Citati sulla Chiesa ha poche idee e soprattutto molto confuse

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Citati sulla Chiesa ha poche idee e soprattutto molto confuse

Citati sulla Chiesa ha poche idee e soprattutto molto confuse

17 Dicembre 2008

Pietro Citati scrive su “La Repubblica” che la Chiesa non è una cittadella assediata e che Giovanni Paolo II era un Papa degno di ammirazione. Bontà sua, vien fatto di pensare. Di Citati, s’intende. Non basta. Il finissimo scrittore incalza, in punta di teologia ed estetica sapienziale, la cultura cattolica, mai così presente, a suo dire, oggi, e, allora, che diamine, un po’ di decenza, di fronte a questi fatti. Anche perché, rimane pur vero, che, appunto, sempre Giovanni Paolo II “era o pensava di essere una reincarnazione di Cristo” (sic!), dunque una vetta mistica ed intellettuale; dunque, perché attaccare così a fondo i laicisti, certo anch’essi ignoranti, tanto da non poter essere messi a confronto con “il più umile fedele del tredicesimo secolo”: basta essere “religiosi”, dedicare la propria anima a Dio, nel modo che Citati sa e pretende, ovvio, e, infine, basta non commettere errori grossolani, come Giovanni Paolo II, sempre intervistato da “pessimi giornalisti” (Chi? Per pudore di casta, Citati non fa i nomi, un vero cuor di leone…).

Insomma, poche idee e molto confuse, potremmo dire. Non basta la raffinata cultura letteraria e la pertinace attenzione alla mistica come opera umana e culturale ad evitare simili banalità grossolane, al limite del grottesco. Prima Citati ringrazia Dio, in un certo senso, di aver incontrato preti umili e pieni di grazia, perché lo scrittore – coltissimo, si sa – non vuole aggrapparsi agli scogli della teologia, ma ama farsi baciare dalla Grazia, quella vera, che viene da Dio o tocca le anime più elevate; dopodiché, sempre lo stesso Citati afferra la scure e spara a zero sulla Chiesa, facendosi scudo con la figura gigantesca e quasi titanica di Giovanni Paolo II: un escamotage retorico per poi arrivare al libro di Marcello Pera, Perché dobbiamo dirci cristiani, ed al suo rifiuto del dialogo interreligioso con l’Islam.

Ora, Citati è libero di polemizzare quanto vuole con Pera, naturalmente, ma non è consentito a chi voglia davvero dialogare con la Chiesa con gli strumenti adeguati, propalare sciocchezze come quelle diffuse a piene mani nel suo articolo, né può pensare di cavarsela con quattro citazioni di eretici per mostrare quanto la Chiesa sia, oggi, chiusa al confronto con l’Islam. Il Papa che lui finge, artatamente, di ignorare, Benedetto XVI, si è radicalmente confrontato con la teologia islamica, tanto che ben 138 teologi islamici hanno scritto al Pontefice e, da questo scritto, è nato un dibattito che a tutt’oggi non è concluso. Un dibattito vivace e carico di importanti conseguenze sul piano teologico e culturale. Citati ignora tutto questo, e polemizza grossolanamente con Pera. Spara bordate sulla Chiesa, fingendosi cattolico e cristiano, mentre delegittima, sul piano etico e religioso, l’ex Presidente del Senato: un metodo leninista, che a nulla vale in ambito culturale, anzi procura soltanto rotture e radicalizzazione di opposti estremismi. Se questo è il livello raggiunto dalla cultura, per così dire, “laica”, allora è certamente vero quanto sostenuto da Citati: la Chiesa non è una fortezza assediata. Perché si trova a vivere ed operare nel deserto dei tartari.