Come e perché Obama ha soffocato i Tea Party

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Come e perché Obama ha soffocato i Tea Party

22 Ottobre 2013

Contrariamente a quanto riportato dalla stragrande maggioranza dei media Statunitensi, nel corso degli ultimi due anni, una quarantina d’organizzazioni politiche dell’area Tea Party sarebbero state ingiustamente inibite dal conseguire lo status di organizzazione no-profit dall’IRS, su suggerimento diretto di Barack Obama. Stando a quanto afferma Jay Sekulow, dell’American Centre for Law and Justice, Obama avrebbe volontariamente utilizzato l’IRS per soffocare sul nascere qualsiasi tentativo di opposizione democratica al suo governo.

Sekulow sostiene che ciò che i maggiori quotidiani statunitensi hanno venduto al pubblico Americano come “uno scandalo di modeste dimensioni”, provocato dal comportamento scorretto di alcuni impiegati dell’IRS, è in realtà un piano ben preciso, contrario ai principi costituzionali. E il Presidente dell’ACLJ si dice anche convinto che dietro questa storia, contrariamente a quanto si crede, si nasconda la “longa manus” dello stesso Barack Hussein Obama. Lo scorso venerdì, l’ACLJ ha presentato il suo secondo ricorso ufficiale nel quale si schiera contro gli Stati Uniti d’America, l’IRS stesso, Jacob Lew –Segretario Generale del Dipartimento del Tesoro- e contro una serie di altre importanti cariche governative implicate nella vicenda.

L’Internal Revenue Service (IRS) fa parte del Dipartimento del Tesoro, si occupa di riscuotere tasse ed è un organo del Governo Federale, sotto controllo del Commissario per le Entrate. Il Tea Party Movement è stato da più parti definito un movimento conservatore, libertario e populista. Nato nel 2009 sulle scorte dell’antico Tea Party (1773) di Bostoniana memoria, il movimento è generalmente a favore della riduzione del debito pubblico e contro l’imposizione di nuove tasse. Stando alle accuse dell’ACLJ, lo stesso Presidente degli Stati Uniti avrebbe fatto pressioni affinché l’IRS, il Dipartimento del Tesoro, i Democratici e perfino i maggiori quotidiani nazionali, ostracizzassero in ogni modo lo sviluppo del Tea Party e di altri movimenti simili, fin dalla nascita.

Jay Sekulow farnetica? O dice sul serio? Andiamo con ordine. Come fa notare Kimberley Strassel in un articolo sul Wall Street Journal, Obama si era espresso per la prima volta pubblicamente in merito al problema dell’IRS nell’agosto del 2010, mentre si trovava in Texas: “proprio adesso, mentre vi parlo,” dichiarò allora il Presidente, “alcuni gruppi politici con nomi in apparenza inoffensivi, tipo ‘Americans for Prosperity’, stanno spendendo milioni di dollari in propaganda… e tali gruppi non sono neanche tenuti a specificare chi sono esattamente. Non c’è modo di sapere se si tratta o no di un’operazione guidata dall’esterno del paese”.

Solamente due giorni dopo, il Democratic Congressional Campaign Committee fa circolare una mail in cui si cita l’esistenza di "gruppi-ombra" ispirati dall’ex-collaboratore di George Bush, il Repubblicano Karl Rove. Passano appena una decina di giorni e Obama ribadisce nuovamente il concetto, stavolta durante un discorso radiofonico alla nazione. “…Loro [i gruppi-ombra, ndr] sono in grado di spendere milioni di dollari per campagne televisive e quel che è peggio è che non sono tenuti a rivelare chi paga veramente per queste pubblicità. Non c’è modo di sapere se si tratta o no di una operazione guidata dall’estero. Non c’è modo di sapere se si tratta della BP, per esempio, o di una grande compagnia assicuratrice o una banca di Wall Street. Un gruppo del genere può facilmente nascondersi dietro un nome fasullo del tipo ‘Citizens for a Better Future’”.

