Come recessione e inflazione mettono in ginocchio Usa e Ue

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Come recessione e inflazione mettono in ginocchio Usa e Ue

12 Febbraio 2008

Il Congresso degli Stati Uniti ha appena approvato un pacchetto di
emergenza da 168 miliardi di dollari basato su rimborsi fiscali a favore dei
contribuenti e tagli alle imposte per le imprese.

Il pacchetto è stato
lievemente ampliato nella discussione al Senato, rispetto alla proposta
originaria dell’Amministrazione, per includere i circa 20 milioni di
beneficiari dell’assistenza pubblica e i 250 mila veterani di guerra disabili
che non avrebbero altrimenti avuto accesso ai benefici previsti dal pacchetto perché
non percepiscono redditi. L’attesa è che gli effetti benefici delle misure si
manifestino nel corso della primavera, con un impulso alla spesa privata che
possa stimolare un’economia in marcato rallentamento.

Il programma fornirà rimborsi fino a 600 dollari ai singoli
contribuenti e fino a 1200 alle coppie che inoltrino richiesta congiuntamente,
con pagamenti supplementari pari a 300 dollari per ogni figlio minore. Saranno
esclusi i percettori di redditi annui superiori a 75 mila dollari (150 mila per
le coppie), mentre per i redditi inferiori ai 3000 dollari annui, che non
pagano tasse, vi sarà comunque un trasferimento di 300 dollari.  I trasferimenti inizieranno, secondo il
Dipartimento del Tesoro, a partire da maggio, per un totale di 152 miliardi
nell’anno, e saranno inviati ai beneficiari separatamente dagli ordinari
rimborsi fiscali.

Il presidente Bush ha commentato favorevolmente il programma approvato
dal Congresso, dicendo che “è solido, ampio, tempestivo e sarà efficace. Il
programma aiuterà a stimolare la spesa per consumi e ad accelerare i necessari
investimenti privati”. Anche se secondo una minoranza di esponenti del
Congresso il programma non basterà ad aiutare le famiglie in difficoltà nel
pagare i mutui, e appesantirà il disavanzo di bilancio, l’accoglienza del
pacchetto è stata generalmente favorevole, e si ritiene da più parti che
l’azione congiunta delle nuove misure, unitamente alla decisa politica di
riduzione dei tassi perseguita dalla Fed miglioreranno la probabilità di evitare
una recessione negli Stati Uniti, almeno per quest’anno.

Il giudizio generale che si ricava dall’impostazione di policy dei responsabili della politica
economica americana è quello di una forte senso di responsabilità che vede
impegnati sullo stesso fronte l’Amministrazione che ha proposto le misure, il
Congresso che le ha approvate in tempi insolitamente rapidi, la Fed che sta
tentando di attenuare l’impatto della crisi dei subprime sulle famiglie e quindi sul sistema finanziario e
sull’economia del paese. Più difficile è valutare l’impatto del rallentamento
dell’economia americana sull’Europa ma si può azzardare che se le misure
adottate varranno ad attenuare il rischio di una recessione negli Stati Uniti
le economie europee non potranno che beneficiarne. Molto dipenderà naturalmente
dalla configurazione dei tassi di interesse e dei cambi sue due lati
dell’Atlantico, un quadro non facile da prevedere in questa fase. 

Lo scenario internazionale rimane a tutt’oggi caratterizzato da un
marcato rallentamento generalizzato delle economie industriali che, secondo le
previsioni recenti del Fondo Monetario Internazionale (che incorporano le
recenti misure monetarie americane ma non quelle fiscali), comporterà nel 2008
una decelerazione della crescita mondiale al 4,1 per cento dal 4,9 (stimato)
del 2007. In questo contesto, il tasso di crescita dell’economia americana, si
aggirerebbe intorno all’1,6 per cento per quest’anno, un valore dimezzato
rispetto a quello del 2006 e di 0,8 punti percentuali più basso rispetto allo
scorso anno. Nel corso del 2007 il PIL ha continuato a rallentare, portandosi a
valori annui stimati intorno allo 0,6 nel quarto trimestre del 2007.

Anche per le economie europee lo scenario previsivo delle stime del FMI
non è particolarmente incoraggiante poiché la crescita rallenterà di circa un
punto dal 2,6 stimato per il 2007. Preoccupazione per lo scenario previsivo di
crescita è manifestata anche nelle recenti dichiarazioni del presidente della
BCE Trichet, che confermano il  rischio
di una crescita dell’economia europea al di sotto del potenziale. Trichet, pur
mostrando quanto la BCE sia consapevole dei rischi di crescita nell’area
dell’euro, ha fatto intendere che una riduzione dei tassi in Europa in linea
con gli andamenti della Fed e della Bank of England sarebbe oggi fuori
discussione a fronte di un’inflazione che si colloca su valori assai
preoccupanti, essendo i più elevati registrati dall’introduzione della moneta
unica.