Cicchitto (Fi): nel PD contraddizioni irrisolte
23 Aprile 2007
di redazione
Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, commenta così il partito democratico: una “formazione che appare un coacervo di contraddizioni irrisolte” al quale il
centrodestra dovrà fare una “dura opposizione”.
“Paradossalmente – continua – i due partiti che costituiscono
larga parte della compagine di governo non si sono misurati
proprio con il loro punto piú debole del centro-sinistra che è
costituito dall’impopolarità del governo Prodi. Prodi, peró,
serve transitoriamente ai gruppi dirigenti dei DS e della
Margherita come tappo e come prestanome per una leadership che
non c’è. Anzi la partita senza esclusione di colpi sulla
leadership che si è aperta fra i due partiti in via di fusione e
all’interno di ognuno di essi dimostra l’esistenza di serissimi
problemi politici e di organigramma sia all’interno dei DS, sia
all’interno della Margherita e fra i DS e la Margherita in quanto
tali. Per di piú – spiega Bondi – il fatto che sia rimasto in piedi il nodo
dell’affiliazione internazionale, che è il problema dei problemi
sul terreno della caratterizzazione di una formazione politica,
dimostra che tuttora non esiste una reale sintesi
politico-culturale. Inoltre si incrociano due sofferenze di
diverso segno. I Ds – aggiunge – hanno dovuto fare un autentico spogliarello
ideologico-politico per cui dall’89 ad oggi prima hanno dovuto
prendere atto della fine del comunismo e adesso hanno messo in
soffitta anche la socialdemocrazia diventando democratici,
un’espressione che puó voler dire tutto e niente, ma che non puó
voler dire quello che ha sostenuto Fassino nella sua replica, e
cioè che al di fuori del recinto del centrosinistra non ci sono
democratici. Una parte dei DS allo stato dà una risposta a questo
vuoto ideale scoprendo il laicismo anticlericale proprio nel
momento nel quale fanno un partito con i popolari. A sua volta il
cosiddetto moderatismo della Margherita è sottoposto ad una
duplice sofferenza: quella di andare ad un patto con l’apparato
di un partito di sinistra e quella di un’esperienza dominata dal
peso della sinistra radicale sul governo. In questo quadro fra
Partito Democratico e sinistra radicale dovrà esserci quanto
prima una resa dei conti sul terreno della politica del governo.
Forse è a questa verifica che pensa Marini. In questo quadro – conclude – il
centro-destra innanzitutto deve fare una battaglia di opposizione
senza sconti di alcun tipo. In secondo luogo deve ragionare
sull’ipotesi della federazione, nel contempo puntando a
ricomporre un positivo rapporto politico tra Forza italia, AN,
UDC e Lega”.