Col dietrofront su Monti il Cav. si riconnette con Alfano e il Pdl (per ora)
02 Novembre 2012
Le parole scandite a Villa Gernetto sono pietre. Le parole dette davanti al taccuino di Vespa sono gomma. Il cambio di consistenza, la correzione rispetto al durissimo affondo con tanto di ipotesi di sfiducia a Monti, sta in due dati. Il primo: il Cav. ha capito che la maggioranza del partito – a cominciare dal segretario – non lo avrebbe seguito nella ‘crociata’anti-montiana. Il secondo: cavalcare l’antimontismo inseguendo il grillismo sull’antipolitica, non solo non porta voti ma rischia di diventare un boomerang. Vedere la ‘lezione’ siciliana.
Ma cosa è accaduto? Non si potrebbe spiegare altrimenti la frenata del Cav. due giorni dopo l’attacco frontale al governo-Monti-succube-della-Germamia-egemone, se non con la presa d’atto che su quel terreno avrebbe rischiato di diventare minoranza nel suo partito. Del resto Alfano nella conferenza stampa sul voto in Sicilia era stato chiaro, con messaggi in codice per lo stesso Berlusconi: per quanto mi riguarda continueremo a sostenere Monti pur criticandone alcuni provvedimenti da modificare. Ieri Alfano ha detto ok all’ipotesi di un election day politiche-regionali, cosi come prima di lui hanno fatto Casini e Bersani ma la mossa, almeno per ora, sembra più tatticismo che reale intenzione, anche perché Napolitano fino a quando non sarà varata una nuova legge elettorale – è l’ennesima sollecitazione alle forze politiche – non sembra intenzionato a sciogliere le Camere.
Nel dietrofront del Cav. che dice “il Pdl non farà una campagna elettorale contro il premier” pur ribadendo il giudizio critico sull’atteggiamento della Germania, si possono leggere due elementi: da un lato cavalcare l’antimontismo non ha prodotto l’effetto che forse il Cav. si aspettava, ovvero una risalita dei consensi nei sondaggi (non è stato così nel voto in Sicilia, non è così nelle rilevazioni degli istituti che danno il suo consenso tra il 6 e 7 per cento); dall’altro il fatto che lo spartito sull’antimontismo non si armonizza con quello dell’antipolitica che resta saldamente nelle mani di Grillo, tantomeno si può identificare con il ‘nuovo’ sul quale fondare una nuova offerta politica.
Detto questo, nel Pdl c’è un altro tema che fa discutere: il tovagliolo del Cav. Due giorni fa al termine di una cena in un ristorante a Montecatini Berlusconi ha disegnato su un tovagliolo uno schema elettorale dal titolo: “La prossima campagna elettorale”. C’è chi in tutto ciò ha voluto vedere il disvelamento dell’idea di spacchettare il partito; c’è chi invece ci legge un messaggio al gruppo dirigente, della serie: dovete fare tutti i conti con me. Al netto delle congetture che in queste settimane di fibrillazioni interne si sprecano nei corridoi dei Palazzi, il disegno del Cav. raffigurava una specie di schema cartesiano con la scritta ‘nuovo-vecchio’ sull’asse delle ordinate e ‘pulito-sporco’ sull’asse delle ascisse.
Ricongiungendo le estremità di ‘nuovo’ e di ‘pulito’, il risultato ricavato dall’ex premier dà una percentuale pari al 50 per cento. Obiettivo complicato specie in questa fase anche perché senza una linea politica chiara e univoca sulla quale Alfano sta cercando di tenere il punto, è difficile convincere gli elettori. Per questo, tra i fedelissimi berlusconiani, continua a circolare l’opzione di una lista o addirittura più liste da mettere in campo accanto al Pdl, ma i più maliziosi dicono ‘contro’ il Pdl. Si parla di tre liste: quella delle origini azzurre, una sorta di Forza Italia 2; quella delle ‘amazzoni’ con in testa la Santanchè e una lista o partito degli imprenditori attraverso il quale frenare la mobilitazione dei centristi-montiani. Su quest’ultimo fronte ci sarebbero contatti avviati con un banchiere modenese che starebbe per lanciare un suo movimento politico, ma per ora siamo poco più che al gossip.
Infine le parole sulla legge elettorale. Berlusconi torna a sponsorizzare il modello simil-spagnolo con liste piccole e senza preferenze che piacciono soprattutto a buona parte degli aennini ma che l’ex premier ha definito “una anomalia italiana” associandole ai casi Fiorito e Zambetti. Una sfida al Pd? O un messaggio al Pdl di Alfano che sembra non essere più quello di Berlusconi? Vedi primarie.