Con Berlusconi in sella il Partito unico può aspettare

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Con Berlusconi in sella il Partito unico può aspettare

31 Luglio 2007

Adesso cosa accadrà? Davvero la CdL è senza una strategia come ha detto sabato all’Assemblea nazionale di An Gianfranco Fini? Incapace di elaborare una proposta politica da contrapporre al costruendo Partito democratico? Il dubbio serpeggia da qualche giorno, e l’approssimarsi della pausa estiva, periodo notoriamente avaro di notizie, stimola questa discussione. La questione però è complessa e riguarda non tanto la CdL in senso stretto ma An e parte da lontano, circa un anno fa. 

Giusto il 18 luglio del 2006, quando tutta l’Italia pallonara tifava per la nazionale a Berlino, Fini lanciava il suo nuovo documento politico. Ventuno  pagine in cui si fissavano due punti in particolare: An nel Ppe e costruzione del Partito unico. Da allora tutto un lavorio di comitati, sottocommissioni e nuovi documenti politici per dare ad An un nuovo volto. Percorso che a Fini è costato defezioni e abbandoni eccellenti come quelli di Storace e Buontempo. Ora, a un anno di distanza, il leader di An si ritrova solo. Solo sul palco dell’Ergife.

Il rapporto con Casini è al momento freddo. L’Udc veleggia al largo della CdL anche senza avere intenzione di approdare verso le coste dell’Unione. Con il Cavaliere ha dovuto constatare un cambio di atteggiamento. Come anticipato da L’Occidentale giovedì scorso Berlusconi ha confermato a Fini che è lui a dare le carte. Non è vero, infatti, che non ci sia strategia nella CdL. C’è eccome. Solo che purtroppo per Fini è quella di Berlusconi. Il progetto del partito unico l’ex premier non l’ha abbandonato ma rimodulato secondo le sue esigenze. L’accelerazione che c’era stata un anno fa e che aveva spinto Fini a farla sua nasceva dalla convinzione che dopo la sconfitta elettorale e quella, pesante, sul referendum il berlusconismo fosse passato di moda e che bisognasse prepararsi a nuove formule politiche nel centrodestra. Sembrava spianata la strada per Fini. Invece in un anno è cambiato tutto.

Il Cavaliere è in uno stato di grazia ed i sondaggi danno Forza Italia ad oltre il 30 per cento. La prospettiva di una fusione tra “azzurri” e “aennini” non suona più opportuna. Dall’altro lato il governo Prodi ha dimostrato una debolezza ben superiore alle attese e Berlusconi così ha ripreso a dettare l’agenda della politica italiana. Da qui la decisione che il partito unico può aspettare ed anche la sua successione. Perché le due cose devono essere viste insieme. Non c’è partito delle libertà se non c’è intenzione del Cavaliere di lasciare il passo. Così da queste parti hanno cambiato strategia anche perché la sensazione è che al voto manchi davvero poco. La primavera del 2008? Possibile, e questo spiegherebbe anche la volontà degli azzurri di battere la strada del sistema elettorale proporzionale, quello capace di massimizzare la forza elettorale di Forza Italia. La strategia, quindi, è ben definita e tracciata.

Come leggere allora l’uscita di Fini? Dalle parti di Forza Italia quello che si sta verificando non stupisce. Infatti era evidente che il leader di An avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Ma a molti l’impressione è che l’ex ministro degli Esteri stia cercando di spostare l’attenzione dai problemi di An prendendo tempo. A settembre si capirà meglio. Si comprenderà anche il peso effettivo di Storace e della sua “La Destra”. Peso che da via della Scrofa non considerano così poco rilevante come si vuol far credere. Per adesso si attende l’estate ma un dato nel centrodestra è certo: l’attività politica non può prescindere dal Cavaliere. E’ lui in questo momento che detta i tempi e la tattica. E Fini questo sembra averlo ormai capito. Da giovedì pomeriggio.