Come si fa a dire che se un magistrato viola il diritto è colpa del governo?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Come si fa a dire che se un magistrato viola il diritto è colpa del governo?

Emettendo una sentenza che rechi una violazione manifesta del diritto, un giudice potrebbe essere chiamato a rispondere dei danni che, eventualmente, ne siano derivati ad un cittadino. In effetti è strano che un deputato leghista, l’Onorevole Pini, abbia ritenuto di dover affidare ad un emendamento alla legge comunitaria la precisazione di un principio così scontato.

Al contrario, non è strana affatto la reazione del sindacato dei giudici, sia di quello vero – l’ANM, sia di quello putativo – l’Italia dei Valori. Piuttosto è estremamente coraggiosa. Perché ci vuole davvero molta audacia per dire che prevedere la responsabilità del magistrato per violazione manifesta del diritto sia “un’aggressione del Governo nei confronti della magistratura per influenzarne la serenità di giudizio”. E ci vuole almeno altrettanta temerarietà per sostenere che l’emendamento in questione sia come “una pistola puntata alla nuca dei giudici”.

Sarà per via dell’esperienza ormai antica, maturata nelle tante battaglie contro le prevaricazioni berlusconiane, ma il coraggio per esprimersi in questi termini, non è mancato, appunto, né all’ANM, che pure ha dovuto concentrare le forze del presidente Palamara, del vicepresidente Ardituro e del segretario Cascini, né all’Italia dei Valori, che in più ha avuto anche il merito di affidare il proprio biasimo al commento del solo Donadi, valorosissimo Capogruppo alla Camera, che non ha neppure avvertito la necessità di far ricorso al sostegno di Di Pietro.

Si è fatta sentire anche l’Onorevole avvocato Bongiorno da FLI, per censurare il sapore intimidatorio e punitivo della nuova norma sulla responsabilità dei magistrati, ma nel caso della notissima penalista, parlare di coraggio, audacia o temerarietà è ancora prematuro, visto che, in definitiva, i pochi mesi tra le fila degli antiberlusconiani non sembrano sufficienti a far dimenticare a tutti la macchia della sua precedente collaborazione, per il vero senza troppa sintonia, con l’Onorevole Ghedini, l’avvocato del Premier.

Se magistrati e politici hanno ritenuto opportuno esprimersi in termini così perentori, non resta che attendere la reazione anche dei cittadini, che di sicuro, staranno raccogliendosi per manifestare tutta la loro disapprovazione per l’attentato leghista (ma sempre di ispirazione berlusconiana) alla serenità dei giudici. Prima che montino i clamori della protesta, tuttavia, c’è ancora forse il tempo, per descrivere con due semplici aggettivi l’emendamento del leghista Pini.

Da un lato, l’emendamento è giusto nella sua sostanza. Perché la responsabilità di un magistrato che incorra in un’evidente violazione del diritto (ad esempio arrestando il derubato e risarcendo il ladro, nel caso del furto) non è diversa da quella del chirurgo che lasci il bisturi nell’addome del paziente, o dell’ingegnere che ometta gli adempimenti antisismici.

Dall’altro, l’emendamento è totalmente inutile. Perché l’unico caso in cui si possa immaginare che una violazione evidente del diritto da parte di un magistrato non sia riconducibile alla sua colpa grave, è quello in cui il giudice l’abbia commessa con dolo. Ma il dolo e colpa grave sono già contemplati dall’attuale assetto della responsabilità delle toghe, che, dunque, non verrebbe affatto modificato dalla nuova norma.

Allora, sembra chiaro che le coraggiose urla di protesta di alcuni politici e di alcuni magistrati non sono altro che l’ennesima testimonianza del fatto che l’approccio strumentale al tema della giustizia è davvero molto diffuso. Perché, in fondo, chi critica ogni modifica, solo per la sua matrice berlusconiana, non è tanto diverso da chi promana (o è accusato di promanare) solo leggi ad personam.