Come sarebbe andata a finire se…

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Come sarebbe andata a finire se…

07 Giugno 2009

“I segreti di Brokeback Mountain” racconta la storia di Jack ed Ennis, due mandriani che trascorrono una stagione di passione sulle gelide alture del Wyoming. Il racconto, apparso inizialmente sul New Yorker nel 1997, è farina della scrittrice americana Anne Proulx. I due cowboys si amano, si separano, si sposano (con le rispettive mogli), fanno dei figli, poi si rivedono, si riamano, fino a quando uno dei due, Jack, muore – non è chiaro se in un incidente stradale o pestato da una banda di balordi che gli fanno dio solo sa cosa.

Il finale della storia però non è andato giù a parecchi lettori. In un’intervista apparsa lo scorso maggio sul Corriere della Sera, Anne Proulx la mette così: “Il film è una fonte di costante irritazione per la mia vita privata. Sono bombardata da lettori delusi che vorrebbero correggere ciò che giudicano un finale ‘insopportabilmente inadeguato’. Ricevo terrificanti manoscritti semi-porno da uomini che giurano di non essere gay, convinti di poter ‘aggiustare’ la storia meglio di me che sono donna. Nella maggior parte di questi manoscritti, il personaggio di Ennis alla fine trova un boyfriend corpulento con cui vive felice e contento oppure scopre che Jack non è veramente morto e alla fine i figli dei due ex amanti s’incontrano e si sposano”.

“Questa gente non ha mai letto il libro e ignora che il suo tema centrale è l’omofobia del Wyoming. Ormai Brokeback Mountain ha assunto una vita propria eppure la storia è mia. Mi appartiene. La maggior parte degli americani è emotivamente ignorante perché crede ancora nell’amore eterno e nella felicità. Nella mia opera m’interessa esplorare proprio lo shock di chi, a un certo punto, realizza che è tutta una bugia”.

Fin qui la Proulx. Non proviamo neppure a contraddirla essendo una di quelle toste, scorbutiche e per questo insuperabili penne della letteratura americana. Ma visto che il sogno di ogni lettore è sostituirsi almeno per un decimo di secondo all’autore del libro, vogliamo sfidare la Proulx sperando che non se la prenda. Se avete letto o visto Brokeback Mountain prendete carta e penna, anzi, video e tastiera, e scrivete una pagina raccontando come sarebbe dovuta andare a finire la storia secondo voi. Poi inviateci il racconto per posta elettronica. La storia migliore verrà pubblicata la prossima settimana sull’Occidentale.

Ma che sia una pagina. Come insegna la Proulx: “Per quanto mi riguarda preferisco cento volte di più scrivere una short story. E’ un genere più flessibile e potente. Condensare invece che gonfiare, aumenta la potenza della pagina, della frase e della parola. Lavorare a un grande tema in uno spazio limitato è difficile, ma anche estremamente soddisfacente, se sai farlo bene. La short story è la forma letteraria più grande di tutte”.