Ma non è finita. A qualche giorno di distanza dal radio-discorso di Obama, sul New Yorker compare “casualmente” un articolo a firma Jane Mayer –intitolato “Covert Operations”- in cui si accusano i fratelli David e Charles Koch di sovvenzionare i gruppi d’azione politica a cui si riferisce il Presidente Obama. Arriviamo così al ventisette agosto 2010, giorno in cui l’economista della Casa Bianca, Austan Goolsbee, organizza una riunione con la stampa al solo scopo d’accusare i Koch Brothers d’evasione fiscale. Non è chiaro in che modo Goolsbee sia entrato in possesso d’informazioni riservate riguardanti vicende fiscali. Il Dipartimento del Tesoro apre perfino un’inchiesta, della quale poi non se ne sa più niente. Quindi è la volta del Partito Democratico, che s’affretta a inviare all’IRS una lamentela ufficiale nei confronti della Fondazione “Americans for Prosperity”, riguardo la presunta violazione dello stato d’organizzazione a scopo benefico. E ancora, a inizio settembre, torna alla carica il Democratic Congressional Campaign Committee, il quale, tramite il suo sito Web, rende noto che i Koch Brothers stanno facendo confluire ingenti somme di denaro nelle casse di “gruppi-ombra appartenenti alla Destra”.

La campagna di persuasione governativa non perde un colpo. Il sedici settembre, Obama si trova in Connecticut, dove tiene un discorso sul futuro della nazione. E parla ancora dei gruppi-ombra. “…Perché, se non siete convinti del fatto che la posta in gioco è alta”, spiega il Presidente, “voglio che consideriate quanto segue: proprio mentre vi parlo, in giro per il nostro paese, alcuni gruppi d’interesse particolari stanno progettando e mandando in onda campagne pubblicitarie dal valore di milioni di dollari, al fine di attaccare i candidati Democratici… questa gente è libera di spendere qualsiasi cifra e non è tenuta a rivelare chi sta pagando le loro campagne pubblicitarie. È proprio così, si tratta di milioni di dollari. E questi gruppi hanno nomi innocui, tipo ‘Americans for Prosperity’… chi è contro la prosperità? [Risate]. Oppure: ‘Committee for Truth in Politics’, o ‘Americans for Apple Pie’ e ‘Moms for Motherhood’. Questi ultimi due me li sono inventati adesso. [Risate]”.

Nonostante la sottile ironia dietro cui si nasconde, il Presidente Obama sembra letteralmente ossessionato da questo fatto dell’IRS, in un momento in cui la vicenda non è ancora esplosa in tutto il suo fragore. Fonti interne al governo, ufficiose per la verità, parlano di presunti colloqui continui tra il Presidente Usa e i suoi collaboratori più stretti, durante i quali si sarebbe delineata la strategia da seguire per eliminare la minaccia ideologica del Tea Party. E la campagna diffamatoria nei confronti dei cosiddetti “gruppi-ombra” va avanti. Nelle settimane successive, stranamente, si assiste a tutto un avvicendarsi di editoriali, comunicati stampa, interviste e comizi da parte dei vari organi d’informazione vicini al Partito Democratico, al personale governativo, ai politici Democratici e alle trasmissioni televisive di stampo Liberal, in cui non si fa altro che parlare di come questi gruppi legati all’ultra-destra si stiano approfittando del sistema fiscale in vigore per fare in modo di distruggere l’immagine pubblica del Presidente e del Partito Democratico tutto.

