Cina sprofonda in Borsa, scatta il “circuit breaker”
04 Gennaio 2016
di redazione
Male le Borse cinesi in questo primo scorcio di contrattazioni del 2016, tanto da spingere le autorità a far scattare il "circuit breaker", il sistema di interruzione dei mercati testato il mese scorso. Gli scambi sulle piazze d’affari a Shanghai e Shenzhen sono stati sospesi dopo che le azioni sono calate di oltre il 7%. Il circuit breaker comporta l’interruzione delle contrattazioni nel caso di ribassi (o di rialzi) superiori al 7% dei titoli dell’indice Csi 300, sui trecento maggiori titoli cinesi quotati. Per fermare i crolli della scorsa estate, il governo cinese era intervenuto sui mercati, introducendo forti restrizioni per i gruppi di intermediazione finanziaria e impedendo le vendite allo scoperto. La Borsa di Shanghai oggi perde il 6,98%, mentre la Borsa di Shenzhen l’8,2%. Il calo odierno è il più grave dal 27 novembre scorso, quando la Borsa di Shanghai aveva perso il 5,4%. Le borse cinesi sprofondano al ribasso soprattutto per le cattive performance del manifatturiero, con una nuova contrazione dell’indice delle PMI, sceso a quota 48,2 dal 48,6 di novembre, il quinto calo consecutivo degli ultimi mesi. Il dato negativo delle borse cinesi si fa sentire anche sui titoli italiani, in particolare nel fashion: a Piazza Affari Ferragamo cede il 5,3% Ferragamo, Moncler il 4,5, Tod’s il 2,9%.