Cina. Bloccati 162 siti internet, tra cui YouTube

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Cina. Bloccati 162 siti internet, tra cui YouTube

30 Marzo 2009

La Cina ha bloccato 162 siti web che diffondevano materiale "pornografico e osceno". Lo afferma l’agenzia "Nuova Cina", con un annuncio che ha coinciso con una nuova sparizione del popolare sito di video YouTube, che era appena uscito da un periodo di oscuramento, dopo che era stato diffuso attraverso il suo server un filmato che mostrava poliziotti cinesi che picchiavano civili tibetani.

Secondo un comunicato diffuso dall’Ufficio per le Operazioni Speciali di Repressione del Porno online e del Materiale Osceno, i siti in questione non avevano ottenuto il permesso di diffondere materiale audio e video dalla Sarft, l’organismo addetto alla censura sul materiale trasmesso per radio, cinema e televisione in Cina. Nuova Cina afferma che i siti censurati sono basati "principalmente" in Cina e non fa cenno a siti web stranieri. L’ agenzia non fa menzione di YouTube, che era tornato ad essere visibile venerdì scorso dopo quattro giorni di oscuramento.

I siti bloccati dalla censura dall’inizio dell’anno, quando le autorità di Pechino hanno lanciato una campagna per eliminare da Internet i contenuti pornografici e osceni, sono 341, che vanno ad aggiungersi a quelli bloccati in precedenza. In tutto i siti inaccessibili dalla Cina sono più di mille, sempre secondo "Nuova Cina".

Tra i siti vietati ci sono quelli degli esuli tibetani critici della Cina e quelli delle principali organizzazioni umanitarie internazionali, tra cui Amnesty International. La Cina è il Paese con il maggior numero di utenti di Internet del mondo. Alla fine dell’anno scorso è stato calcolato che i navigatori della rete sono circa 300 milioni, in gran parte giovani.