Col piano anti-crisi la crescita diventa un bene per la collettività

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Col piano anti-crisi la crescita diventa un bene per la collettività

09 Febbraio 2011

Comincia da oggi il “dopo crisi”. Comincia dal Consiglio dei ministri che stamattina ha dato il via libera all’attuazione di un Piano Crescita, per condurre il Paese fuori dal tunnel della stagnazione economica, con ricaduta sul Pil preventivata attorno all’1,5%. La ricetta? Le riforme. Le riforme per spronare la ripresa economica. Due le principali, contenute nel disegno di legge costituzionale per le modifiche agli articoli 41, 97 e 118 (quarto comma) della Costituzione.

Libertà d’impresa la prima. Semplificazione (e merito) la seconda con riferimento allo Stato e alla pubblica amministrazione. Il cambio di registro è rilevante. Ed è il rilancio produttivo come conseguenza di riforme. Partendo cioè da una revisione dei principi costituzionali, sicché la “crescita economica” è elevata a bene per la collettività, cosa che non lo è mai stato nel passato.

Oltre all’articolo 41, come accennato, trova posto anche la riforma dell’articolo 97 che «costituzionalizza», come ha detto il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, «il principio che è lo Stato al servizio dei cittadini e non viceversa». E che fissa, ha ancora aggiunto il ministro, «il principio che merito e capacità degli impiegati siano alla base del lavoro pubblico». In conferenza stampa – a cui hanno partecipato anche i ministri Tremonti, Matteoli, Brunetta, Calderoli, Fitto, Romani e Alfano – il premier, Silvio Berlusconi, ha parlato di «avvio della nuova fase del lavoro di governo, tutta tesa ai provvedimenti per il rilancio dell’economia, la crescita e lo sviluppo».

Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, ha inquadrato il pacchetto di provvedimenti nell’ambito del semestre europeo. «La nostra agenda», ha affermato, «è definita in Europa e per l’Europa». «Entro aprile», ha proseguito Tremonti, «dobbiamo presentare a Bruxelles il nostro piano per la crescita». E sarà, dunque, «n piano serio validato nelle sedi internazionali che contano» ha concluso il ministro.

Il capitolo infrastrutture e il rilancio del Piano casa sono stati illustrati dal ministro dei trasporti, Altero Matteoli, per il quale «il programma delle infrastrutture è stato sostanzialmente portato avanti» e ha elencato una serie di opere in corso tra cui la «Salerno- Reggio Calabria»: 440 Km complessivi, di cui 200 già aperti al pubblico, 170 finanziati e appaltati, e un piccolo tratto in provincia di Cosenza definito «il più difficile». Il rilancio del Piano casa avverrà con un provvedimento legislativo al fine di rimuovere gli ostacoli statali che impediscono al 60% delle case la possibilità di un ampliamento. Il presidente Berlusconi ha ricordato, a questo proposito, che il Piano casa, varato a suo tempo, poteva smuovere investimenti per oltre 70 miliardi di euro.

Una parte consistente del pacchetto di provvedimenti approvati riguarda il riordino degli incentivi che in futuro sarà affidato a tre strumenti: la categoria dei voucher; la categoria di incentivi erogati in base a progetti su bandi di gara e, infine, una categoria di incentivi di procedure negoziali per gli investimenti al di sopra dei 20 milioni. «La riforma», ha detto il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, «prevede una semplificazione normativa, flessibilità degli strumenti di intervento in raccordo con le regioni e la velocizzazione delle procedure». Il ministro Romani ha annunciato che l’investimento sulla Banda larga «inizia finalmente oggi con il finanziamento di 100 milioni di euro per ridurre il Digital divide e l’inserimento nel progetto della Cassa depositi e prestiti».

Sul Piano per il Sud è intervenuto il ministro per i rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, che ha annunciato l’approvazione di un “timing” degli impegni per i prossimi mesi. Una tabella che prevede, prima di tutto, entro la fine di febbraio, il confronto con il commissario Ue e le regioni, nonché la chiusura definitiva della ricognizione e riassegnazione delle risorse ed entro il 30 aprile la definizione completa di chi deve fare cosa.

Anche il «buon funzionamento della giustizia civile» rientra a pieno titolo nel piano organico per la crescita. Lo ha detto il ministro della giustizia, Angelino Alfano. Spiegando che sono state scelte quattro azioni per aggredire i sei milioni di cause pendenti, che rappresentano uno «zaino di piombo sulle spalle della giustizia civile». Misure straordinarie, dunque, che dovranno servire ad alleggerire il peso dell’arretrato: un piano di smaltimento delle cause arretrate (predisposto ogni anno dai vertici degli uffici giudiziari); tempi più ristretti per ricorrere in appello; motivazione breve e rapida per le sentenze (la motivazione estesa resta solo su richiesta di una delle parti in causa); possibilità di utilizzare giovani praticanti come aiuto ai giudici per smaltire l’arretrato.

In chiusura di conferenza stampa, il premier ha annunciato che il Consiglio dei ministri ha dato via libera al voto di fiducia alla Camera (non al Senato) sul decreto per il federalismo municipale che sarà sottoposto nei prossimi giorni alla discussione in entrambi i rami del Parlamento.