di questo presidente del Consiglio, di questa coalizione eterogenea, della sua politica economica il paese sta esprimendo una reazione di rigetto. Anche il nucleo bancario editoriale ha preso coscienza che non funziona la leadership e che specialmente non funziona la coalizione e sta cercando una via d’uscita sostitutiva, ma non vuol darla vinta a Berlusconi e al centro-destra.
Allora le reazione di rigetto nei confronti di questa politica, di questo centro-sinistra, viene presentata e manipolata, anche con operazioni editoriali mirate, in antipolitica, nell’antipolitica dove tutti i gatti sono bigi. Noi non ci dobbiamo far fuorviare. Liquidiamo tutto quello che va liquidato sul terreno dei costi della politica, in Parlamento, nelle Regioni, e anzi tagliamo le Province e ridimensioniamo comunità montane e circoscrizioni. Ma non c’è mai stata tanta passione politica contro la cattiva politica di questo governo e di questa coalizione. L’opposizione deve fare un salto di qualità per arrivare ad elezioni in tempi rapidi. Facciamo una nuova legge elettorale inequivocabilmente bipolare, che preveda un premio di maggioranza per Camera e Senato e una soglia di sbarramento. Ognuno deve fare la sua parte. Noi siamo stati impegnati nel rilancio culturale e organizzativo di Forza Italia che è fondata sull’intuizione di Berlusconi di far convergere laici e cattolici in uno stesso partito, escludendo che essa si dividesse o si divida in una corrente cattolica e in una corrente laica. Ma Forza Italia è legata organicamente al PPE. Oggi Forza Italia ha 400 mila iscritti e sta celebrando all’insegna della democrazia interna i suoi congressi comunali e provinciali. Occorre fare una direzione nazionale di Forza Italia per avere anche una sede nazionale di confronto. Nel centro-destra con Forza Italia è stato già fatto tredici anni fa quello che oggi nel centro-sinistra si cerca di fare con il Partito Democratico.
Oggi il centro-destra deve fare tre cose: accentuare nel Parlamento e nel paese la sua opposizione, definire un programma comune, realizzare un patto federativo nel quale, su alcune materie, i partiti rinunciano alla loro sovranità e decidono insieme con procedure concordate. Oggi Forza Italia è impegnata a riaffermare la sua natura di movimento e a sviluppare, città per città, comune per comune, forti battaglie sul fisco, sulla sicurezza, sull’immigrazione, su una cultura alternativa di governo.
Sappiamo benissimo che è nella natura dei partiti il rischio di burocratizzarsi. Eviteremo che ciò accada a Forza Italia. Il rinnovato carisma di Berlusconi ci impone di essere all’altezza di una leadership che sta contribuendo a portare il centro-destra a livelli assai elevati di forza e popolarità nel paese. Poi, in una prospettiva di medio periodo, c’è l’obiettivo di realizzare il progetto del Partito della Libertà che però deve sorgere alla conclusione di tutto questo lavoro politico che deve partire dal patto federativo e dal programma comune e che per essere realmente unitario evidentemente deve coinvolgere, con la loro diretta partecipazione, tutte le forze politiche del centro-destra, da Forza Italia, ad AN, all’UDC, al Nuovo PSI, ai circoli. E’ evidente che il Partito della Libertà dovrà mantenere un patto federativo con la Lega e consolidare la sua collocazione nel Partito Popolare Europeo.