Prima Sam Stein sull’Huffington Post, poi di nuovo lo stesso Obama da New York, poi il programma televisivo ABC “This Week”, poi ancora il Presidente durante tutto il mese di ottobre, ribadiscono sempre lo stesso concetto, riassumibile pressappoco così: “state in guardia, in America esistono dei gruppi-ombra che dispongono di molto denaro –probabilmente proveniente dall’estero- e che lo stanno spendendo per demolire l’immagine dei Democratici.” A leggere il documento ufficiale del reclamo di Jay Sekulow, pare quasi che il Presidente Obama stesse in qualche modo cercando  di “mettere le mani avanti”. Infatti, l’accusa da parte ACLJ nei confronti dell’IRS parla chiaro: i querelanti sostengono che un elevato numero di organizzazioni appartenenti all’area del Tea Party siano state ingiustamente ostacolate dall’IRS nel corso della procedura che permette di ricevere lo status di organizzazione no-profit e che quindi consente di accedere a particolari agevolazioni fiscali.

A questo punto c’è da capire chi sono e cosa voglio queste pericolose organizzazioni di cui parla Obama. La lista è alquanto lunga. Tra i tanti gruppi-ombra (in possesso di regolari siti Web), c’è la “Linchpins of Liberty”, per esempio. Oppure la “Patriots Educating Concerned Americans Now (PECAN)”, la “Unite in Action”, o ancora, il “Liberty Township Tea Party”, e quelli di Myrtle Beach, Albuquerque, Sant’Antonio, etc. A giudicare dal contenuto, dal tono e dalle dichiarazioni di questi così-detti “gruppi-ombra”, francamente si fatica a immaginare un complotto internazionale. La “Linchpins of Liberty”, per esempio, è un’emanazione della Heritage Foundation, la quale si propone di fare ricerca e stimolare l’immaginazione. La PECAN, dal canto suo, non sembra poi tanto offensiva, nonostante possa contare su un vero e proprio “esercito di contribuenti”, come testimoniano i suoi undici “like” su Facebook (11!). La “pericolosissima” Unite in Action, dal canto suo, pubblica sul sito una frase di James Madison: “soltanto un popolo educato può rimanere per sempre libero”. La sua missione ha a che fare con lo Stato di Diritto, la Sovranità e la Costituzionalità.

Non si può certo negare che a studiare attentamente il contenuto delle proposte di queste associazioni appartenenti all’area del Tea Party, raramente ci si imbatte in un articolo, un paper di ricerca, o anche soltanto uno straccio d’intervista, che non si schierino in qualche modo contro l’operato del Presidente Obama. Basta dare un’occhiata al sito della Heritage Foundation per trovarsi davanti uno post che spiega come e perché l’Obamacare sia un fallimento. Non che ai tempi del Presidente Bush mancassero critiche all’operato del governo. Anche critiche “di classe”, se è per questo. Eppure, l’ACLJ è intenzionata a prendere di petto il Presidente degli Stati Uniti. Nella introduzione causale del suo memorandum, per esempio, si legge che “i fatti che caratterizzano il caso in questione, riflettono una condotta da parte di alcuni esponenti del governo degli Stati Uniti d’America che farebbe rivoltare nella tomba i Padri Fondatori di questa nazione e che dovrebbe far indignare i cittadini tutti. Infatti, i Difensori, agendo nelle loro capacità ufficiali, e/o individuali, hanno… impedito a dei cittadini onesti di riunirsi e dare voce alle loro opinioni…”

L’American Center for Law and Justice è un’associazione internazionale pro-life, molto ben conosciuta. Ha sedi in varie parti del mondo e si occupa principalmente di Diritti Umani. Alla ACLJ sono convinti che il diritto di parola e d’espressione sia un emanazione diretta del Divino. Il Presidente dell’ACLJ, Jay Sekulow, lancia una provocazione: egli si chiede, ammettendo allo stesso tempo che la sua domanda è  di matrice schifosamente retorica, se la stampa “main-stream” Usa avrebbe lasciato decadere l’argomento con la stessa indifferenza, nel caso in cui il personaggio coinvolto nella vicenda dell’IRS non fosse stato Barack Obama, ma George Bush. Come si dice in questi casi, ai posteri l’ardua sentenza.