
CNB. Luca Marini: vi spiego i motivi del mio ricorso al Tar

16 Novembre 2007
di Luca Marini
Per apprezzare la singolarità dell’avvicendamento
dei vice presidenti del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), occorre
anzitutto ricordarne le tappe salienti. A seguito dell’incontro Prodi-Letta-Casavola
del 3 ottobre scorso, un comunicato della Presidenza del Consiglio informava
che sarebbe stato accolto il suggerimento del Presidente Casavola di
“effettuare modifiche all’attuale composizione dell’Ufficio di presidenza per
garantirne la funzionalità”. Da allora, le autorità competenti hanno seguito una
procedura che di fatto ha escluso dal confronto gli interessati, per i quali la
sola fonte di informazione è stata la stampa. Soltanto in data 8 ottobre il
Presidente del CNB ha comunicato ai vice presidenti in carica l’avvenuta nomina
di altri vice presidenti. Tale comunicazione è addirittura antecedente
all’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) con
cui è stato disposto l’avvicendamento mio e delle colleghe Cinzia Caporale ed
Elena Cattaneo, che è stato, infatti, firmato l’11 ottobre.
In seguito, con lettera del 16 ottobre,
i nuovi vice presidenti hanno informato il Comitato del loro insediamento, stante
la perdurante assenza di notifica del decreto di revoca e nomina da parte
dell’autorità competente. Avvicinandosi la riunione plenaria del CNB del 26
ottobre, ed al fine di evitare una imbarazzante, seppur caricaturale,
duplicazione di funzioni vicarie in quella sede, ho chiesto prima all’On. Letta
(17 ottobre) e poi al Prof. Casavola (19 ottobre) copia del DPCM. Nel primo
caso, non ho avuto risposta; nel secondo caso mi è stato inviato, in data 22
ottobre, un fax.
Sulla vicenda ho chiesto, nel corso
della riunione plenaria del CNB del 26 ottobre, una discussione chiarificatrice,
che non ha apportato alcun chiarimento, né tanto meno è servita ad esplicitare
le ragioni dell’avvicendamento dei vice presidenti. Ritenuto, pertanto, inutile
ogni altro tentativo, in sede CNB, di fare chiarezza sulla questione, e
persistendo un generale atteggiamento di acquiescenza e di indifferenza da
parte di molti colleghi del CNB nei confronti di una procedura quanto meno anomala,
ho deciso di agire direttamente. Mi sono preso, così, il tempo necessario per
esaminare e fare esaminare i contenuti del DPCM e sono giunto al convincimento
che esso sia censurabile. Ho dato quindi mandato al mio legale di presentare
ricorso al TAR del Lazio per l’annullamento, previa sospensione, del decreto in
questione, salvo il risarcimento del danno. Il ricorso è stato presentato in questi
giorni.
Posso ora rompere il silenzio mantenuto
nelle ultime settimane e illustrare le diverse motivazioni della mia decisione.
In primo luogo, il decreto non ha assolto all’indispensabile onere
motivazionale in ordine alle ragioni poste a base dell’avvicendamento. In
secondo luogo, è stato calpestato il principio che impone alla pubblica
amministrazione di informare preventivamente gli interessati dei procedimenti
avviati nei loro confronti: come già detto, infatti, ho appreso l’esistenza del
decreto solo da notizie di stampa ed ho potuto prenderne visione non a mezzo di
notifica formale, ma soltanto, ed indirettamente, su mia sollecitazione. In
terzo luogo, ho ragione di ritenere che l’avvicendamento mio e delle mie
colleghe sia stato disposto per fini estranei alle proclamate esigenze di
funzionalità del CNB. Resta soltanto la soddisfazione di rilevare che il
contenuto del decreto smentisce comunque
le interpretazioni soggettive e talvolta maliziose fornite alla stampa da
alcuni esponenti del CNB e da rappresentanti del Governo.
Come cittadino e professionista, mi
batto per la tutela della dignità e del decoro della mia persona, nonché della
mia professionalità e del mio operato. Come giurista, ritengo doveroso battermi
per il ripristino dei principi di legalità e di certezza del diritto contro la
sciatteria istituzionale e l’arroganza con cui è stata gestita l’intera vicenda.