Con Biden, le “sacche di socialismo reale” tornano alla ribalta

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Con Biden, le “sacche di socialismo reale” tornano alla ribalta

18 Novembre 2020

Su Zoom, la piattaforma on line usata soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria per meeting e congressi, il presidente Usa eletto, Joe Biden, insieme con la vice, Kamala Harris, ha avviato quello che noi, in Italia, chiamiamo “concertazione con le parti sociali”. Un tipo di rapporto, tra l’amministrazione americana e il mondo del lavoro e della produzione, le cosiddette parti sociali, piuttosto inedito negli Stati Uniti.

Evidentemente, le “sacche di socialismo reale” cominciano ad introdursi negli Usa, grazie, probabilmente, alla forte componente di sinistra del partito democratico, che va da Sanders a Elisabeth Warren, passando per Ocasio-Cortez. I quali, tra l’altro, in questi giorni hanno chiesto di occupare dei posti chiave del futuro governo di Biden.

Il presidente eletto, con i sindacati, nel suo intervento ha avvertito che sta per aprirsi un «inverno molto buio» e ha chiesto indirettamente al Congresso di approvare immediatamente un ampio pacchetto di stimoli economici per aiutare i lavoratori, le imprese e i governi statali e locali che lottano per far fronte alla pandemia di coronavirus. Insomma, ha ipotizzato che le casse dello Stato si indebitino.

Si è trattato del suo primo discorso politico di rilievo da quando ha vinto le elezioni, e la linea anti liberista sembra già segnata, nel suo scambio di vedute in cui Biden si è rapportato con leader aziendali e sindacali, come gli amministratori delegati di General Motors, Microsoft, Target e Gap e il capo della United Auto Workers. Il gruppo, sulla piattaforma virtuale, ha discusso di come «riaprire in sicurezza» l’economia americana quando i casi di virus continuano a crescere in tutta la nazione, hanno sottolineato, al contrario del messaggio fiducioso e di ripresa sempre rimarcato da Trump. Molte aziende continuano a lottare con un’attività ridotta e sono ansiose di riportare i lavoratori – e i clienti – da loro, mentre i sindacati hanno insistito sul fatto che le aziende tutelino sempre di più i lavoratori.

Insomma, i discorsi mainstream che oggi purtroppo in Europa sono diventati una cantilena quotidiana. È il segnale che con Biden, gli Usa stanno sempre di più europeizzandosi. I partecipanti hanno affermato che la discussione, vietata ai giornalisti, si è concentrata in particolare su come mantenere le aziende operative e sulla sicurezza sul lavoro – altro punto ripetuto incessantemente nel vecchio continente –  includendo la spinta dei leader sindacali verso una maggiore protezione dei lavoratori attraverso l’amministrazione federale per la sicurezza e la salute sul lavoro. Un’Europa due, in cui Rory Gamble, per esempio, il presidente del sindacato dei lavoratori automobilistici, ha dichiarato in un’intervista di aver esortato Biden ad assicurarsi che l’Osha, il dipartimento del lavoro, emetta «standard rigorosi e applicabili» per mantenere i lavoratori al sicuro durante la pandemia.

Sotto l’amministrazione Trump, invece, l’Osha si è rifiutato di emanare regolamenti specifici relativi al coronavirus, optando, al contrario, per  un atteggiamento liberale rispettoso degli individui, esprimendosi solo attraverso raccomandazioni, non vessando con le ispezioni le strutture al di fuori di quelle industrie potenzialmente con più alti rischi.

Per aiutare le imprese e i lavoratori a farcela, ha detto Biden, il Congresso ha bisogno di far passare rapidamente un incentivo con stimoli per la ripresa, senza però poter affermare di riuscire a trovare un accordo con i Repubblicani, soprattutto al Senato, dove il Gop, al momento, in attesa dei due ballottaggi di gennaio in Georgia, hanno mantenuto la maggioranza. Biden ha inoltre ribadito il suo sostegno a un piano da 3.4 trilioni di dollari che i democratici della Camera dei Rappresentanti hanno approvato in maggio. Tra gli obiettivi di Biden, la speranza che una dozzina o più senatori repubblicani si uniscano ai democratici su questo pacchetto espansivo di scelte economiche. Tale aiuto includeva anche assegni pari a 1.200 dollari a favore di americani a reddito medio e basso, e nuovi prestiti per le piccole imprese, in aggiunta ad un’assistenza governativa statale e locale e a programmi federali estesi di test e tracciamento dell’epidemia.

Dopo le dichiarazioni di Biden i mercati finanziari si sono ripresi lunedì scorso, in seguito all’annuncio della casa farmaceutica Moderna sul vaccino contro il coronavirus, dichiarato efficace al 94,5%. Tuttavia sono poche le possibilità che la Camera approvi un piano da 3,4 trilioni di dollari. Il senatore Mitch McConnell del Kentucky, il leader dei repubblicani, ha chiesto un disegno di legge «altamente mirato»: i repubblicani sostengono un pacchetto che costerebbe circa 500 miliardi di dollari. Comunque, ha detto il senatore Roy Blunt, del Missouri, un accordo coi democratici «è sempre meno probabile».

Tra i piani di Biden, l’annullamento del debito dei prestiti studenteschi, difficile da attuare. L’idea sarebbe di sgravare gli studenti che si sono indebitati per accedere all’università, di una cifra di circa 10 mila dollari ciascuno. Nella campagna elettorale, in aggiunta, Biden aveva anche promesso l’istruzione gratuita per tutte quelle famiglie che hanno un reddito inferiore a 125 mila dollari. Un’agenda che rimarrà chiusa sul suo tavolo.