Come battere l’Hydra dell’islam radicale

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Come battere l’Hydra dell’islam radicale

16 Maggio 2007

di Raymond Ibrahim

Il leader di al-Qaida in Iraq, Abu Hamza al-Masri, è morto? Le autorità irachene hanno appena proclamato la sua uccisione durante uno scontro a fuoco. Tutti i siti internet legati ad al-Qaeda, però, sembrano tenere differenti posizioni: “Lui sta ancora combattendo i nemici di Allah.” Gli Usa sono a loro volta insicuri: “Io [Tenente Colonnello Garver] spero sia vero; stiamo controllando ma vogliamo essere sicuri al cento per cento prima di poter confermare qualcosa.” La domanda più importante, comunque, non è circolata molto: La morte di al-Masri – o di qualsiasi altro leader islamico – sarebbe di qualche importanza?

A qualcuno verrà in mente tutto il chiasso attorno alla morte dell’infame predecessore di al-Masri – il tagliateste Abu Musab al-Zarqawi – avvenuta circa un anno fa. Allora, quasi tutti i politici di spicco, inclusi il Presidente Bush, il Primo Ministro Blair e il Primo Ministro iracheno Maliki, fecero discorsi dai toni vittoriosi, alcuni trionfanti, altri più cauti.

Se la morte di Zarqawi non ha in alcun modo ostacolato la presenza molto influente di al-Qaida in Iraq – che anzi da allora pare essersi accresciuta – quella di al-Masri avrà un diverso effetto? Anzi, la morte di Ayman al-Zawahiri o dello stesso Osama Bin Laden sortirebbero un qualche tangibile effetto sulla crescita, l’espansione e gli obbiettivi dell’Islam radicale? La storia recente fornisce lucide risposte a tale questione.

Consideriamo la storia della Fratellanza Musulmana, la più grande ed antica organizzazione fondamentalista musulmana, alla quale il numero due di al Qaida,  Ayman al-Zawahiri, ha preso parte quando aveva quattordici anni. Fondata in Egitto da Hassan al-Banna nel 1928, contava in origine soltanto sei membri. Nei decenni successivi, in parte grazie agli scritti radicali di uno dei suoi ideologi primari, Sayyid Qutb, citato liberamente dai membri di al-Qaida nei loro numerosi scritti, la Fratellanza, ancorché costantemente in lotta con il governo egiziano, crebbe costantemente.

Come leader, sia Banna che Qtub furono presi di mira e uccisi dal governo egiziano: il primo fu assassinato, il secondo giustiziato. Lungi dallo scomparire, la Fratellanza ha continuato a crescere nell’ombra nei decenni successivi. Poi, stupendo il mondo intero, la semi-proibita e sempre minacciata Fratellanza è riuscita ad ottenere 88 dei 454 seggi alle elezioni parlamentari egiziane del 2005, diventando il più consistente blocco d’opposizione del governo.

Dopo che due dei suoi più prominenti leader sono stati uccisi e dopo l’arresto di migliaia dei suoi membri – perseguitati e qualche volta torturati -, oggi la Fratellanza è più forte, più influente e più sicura di qualsiasi altro momento nella sua turbolenta storia.

Hamas in Palestina, essa stessa un ramo della Fratellanza, rappresenta un caso simile.  Fondata nel 1987 dallo Sceicco Ahmed Yassin, Hamas è stata da allora etichettata come organizzazione terroristica da diverse nazioni, inclusi gli Usa, soprattutto per le sue molte operazioni suicide contro Israele. Per la  sua leadership carismatica, Yassin è stato preso di mira dal governo di Israele che era intenzionato ad assassinarlo. Il 22 Marzo del 2004, mentre il tetraplegico Yassir veniva fatto uscire da una moschea su di una sedia a rotelle al termine delle preghiere del mattino, un elicottero israeliano lo ha colpito con due missili Hellfire, uccidendolo all’istante.

Il risultato? Lungi dal demoralizzarsi o dall’imboccare la via del declino, Hamas, come la Fratellanza Musulmana in precedenza, è andata avanti vincendo a valanga le elezioni palestinesi del gennaio 2006 e conquistando ufficialmente la rappresentanza del popolo palestinese.

Poi c’è l’Ayatollah Khomein, il volto ufficiale dell’Islam radicale. Dopo aver rovesciato il governo secolare dello Shah e aver preso il potere con la rivoluzione islamica del 1979, Khomeini ha trasformato l’Iran in uno stato teocratico, esattamente ciò che al-Qaeda vorrebbe accadesse nel resto del mondo islamico. La crisi degli ostaggi americani, la fatwa conro Salman Rushdie e gli insulti rivolti agli Usa, che egli chiamava “il Grande Satana”, caratterizzarono il suo decennio al potere che furono la rovina dell’Occidente.

