“Compagni che sbagliano”?
20 Novembre 2015
Not in my name, con questo slogan le comunità islamiche italiane scendono in piazza a Roma, mobilitandosi in solidarietà con il popolo francese.
Di per sé è una buona notizia che testimonia come le leadership politico-religiose abbiano cominciato a percepire seriamente il rischio di una diffusione della guerriglia jihadista nella capitali europee, penetrazione mortale non solo per il nostro modello di convivenza ma anche per chi vuole conservare consenso ed egemonia.
Ma se a Piazza Santi Apostoli risentiremo le solite frasi sul "sedicente Stato Islamico", il "presunto Isis", l’islam italiano non avrà fatto un grande passo avanti. Se la spiegazione degli attacchi di Parigi sarà che l’Occidente islamofobo e guerrafondaio rinchiude i giovani arabi nelle banlieu o in prigione forse avremo fatto un esercizio di sociologia ma certo non avremo detto fino in fondo la verità.
Chi sono i jihadisti? "Compagni che sbagliano", come venivano definiti i brigatisti negli ambienti extraparlamentari (e non solo extra) durante gli anni Settanta? Un pezzo della sinistra avrebbe pagato cara questa ambiguità, la contraddizione per cui si contestava il metodo delle bierre, gli attentati, gli ammazzamenti, la tempistica, ma senza estirparne la radice ideologica (il sovvertimento dello "Stato borghese"). Il risultato sarebbe stato un sostanziale fallimento politico.
Oggi le comunità islamiche in Italia corrono lo stesso rischio. Devono condannare in modo inappellabile il terrorismo ma al tempo stesso riflettere sul tipo di convivenza futura. Che cosa pensa la maggioranza silenziosa dei musulmanti italiani di una ideologia funebre che vuole distruggere il nostro stile di vita, i simboli della nostra società, concerti rock, partite di calcio, ristoranti, considerati espressione della grande metropoli occidentale, sentina di tutti i vizi, decadente e in minigonna?
"Occintossicazione", la chiamava Khomeini promettendo che avrebbe ripulito l’Iran da molestie quali la libertà di pensiero e quella religiosa, fuguriamoci quella delle donne. Ecco, domani oltre a bandire i jihadisti si dica anche no all’occidentalismo, cioè a un malcelato disprezzo che si trasforma spesso in odio verso l’Occidente e verso Israele, un macigno che impedisce ogni integrazione possibile in Italia come in Europa.