Colonia, se non ora quando?
09 Gennaio 2016
La parte più inquietante di Sottomissione, l’ultimo romanzo di Michel Houellebecq, è senz’altro quando lo scrittore francese racconta il blackout dell’informazione che anticipa l’ascesa al potere della Fratellanza Musulmana in Francia.
L’atteggiamento ondivago, intermittente dei programmi televisivi, le comunicazioni radio che saltano o si interrompono misteriosamente, una sorta di strategia della tensione che ottenebra l’opinione pubblica, dando vita a una distopia che si è poi trasformata in vera tragedia quando un commando di terroristi è entrato a Charlie Hebdo facendo una strage, lo stesso giorno in cui il giornale satirico francese pubblicava in prima pagina la copertina di Houellebecq.
Dalla strage di San Bernardino al rampage sessuale contro le donne avvenuto a Colonia e in altre grandi città tedesche, i media continuano a mostrare estremo imbarazzo quando si tratta di chiamare i colpevoli con il loro nome. Ma ora che le autorità di Colonia hanno dimissionato il capo della polizia locale, che certamente avrà avuto le sue responsabilità nella lugubre notte di Capodanno, possiamo farci un bell’esame di coscienza? Perché ogni volta che accadono vicende del genere si fatica a fare nomi e cognomi? Perché abbiamo aspettato tanto prima di renderci conto che i molestatori erano di origine araba o nordafricana, come aveva detto la polizia di Colonia, fin da subito?
Non ci sembra di aver udito quest’ultimo aspetto – che non è certo un dettaglio – esposto con la consueta chiarezza e franchezza per esempio da giornalisti come Enrico Mentana, quando televisione e web hanno lanciato per la prima volta la notizia nei telegiornali dell’anno nuovo. Del resto è trascorsa una settimana prima che la cancelliera Angela Merkel definisse gli atti di Colonia “ripugnanti”, promettendo espulsioni immediate per i colpevoli. Un po’ come Obama e la difficoltà del presidente americano di chiamare "terroristi" la coppia jihadista di San Bernardino.
Ebbene, niente di nuovo per chi ha letto Houellebecq e altri intellettuali non irreggimentati come Oriana Fallaci o Hirsi Ali, che hanno denunciato per anni il sostanziale fallimento del multiculturalismo e il rischio della "sottomissione" occidentale. Ma i fatti di Colonia spingono a un’aggiunta di ragionamento.
A quanto pare, la odiosa propaganda di Bin Laden sulle "prostitute ebree in minigonna", le donne occidentali, da punire nella metropoli sentina di tutti i vizi, è penetrata così in profondità nel tessuto sociale da indurre a comportamenti eversivi rispetto a qualsiasi idea di ordine e integrazione tra culture. Sicché, considerando che adesso dal proverbiale imbarazzo si sta passando alla fase opposta, quella dei titoloni sdegnati per mezz’ora, prima che anche questa ondata di odio occidentalista finisca nel dimenticatoio, proviamo a rilanciare facendo due o tre domande.
Primo: movimenti, associazioni, singoli individui, che in Europa si battono e si sono storicamente battuti er rivendicare i diritti delle donne o degli omosessuali (è già toccato e toccherà anche a loro) quand’è che si daranno una svegliata? Quand’è che faremo pesare, tutti insieme, davanti alla politica e nei media, valori e diritti conquistati con grande fatica nella nostra società? Lasceremo questo tesoro prezioso in pasto a una masnada di sessisti repressi ubriachi e autoritari? “Se non ora quando”?
Secondo. Se, come sembra, i lupi famelici di Colonia non si sono mossi in modo spontaneo ma organizzato (i casi si estendono anche ad Amburgo, Salisburgo, nella vicina Svezia), qualcuno avrà la cortesia di informarsi e di informare la pubblica opinione su quali sono le eventuali centrali di propagazione dell’odio sessista? Il rampage è stato organizzato in Germania o altrove? C’è una connessione tra le varie città coinvolte, uno o più stalker burattinai che hanno tirato le fila?
Terza e ultima questione. Chi nelle comunità arabe, nordafricane, musulmane, oggi prende le distanze e condanna quegli atti, lo fa davvero senza infingimenti, esprimendo una condanna netta e sincera, oppure utilizza un doppio registro: sdegnato quando si rivolge all’opinione pubblica europea per tranquillizzarla, giustificatorio quando invece parla al proprio uditorio? Pensando di farla franca, qualche predicatore più medievale di altri potrebbe legittimare l’accaduto. E’ già successo. Continua a succedere. Bisogna dire basta.