Con Cameron e Clegg scatta la fase delle “Klein Koalition” in Europa

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Con Cameron e Clegg scatta la fase delle “Klein Koalition” in Europa

08 Maggio 2010

Il day after dei laburisti si rivela in tutta la sua crudezza. Gordon Brown si era illuso di essere la ninfa Calipso, in grado di intrattenere l’elettore Ulisse per molti anni. Oggi invece si ritrova con una Apocalypso personale. Ma crolla tutto il Labour party (che perde 90 seggi, di fronte ai 96 guadagnati dai Tories di Cameron), mentre i partiti eurosocialisti sono ridotti a gestire le enclave spagnola, greca e portoghese.

Premessa necessaria
I
l sistema informativo britannico è serio. Un secondo dopo la chiusura delle urne sono stati mostrati gli exit polls, realizzati unitariamente da diverse holding editoriali, come Sky e Bbc, e le previsioni sono state molto vicine alla realtà.

Invece in Italia dopo la chiusura dei seggi si è parlato soprattutto della “coalizione” lib-lab di Clegg e di Gordon Brown, sullo speciale di RaiNews24. Questa opzione sembra improbabile in una nazione che segue il dettato di Thomas G. Masaryk: “La democrazia moderna non mira a governare ma ad amministrare”. La democrazia, cioè, non mira a congiure, manovre, furberie, ma deve pragmaticamente affidarsi ai rappresentanti scelti dall’elettorato.

I lab hanno tradito questo princìpio
Nelle ultime settimane hanno contribuito a creare dei fuochi fatui, a partire dal rischio del così detto hung parliament, una balla da prima Repubblica italiana, fino all’invenzione del matrimonio lib-lab.  Improvvide anche le dichiarazioni che chiedevano di non assegnare a Cameron l’incarico di formare un nuovo governo. I laburisti sono scesi dalla stratosfera, dopo che lo stesso Nick Clegg ha dichiarato che Dave Cameron era legittimato a governare, aggiungendo che i liberaldemocratici sono disponibili a trattare coi conservatori.

Terza donchisciotteria: prevedere nuove elezioni in autunno, per risolvere la mancanza di governabilità. Si figuri se gli inglesi hanno voglia di affidare a un governo di transizione il traghettamento verso la ripresa.

Il quadro parlamentare: la maggioranza assoluta si ha con 326 seggi. I tories ne ottengono 304; i laburisti 257; i liberaldemocratici 57 (-5). I verdi ottengono un seggio, pur prendendo solo il 20% dei voti dei partiti estremisti, che però non prendono seggi. 

Perché il Labour ha perso?
Lo ha affermato Alessio Altichieri, corrispondente del Corriere della Sera: “Non hanno più idee politiche né proposte per la società”.

La colpa peggiore di Gordon Brown si trova in un suo orrendo saggio pubblicato dalla Fabian society. Nel testo Brown evoca ancora una volta la Terza Via di Anthony Giddens –basata sulla sindrome dell’asino di Buridano, che ha ucciso le sinistre comuniste e socialiste in tutta l’Eurasia, fin dai tempi dell’eurocomunismo italiano. La Terza via consisteva in una rifondazione delle socialdemocrazie, ma insistendo nel rifiuto del capitalismo (se non nella formula che “il mercato deve essere guidato dal pubblico potere”). E’ una formula alla Hu Jintao, vincente nelle dittature ma perdente nelle democrazie. Inoltre ci si chiede come mai Brown difenda l’intervento statale nell’economia privata, lamentando che la crisi sia colpa del liberismo alla von Hayek e del Laissez faire, se poi non dice agli elettori/lettori che al governo di Londra, prima e durante la crisi, non c’erano i “liberisti” ma proprio i laburisti. E’ come nel caso della Grecia e della Spagna: i laburisti hanno predicato un’equidistanza tra capitale e lavoro. Hanno risolto il busillis con due errori: 1) il culto teologico per la finanza, grazie al quale hanno trascurato in maniera colpevole l’industria, a differenza di Italia, Francia e Germania; 2) il culto mistico per l’edilizia, che ha permesso di costruire splendide architetture, immensi centri commerciali, deserti di cemento alla De Chirico, dove però non circolano merci né uomini. La bolla immobiliare, appunto, che non era liberista nemmeno in America, ma clintoniana.

