Coldiretti, guerra del grano: “300mila aziende rischiano di chiudere”
21 Luglio 2016
L’hanno chiamata “la guerra del grano”: una guerra combattuta a colpi di dazi ed esportazioni selvagge, e che potrebbe mandare in rovina 300mila aziende.
Le coltivazioni di grano duro si fanno notare anche in Veneto, precisa Coldiretti, che registra una superficie di oltre 11 mila ettari pari ad un fatturato che si aggira intorno ai 28 milioni di euro. L’interesse per la semina di questo cereale è aumentato, merito anche di imprenditori locali che fanno scelte virtuose. Le variazioni climatiche hanno spostato nel territorio emiliano, friulano e veneto le varietà selezionate di frumento che danno notevoli performance in termini di qualità e quantitativi.
Ma in Veneto, le importazioni dall’estero e le speculazioni di mercato fanno crollare il prezzo del grano su valori inferiori a quelli di 30 anni fa, basti pensare che rispetto all’anno scorso il prodotto, nello stesso periodo, ha perso 10 punti al quintale.
Sul fronte delle imprese, dopo il crollo dei prezzi del 42% a luglio rispetto allo scorso anno questa guerra del grano si sta inasprendo: con i valori della materia prima ai livelli di 30 anni fa, secondo l’associazione rischiano la rovina 300mila aziende. E la Coldiretti sottolinea: “In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy“.
Nel dossier dell’organizzazione si legge che, da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori, dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%.
Ovviamente è dovuto intervenire, dati i numeri allarmanti, il ministro Martina che ha detto tiepido: “Vogliamo tutelare il reddito di chi produce e valorizzare il grano 100% italiano. Abbiamo approvato in queste ore un finanziamento di 10 milioni di euro per dare avvio a un piano nazionale cerealicolo che punta alla qualificazione della nostra produzione e consenta ai trasformatori di acquistare sempre più prodotto made in Italy. Al tavolo di filiera di oggi presentiamo azioni concrete e interventi strutturali.” Aggiunge il ministro: “Allo stesso tempo vogliamo dare una risposta alla necessità di maggiore trasparenza nella formazione del prezzo. Per questo proponiamo l’istituzione di una Commissione unica nazionale per il grano duro che favorisca anche lo sviluppo di migliori rapporti interprofessionali”.