Come cambiano le società umane quando sono con o senza Dio

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Come cambiano le società umane quando sono con o senza Dio

27 Novembre 2009

E’ ormai chiaro che quando la ragione politica vuole confrontarsi con il fenomeno religioso deve affrontare due livelli di problemi: deve chiedersi se sia importante la religione per la vita sociale e poi deve però anche chiedersi se tutte le religioni siano uguali. Una volta compresa la utilità o necessità della religione, bisognerà poi porre il problema della diversità tra le religioni.

Ambedue i piani vanno affrontati con laica razionalità, ma anche con la consapevolezza che una posizione di indifferenza sul secondo aspetto provoca una ricaduta negativa anche sul primo, perché riferirsi alla religione come ad una generica “religione dell’umanità” non è sufficiente a legittimare la presenza pubblica della religione.

Il numero di “Foreign Policy” del 14 novembre è dedicato a ripensare il problema di Dio (Think again: God). Le riflessioni che vi si conducono ridicolizzano la previsione “Dio è morto”. Non tanto quella di Nietzsche, che dopotutto aveva una sua romantica drammaticità, ma quella della copertina di The Economist del 1999 dedicata appunto a “God is Dead”. Dopo l’11 settembre non ci possono essere dubbi sul ritorno di Dio, ma – si chiede Foreign Policy – Dio può essere considerato una forza positiva nel mondo?

In contro pensiero rispetto a Richard Dawkins, Sam Harris e Chrstopher Hitchens ed anche contro tutti i politici – parole forti quelle di FP – “teologicamente illetterati”, la rivista passa in rassegna le più note obiezioni alla presenza della religione nella pubblica piazza e le confuta.

Dio e la politica non vanno mescolati, si dice. In Occidente la secolarizzazione è avvenuta lentamente nel corso di 300 anni, ma in molte parti del mondo, come per esempio nel Medio Oriente, essa ha avuto un volto aggressivo, il che ha prodotto un fondamentalismo di ritorno. Per secoli gli Sciiti avevano separato religione e politica, fino a Khomeini.

Le religioni sono violente? Hitchens e Dawkins dimenticano le violenze immani provocate dalla tecnologica società secolare. La maggior parte delle cosiddette “guerre di religione”, ieri come oggi, hanno carattere politico, compresi gli attentati suicidi.

Dio è per i poveri e gli ignoranti; però Dio rifiuta di sparire dagli Stati Uniti, la nazione più ricca al mondo. Nessuna religione è contraria agli affari e l’etica calvinistica ha alimentato il capitalismo moderno. Dio non è dalla parte delle donne? E’ spesso vero, però nelle religioni c’è anche la tradizione egualitarista tra uomo e donna e le donne stanno sfidando su questo punto gli uomini.

Dio è nemico della scienza, si dice anche. Ciò avviene però per le letture fondamentaliste dei testi sacri ed è stata l’idea riduttiva di Dio sviluppatasi nell’Occidente con l’empirismo a provocare la reazione fondamentalista.

Dio è incompatibile con la democrazia? Però agli inizi del ventesimo secolo quasi tutti gli intellettuali musulmani erano in buoni rapporti con l’occidente e volevano che i loro paesi diventassero come la Francia o l’Inghilterra. Ad allontanare molti musulmani dell’ideale democratico non è stata la loro religione ma il sostegno occidentale a governanti autocratici.

Fin qui “Foreign Policy”. Molte analisi del fascicolo possono (e debbono) essere criticate, ma nel complesso un simile approccio alla religione manifesta una intelligenza contro corrente, l’abbandono di troppi luoghi comuni sulla religione. Contiene però anche il limite di non spingere l’analisi più avanti, verso un confronto tra le religioni. Proprio in questi giorni esce da Lindau il nuovo libro di Rodney Stark “Un unico vero Dio. Le conseguenze storiche del monoteismo”. Vi si dimostra il diverso impatto dei vari tipi di religione sulla società. La credenza in una forma cosmica impersonale, oppure il politeismo o, infine, il monoteismo, hanno conseguenze sociali molto diverse e la maggior parte delle conquiste della nostra civiltà occidentale sono dovute al monoteismo ebraico e cristiano.

E’ forse per questo, per uscire dalla genericità de “la religione” e per entrare nel merito de “le religioni” che il Cardinale Camillo Ruini ha inventato il prossimo grande Evento internazionale promosso dal Comitato per il Progetto culturale dei vescovi italiani che si terrà a Roma dal 10 al 12 dicembre prossimi (Dio oggi. Con lui o senza di Lui cambia tutto). Parlandone nel fascicolo ora in distribuzione della rivista “Vita e Pensiero”, il cardinale Ruini ha ricordato che in quell’occasione non si parlerà di “un Dio qualsiasi” ma di “Gesù Cristo crocefisso e risorto”.

Il motivo ultimo per cui una generica religione non può bastare a ristabilire sani rapporti tra religione e politica è che in essa gli uomini non si possono specchiare, non possono trovare risposta personali ed esistenziali alle loro attese. Una generica religione intesa come “mistica” può soddisfare dei ceti intellettuali, ma non sarà mai popolare ed una religione non popolare non garantirà a Dio un vero posto nella società.