Clandestini, parola vietata: la Lega Nord condannata per discriminazione
23 Febbraio 2017
Vietato dire “clandestino“. La Lega Nord è stata condannata per aver usato il termine in riferimento a profughi e richiedenti asilo. La sentenza è arrivata a causa di alcuni manifesti affissi a Saronno, in provincia di Varese, il cui testo recitava: “Renzi e Alfano complici dell’invasione. Saronno non vuole clandestini”. Una frase che non era gradita a due associazioni di volontariato, Asgi e Naga, le quali hanno fatto causa al partito guidato da Matteo Salvini.
E così il giudice Martina Flamini della prima sezione civile del Tribunale di Milano ha condannato il partito di Matteo Salvini al pagamento di 10mila euro di danni per “il carattere discriminatorio e denigratorio dell’espressione clandestini”. Vietato dire “clandestini”, quindi, poiché secondo la legge si tratta di “richiedenti asilo“.
Il magistrato ha giustificato la decisione spiegando che “il termine clandestino ha una valenza denigratoria e viene utilizzato come emblema di negatività” poiché “contraddistingue il comportamento delittuoso (punito con una contravvenzione) di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni del Testo Unico sull’immigrazione”.
Nello specifico, il caso di Saronno vedeva protagonisti 32 richiedenti asilo ospitati dalla Caritas locale nei locali di un convento di suore. Persone che secondo il tribunale “esercitando un diritto fondamentale, hanno chiesto allo Stato italiano di riconoscere loro la protezione internazionale.”