Clima, 175 firmano accordi Parigi. Di Caprio: “Petrolio resti sottoterra”
23 Aprile 2016
175 Paesi hanno sottoscritto gli accordi di Parigi sul clima al Palazzo dell’Onu di New York. Presenti tra gli altri il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, il premier Matteo Renzi, quello francese Hollande, il segretario di stato americano Kerry e il messaggero delle Nazioni Unite per il clima, Leonardo di Caprio. “Un messaggio di speranza per le future generazioni”, questo il messaggio lanciato dai leader riuniti nella Grande Mela, a celebreare la Giornata mondiale della Terra.
Per Ban Ki-Moon: “E’ una corsa contro il tempo, la finestra per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, e ancora di più contenerlo entro 1,5 gradi, si sta rapidamente chiudendo”. Ban ha chiesto alla comunità internazionale di “ratificare velocemente il documento,” di Parigi, “in modo che possa entrare in vigore il più presto possibile”.
Secondo il presidente del consiglio Renzi “siamo molto orgogliosi come italiani per i nostri risultati ottenuti e per quelli che otterremo. Ma la vera sfida oggi è chiudere gli occhi un secondo e immaginare i nostri figli e nipoti. L’importante è il messaggio politico: la politica è capace di dare speranza alle prossime generazioni”. “L’Italia è leader nelle rinnovabili, vuole trasformare il sistema di mobilità metropolitano,” ha scritto poi Renzi nella sua enews, “ed è pronta a investire sull’efficientamento energetico delle abitazioni, sta investendo in tecnologia, è punto di riferimento in Europa e nel mondo”.
“Parigi rappresenta un punto di svolta nella lotta al cambiamento climatico, è il più ambizioso accordo sul clima mai negoziato prima,” ha detto Kerry, “ma la sua potenza sta nelle possibilità che esso crea, in quello che si sta già facendo per indirizzare l’economia mondiale verso uno sviluppo sostenibile e responsabile”. Mentre per Di Caprio: “Possiamo congratularci gli uni con gli altri, ma non significherà niente se poi tornerete nei vostri Paesi senza tramutare i discorsi in azione. Chiediamoci da che parte della storia vogliamo stare”. “Non ci sono dubbi che gli effetti del riscaldamento climatico diventeranno mostruosamente maggiori nel futuro. Pensate che vergogna quando i nostri figli e nipoti guarderanno indietro e capiranno che potevamo fermare tutto questo, ma non lo abbiamo fatto per mancanza di volontà politica”.
“Non possiamo salvare il pianeta se non lasciamo i combustibili fossili nel sottosuolo, cui essi appartengono”, ha aggiunto di Caprio. “È necessaria una trasformazione profonda. Gli strumenti sono nelle nostre mani e dobbiamo applicarli prima che sia troppo tardi”. Per Di Caprio la lotta contro i cambiamenti climatici è simile alla abolizione della schiavitù negli Stati Uniti: “Tutti sapevano che bisognava abolirla, ma nessuno aveva la volontà politica di farlo”. E ha concluso: “Dopo 21 anni di dibattiti e conferenze, è il momento di agire. Non più parole, non più scuse, non più studi per dieci anni, e non possiamo più permettere alle aziende petrolifere di manipolare e imporsi sulla scienza e sulle politiche che riguardano il nostro futuro”.
Anche la Russia ha firmato l’accordo delle Nazioni Unite sulla lotta al cambiamento climatico. L’accordo e’ stato firmato dal vice primo ministro russo Alexander Khloponin. Perchè l’accordo di Parigi entri in vigore c’è bisogno che almeno 55 Paesi, che sommino in totale il 55% delle emissioni globali, completino il processo di ratifica. I due Paesi piu’ inquinanti, Usa e Cina, si sono impegnati a completare il processo quest’anno e, nel caso di Pechino, prima del vertice del G20 previsto per settembre. Un gruppo di Paesi ha sottolineato la necessità di andare ancora oltre quello che prevede l’accordo, ovvero l’impegno del mondo a mantenere l’aumento della temperatura media mondiale sotto i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5 gradi.
Va detto che dopo gli accordi di Parigi anche gli scienziati più ambientalisti hanno definito COP21 una presa in giro, convinti che il nostro sistema economico, energetico, dei consumi, sia ormai irriformabile: finché non si troverà qualcosa di meno costoso delle fonti fossili, affermare che stiamo cambiando modello è una bugia. Per i più moderati, non si può rinunciare d’emblee alle fonti energetiche tradizionali ma se i vincoli posti a Parigi saranno rispettati avranno comunque un impatto, per quanto parziale, sulle temperature, sulle emissioni, sugli oceani, e tante altre cose.
Dopo tanti insuccessi, dal vertice di Kyoto boicottato dagli Usa al fallimento di Copenaghen, a Parigi un grande numero di Paesi è riuscito a sedersi attorno al tavolo e a negoziare un testo condiviso. L’accordo prevede, tra le altre cose, un fondo da 100 miliardi di dollari per finanziare lo sviluppo sostenibile dei Paesi in via di sviluppo, che non è poco. Anche l’atteggiamento tradizionalmente ostativo di Cina e India, i grandi inquinatori, sta cambiando e l’impostazione “flessibile” data al vertice da Washington ha favorito il dialogo con gli emergenti.