Oggi, a vent’anni dalla sua morte, non è cambiato molto in Iran. La legge della Sharia governa ancora e l’odio contro l’Occidente è più vivo che mai. L’unica differenza è che le ambizioni nucleari degli ayatollah stanno quasi per realizzarsi.

Numerosi esempi nella storia presente e passata ci dicono che dall’uccisione o dalla morte per cause naturali di popolari leader islamici, i movimenti da questi guidati hanno tratto la forza per crescere e divenire più potenti.

Lo stesso Profeta Maometto fu perseguitato e bersaglio degli attentati dei suoi vicini non musulmani – spesso anche per legittima difesa – e oggi, a 1.400 anni dalla sua morte, il movimento da lui ideato conta quasi un miliardo di aderenti.

Ayman al-Zawahiri spiega bene questo fenomeno. In una delle sue interviste più recenti, a una domanda su Osama Bin Laden e sul capo ceco dei Talebani, il Mullah Omar, ha risposto:

“La Jihad nel sentiero di Allah è più grande di ogni individuo o organizzazione. È  una lotta tra la verità e la falsità. Il Mullah Muhammad Omar e lo Sceicco Osama Bin Laden – che Allah li protegga da tutte le malvagità – sono solamente due soldati dell’Islam nel viaggio della Jihad, la lotta tra Vero e Falso trascende il tempo (dal “Lettore di al-Qaeda”, pag.182)

Stando a questa dichiarazione, che affonda le sue radici nel Corano, i militanti islamici non sono la causa della guerra. Loro sono solo un sintomo di una causa ben più grande, “la lotta tra la verità  (Islam) e la falsità (non Islam)” che “trascende il tempo.” Il problema allora non è rappresentato da uomini come Khomeini, Banna, Qtub e Yassin, e nemmeno da Bin Laden, Zawahiri o Masri: ucciderli individualmente significa soltanto curare un sintomo, non la malattia.  La causa alla radice consiste nella violenta e fascista ideologia che li anima.

Sfortunatamente, questa ideologia affonda le sue radici in una religione e in un Dio che promette la salvezza eterna e grandi ricompense, e quindi non è facile metterlo in discussione. Nessuno degli uomini precedentemente nominati ha creato i molti precetti da cui scaturisce lo scontro tra Musulmani e Non-musulmani. La loro funzione è stata solo di mantenerli vivi tra i musulmani. I versi immutabili del Corano, così come le innumerevoli dichiarazioni e l’esempio di vita di Maometto, sono la fonte ultima di questo amore per la conflittualità:

“Combattili [gli infedeli] finché non scompaiano tutte le forme di corruzione e finché tutte le religioni non appartengano che ad Allah soltanto.” (Corano 8:39)

“Quando incontri degli infedeli, tagliali la testa.” (Corano 47:4)

“Io [Maometto] sono stato fatto vittorioso dal terrore” (Bukhari B52N220).

Nessun musulmano fondamentalista ha coniato tali versi o altri simili. Questi sono considerati come parole immutabili di Allah e del suo Profeta.

Anche il temerario attacco dell’Undici Settembre – in cui furono uccisi soprattutto civili, inclusi donne e bambini – è giustificato da parte di al-Qaeda sulla base dei precetti dell’Islam. Anche se è vero che l’Islam è generalmente contro l’uccisione di non-combattenti, come le donne e i bambini, sono consentite delle eccezioni. Al-Qaeda spesso le cita per conferire la validità del crisma religioso a quanto accaduto l’Undici Settembre. Per esempio, Maometto incita i suoi seguaci ad usare le catapulte durante l’assedio della città di Taif nel ‘630, nonostante egli fosse al corrente del fatto che lì si rifugiavano donne e bambini.

L’ineluttabile faccia a faccia dell’Occidente contro l’Islam è quindi molto simile all’incontro epico tra Ercole e l’Hydra dalle mille teste. Ogni volta che il mitico eroe tagliava una delle teste al mostro, due nuove teste spuntavano al suo posto. Per sconfiggere la bestia una volta per tutte allora, Ercole pensò di cauterizzare le ferite con il fuoco, impedendo quindi alle nuove teste di spuntare fuori.

In maniera simile, l’Occidente continua a tagliare le “teste del mostro”, ma dovrebbe riconoscere la malattia – l’Islam Radicale – se alla fine vuole prevalere. La vittoria potrà venire solamente quando le ideologie violente dell’Islam radicale saranno state cauterizzate.

Ma, purtroppo, l’Hydra dalle mille teste è un mito; l’Islam radicale è la pura realtà.

 

da National Review Online

Raymond Ibrahim è ricercatore alla Library of Congress negli Stati Uniti. Il suo nuovo libro, “Il lettore di al-Qaida”, che traduce le comunicazioni di Osama Bin Laden, è uscito in lingua inglese nell’aprile 2007.

Traduzione di Andrea Holzer