Col Partito del popolo il Cavaliere lancia la sfida agli alleati
19 Novembre 2007
di Guido Forte
Senato la fine del governo Prodi ed invece adesso ci si trova a dover fare i
conti con la dissoluzione della Casa delle Libertà. Proprio così. Una crisi
innescatasi poco dopo il voto di Palazzo Madama e che ha fatto venire a galla
malumori, rancori e divergenze che da tempo dividevano i tre leader.
Ecco che
quella che sarebbe potuta passare come una normale domenica si è trasformata
nel terminale di tutte le polemiche del centrodestra e nell’annuncio in puro
stile berlusconiano della nascita di un nuovo partito. Il partito del Popolo
Italiano della Libertà. Un annuncio giunto nel tardo pomeriggio e che è
sembrato quasi come voler mettere il sigillo ad una giornata e ad un fine
settimana in cui il Cavaliere è sembrato sempre più isolato. Messo all’angolo
non solo dal centrosinistra ma soprattutto dai suoi ex alleati Casini e Fini
ritornati a rinsaldare il loro vecchio asse ai tempi del governo. Allora
serviva a frenare il duo Tremonti-Lega, oggi ad evitare lo schiacciamento
berlusconiano. Che ci riescano è tutto da verificare ma è evidente che ci
stiano provando.
Hanno atteso che il governo reggesse alla prova Finanziaria
per sferrare l’attacco. La parola d’ordine è rivedere la strategia politica
della CdL, aprire al Pd sulla legge elettorale ed andare a votare verso il
2009. Ed infine, se possibile, lavorare anche ad una nuova leadership del
centrodestra. Questa la roadmap tracciata dal duo Fini-Casini. Un percorso che
non ha colto impreparato Berlusconi che con l’annuncio della nascita del nuovo
partito ha subito mostrato di avere molte frecce al suo arco. Intanto dai
quartier generali dei due partiti si preparano le prossime mosse. Sulla sponda
di An il livello di tensione con Forza Italia è ai massimi storici, come
conferma la contestazione di ieri alla convention di Destra Protagonista ad
Assisi nei confronti di Fabrizio Cicchitto. Infatti se sono proprio quelli che
nel partito di via della Scrofa sono stati sempre considerati le quinte colonne
azzurre in An che fanno scattare la contestazione all’ex premier significa che
la frattura è profonda e le divergenze difficilmente sanabili.
Al centro la
questione Storace e la convinzione di molti dentro An, e forse primo fra tutti
proprio dello stesso Fini, che dietro la scissione di Storace ci sia il
Cavaliere. Ai piani alti di via della Scrofa la conferma di quanto sussurrato è
stata la partecipazione di Berlusconi all’assemblea costituente del nuovo
partito. Una presenza che proprio non è andata giù al leader di An sempre più
convinto che La Destra sia in effetti
una mossa per svuotare An. E non sono piaciute a Fini nemmeno le critiche che
pubblicamente Berlusconi ha espresso sulla sua condotta politica. Quel “ho
fatto tutto da solo”, “solo io ho fatto l’opposizione”, “loro che hanno
fatto?”, sono stati per Fini come cospargere sale sulla ferita. Se poi alla
politica si aggiunge il privato e cioè l’attenzione di alcuni programmi
Mediaset alla liason tra Fini e
Elisabetta Tulliani con tanto di figlia in arrivo, si capisce che la tensione
arrivi alle stelle. Tutti eventi che quindi non fanno che confermare le
distanze tra i due. E divisioni, se non freddezze, ci sono già anche sul nuovo
partito berlusconiano che Fini si è subito affrettato a giudicare “confuso e
plebiscitario”, spiegando che “An non si scioglierà. Non ci interessa”.
Il
timore del leader è che An non sia più indispensabile e che possa ritornare ad
avere un ruolo marginale simile a quello dell’ Msi nella Prima Repubblica. Con
questo stato d’animo, infatti, è stata appresa la decisione di Berlusconi di
aprire al modello elettorale tedesco. In questo modo, spiegano ai piani alti di
via della Scrofa, il Cavaliere potrebbe effettivamente avere le mani libere in
campagna elettorale e liberarsi degli alleati riottosi circondansi solo dei più
fedeli, vedi Storace e Rotondi. Per questo è necessario evitare l’accerchiamento
berlusconiano, aprire un tavolo di confronto con Veltroni e marcare stretto
l’Udc. Al vertice di via due Macelli c’è sintonia con An ma bisognerà subito riflettere
sulla posizione già presa da Carlo Giovanardi che dice di essere “assolutamente
interessato al nuovo progetto” e di “sciogliere l’Udc che non ha più senso”. La
prima conseguenza in casa centrista dell’offensiva berlusconiana. Una grana in
più per Pieferdinando Casini che ormai da tempo cerca in ogni occasione di marcare le
differenze con il Cavaliere. L’ultima proprio in occasione dei gazebo allestiti
da Forza Italia per ritirare le firme contro il governo Prodi. “Iniziativa
propagandistica” l’ha bollata Casini, una dichiarazione dal sapore molto
critico. Fini e Casini, quindi, di nuovo uniti e compagni di strategia politica
come ai tempi del governo. Allora alla fine vinse Berlusconi con il ritorno di
Tremonti al governo ed una vittoria sfiorata per uno 0.6 per mille. Stavolta è
tutto ancora da vedere ma con l’annuncio del nuovo partito il Cavaliere ha già
segnato un punto. E se poi sventola a Veltroni il modello tedesco per gli ex
alleati della CdL la partita è davvero in salita.