Clandestini e unioni civili, i guai di Angelino
10 Gennaio 2016
Angelino Alfano è nei guai, ha un problema di contenuti e uno di alleanze. Come leader di Ncd, Alfano è sempre stato il punto di equilibrio tra l’anima più filo-renziana del partito e quelli che volevano onorare il nome che il partito si era dato, "Nuovo centrodestra", restando, appunto, alternativi alla sinistra. Ma quel gruppo ha recentemente abbandonato Ncd, dando vita al movimento "Idea", per giocare un ruolo da minoranza creativa. E adesso, proprio a causa di quel fastidioso addio, Alfano si trova costretto a esporsi in prima persona, tentando di bilanciare le pulsioni renziane dei suoi con prese di posizioni personali, per dare al proprio partito un’identità meno amorfa.
Basti pensare a una questione politica e sociale cruciale come il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Pungolato da “Idea” e per non perdere la sua immagine di politico attento ai valori della famiglia tradizionale, Alfano ha proposto un referendum se dovesse passare la “stepchild adoption”, ma l’annuncio è solo un’arma di distrazione di massa, si rimanda tutto al referendum per eludere la domanda cruciale: Ncd è disposto a mettere sul piatto della trattativa il sostegno al governo? E’ disposto, insomma, a minacciare di non votare più la fiducia se il Pd facesse passare la Cirinnà con i voti dei 5 stelle, dando vita a un sistema di maggioranze variabili?
Del resto dentro Ncd qualcuno ha già dato via libera all’altro escamotage sottoforma di emendamento, cioè il cosiddetto affido rafforzato, una contraddizione in termini visto che giuridicamente l’affido è uno status temporaneo e non il cappello per adozioni che sono cosa permanente. Contraddizioni del genere stanno emergendo anche sul reato di clandestinità: Alfano ha di nuovo sentito il bisogno di mettere i puntini sulle i, di marcare il territorio rispetto a Renzi e al ministro Orlando, ma l’impegno ad abolire il reato è nella legge-delega già votata dal parlamento, all’epoca con più di un maldipancia dentro Ncd.
Il problema in realtà non è tenere o togliere un reato, considerando che fino adesso averlo tenuto in vigore non è che abbia risolto radicalmente il problema dei clandestini, che anzi, col passare del tempo, si è aggravato. Il reato di clandestinità ha un valore simbolico, ma può essere rimpiazzato da scelte diverse se efficaci (magari più efficaci) nel porre freno all’immigrazione incontrollata. Chi ha responsabilità di governo deve dimostrare di avere una visione complessiva, un piano nazionale e una strategia internazionale, insomma proposte che ancora una volta non tradiscano il codice genetico del centrodestra. Il ministro dell’interno oscilla, non sembra avere le idee chiare, ma intanto non vorrebbe, in un momento in cui il rischio terrorismo è alto, difendere davanti all’opinione pubblica la scomparsa del reato di clandestinità.
Infine il nodo delle alleanze. Alfano ha chiesto alla sinistra del Pd di smetterla con le liti interne che rendono quello democratico il partito della rissa continua. Peccato che il ministro non abbia la tessera Pd. Così Gianni Cuperlo gli ha risposto dicendo, in sostanza, fatti gli affari tuoi visto che parli di casa d’altri. Tradotto nel prossimo turno di amministrative, significa che Ncd avrà le sue proverbiali gatte da pelare nelle alleanze con i democrats a livello locale, in tutti quei comuni dove il partito di Renzi per vincere ha bisogno della sinistra. L’ennesimo guaio per Alfano, tanto più che la solita minoranza creativa di Idea, fuori da Ncd, sta costruendo e raccogliendo già i suoi primi risultati proprio attraverso le reti locali, attorno all’idea di un nuovo civismo, legandosi a tutti quei movimenti che oggi in Italia vanno in questa direzione.
Da quando il partito guidato da Alfano ha sterzato decisamente a sinistra, chi invece dentro Ncd è rimasto, pur nutrendo dubbi sulla linea, sta in silenzio, sul chi vive, aspettando di capire le prossime mosse del leader. Fibrillazioni sottotraccia destinate ad alimentarsi e magari a esplodere quando arriverà il “rimpastino”, che vale almeno un ministero e diverse presidenze di commissione.