Cina, ancora in frenata la manifattura per il settimo mese
01 Marzo 2016
di redazione
La contrazione del settore della manifattura cinese continua inesorabilmente. L’istituto nazionale di statistica riporta che a febbraio, l’indice Pmi è sceso a 49 punti dai 49,4 di gennaio. Dal 2011 mai livelli così bassi.
Il risultato di febbraio si conferma al di sotto delle aspettative degli analisti e rappresenta un ulteriore segnale di rallentamento dell’economia cinese, confermato anche dal calcolo del Pmi operato da Caixin, sceso a quota 49 per febbraio, in calo per il dodicesimo mese consecutivo. Il settore manifatturiero cinese è sotto pressione per la scarsa domanda sia interna che esterna, per i prezzi in calo delle materie prime e per problemi di sovrapproduzione.
Ma soprattutto, la terribile politica del figlio unico, (da poco diventata dei “due figli”) si è rivelata, da un punto di vista meramente economico, senza voler toccare quello etico, a tal punto fallimentare da aver più che dimezzato la forza lavoro. Già da un po’ di tempo, infatti, la popolazione in età lavorativa si è ridotta. E non è una cosa da poco. Non lo è per nessun posto del mondo, figuriamoci per un governo che dipende dall’abbondante manodopera.
A preoccupare gli analisti anche il calo dell’indice Pmi per il settore non manifatturiero, che rimane comunque in territorio positivo: secondo i dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica cinese, i servizi sono scesi a quota 52,7 rispetto al valore di 53,5 registrato a gennaio scorso. I servizi e i consumi interni sono tra le priorità del governo per la ristrutturazione dell’economia, al centro del nuovo piano quinquennale di sviluppo che sarà varato nel corso dei lavori che il parlamento cinese, aprirà il 5 marzo prossimo.