Infine dobbiamo ricordare che il termine Terza Via è di infausta memoria fascista, essendo nato ai tempi del congresso di San Sepolcro (1919) con lo scopo di individuare una “terza via” alternativa a comunismo e capitalismo. Qui casca l’asino (di Buridano) e si ha il senso della modernità “progressista” dei movimenti eurosocialisti, ben lontani dal change di Obama.

Inoltre i lab pagano il lungo governo: gli inglesi credono nell’alternanza e sanno che una permanenza lunga nelle stanze del potere genera tentazioni capziose.

Limiti e pregi di Cameron
Cameron non ha ancora una grande squadra di governo e non ha il carisma di una Thatcher. Il suo programma non è aggiornato per affrontare la crisi, e il partito manca di un blocco sociale di riferimento. Il programma dei tories si basa sulla riduzione dello Stato e sulla rivoluzione etica, che anche in Italia deve diventare un tema dominante, da opporre alla deriva nazional-giustizialista.  

L’etica è la base di ogni futuro programma politico, perché è l’unico principio condivisibile al di sopra delle diverse culture, religioni, e si pone al di là del dualismo destra-sinistra, ormai inadatto a distinguere società stratificate e migratorie. L’etica è il fondamento della polis, scriveva Aristotele: “Il fine della scienza politica è rendere i cittadini dotati di qualità e praticanti il bene”. La difficile scommessa consisterà nel tentativo di migliorare le performances economiche, agganciando la ripresina americana, e scardinando la browneconomics.

Il disastro economico in sintesi
Il deficit statale è di 160 mld sterline, simile a quello greco. L’abbandono delle industrie e la persistenza del welfare ha fatto in modo che il primo datore di lavoro sia lo Stato, il che rende difficile tagliare i posti di lavoro improduttivi (così come in Grecia, dove l’assistenzialismo di Nuova Democrazia non è stato diverso da quello dei governi socialisti).
Pertanto sarà il welfare ad essere colpito dai tagli di Cameron. Il Pil negli ultimi due anni è sceso del 6%. La crescita appare rallentata come in tutta Eurolandia ma per giunta galoppa l’inflazione, salita al +3,5%. I disoccupati sono due milioni e mezzo.

Insegnamenti per l’Italia
In queste elezioni i media mainstream e lo stesso Gordon Brown hanno cercato di cavalcare la tigre Nick Clegg, pensando di poter arrivare a un governo di coalizione lib-lab, non commendevole. Si pensa piuttosto a un governo liberalconservatore, di segno opposto. Andiamo controcorrente: fino a ieri tutti osannavano i liberaldems come obamiani. Ma Obama non ha vinto solo grazie ai talk show e ai media. Clegg invece ha perso, tuttavia il suo endorsement per Cameron e il rifiuto di andare all’abbraccio della morte con Brown (se sarà così), hanno un’importanza da non sottovalutare.

Gli analisti diranno che il ridimensionamento di Clegg significa una conferma per il bipolarismo. Non ne sono sicuro. E’ possibile che i libdem impongano una legge elettorale proporzionale, ma non è questo il punto. La novità è la necessaria revisione del bipolarismo, dopo la lillupizianizzazione dei socialisti, ormai simili ai vecchi conservatori statalisti e welfaristi, come lo furono i totalitarismi centroeuropei e quelli comunisti in Eurasia.

Verso le Klein Koalition
In Germania si governa con le Grosse Koalition. Ma anche nell’Italia bipolare in realtà si governa con una “Klein” (=piccola) Koalition, formata da Lega e Pdl. E’ possibile che l’elettorato si divida in nuove forme. Si aprono fluidità che sarebbe un errore non percepire e non cavalcare. Non parliamo delle “Terze vie” che finora si sono affacciate in Italia, visto che Rutelli, Casini, Fini o Montezemolo non sono alfieri di un Change quanto pedoni di uno short range. Tuttavia il fenomeno delle Klein Koalition crescerà, grazie alla tecnica di comunicazione orizzontale/verticale, e con una società più fluida e matura, dopo il ridimensionamento delle bolle finanziarie ed edile. Benvenuti in questa nuova fase.