Come Tsipras il tattico si liberò della sinistra
11 Luglio 2015
A buttarla sul comico, più che Sofocle e Antigone, Tsipras avrebbe potuto citare Aristofane, quello delle Nuvole per la precisione, la storia del vecchio ateniese indebitato per colpa del figlio che manda il primogenito a studiare da Socrate peggiorando solo la situazione. Ma se ragioniamo più seriamente e alla luce di quanto sta accadendo in Grecia, nel momento in cui Tsipras accettasse un patto sulle riforme peggiore di quello che aveva rifiutato andando al referendum, cominciamo a pensare che il premier greco abbia giocato una partita in solitario con altri obiettivi e uno scopo diverso.
Dietro le grandi citazioni, quell’appellarsi enfatico alla democrazia e al popolo sovrano, dietro la velata minaccia di abbandonare “l’Europa delle banche” che tanto ha infiammato i cuori di casa nostra, dietro tutto questo sembra delinearsi una pura manovra di politica interna, un’operazione di rafforzamento che è servita al leader greco per ristabilire il suo primato, liberandosi in un colpo solo dell’ingombrante figura di Varoufakis e della sinistra di Syriza, che gli impedivano di arrivare a un accordo in Europa. Adesso Tsipras potrà raccogliere il consenso degli elettori più moderati e decidere lui la linea della trattativa con Bruxelles.
Ne esce il ritratto di un politico smaliziato, meno folle di com’è stato descritto, capace di usare il referendum come un’ulteriore strumento di pressione, per prendere tempo, continuare a galleggiare come ha fatto la Grecia negli ultimi anni. Più che un modello di alta politica, insomma, un maestro di politique politicienne. Vedremo se Tsispras è solo questo, un tattico che ha come primo istinto politico quello della sopravvivenza, oppure si dimostrerà un vero decisore, una figura meno aristofanesca di quanto sembri a prima vista.