Con Canova e Hayez Roma rivive il fascino dell’800

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Con Canova e Hayez Roma rivive il fascino dell’800

23 Marzo 2008

Ottocento rappresenta sicuramente una grande sfida.

I 130
capolavori selezionati da Maria Vittoria Marini Clarelli, Soprintendente alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, i
maggiori studiosi di arte del secolo, sono stati scelti allo scopo di
restituire al pubblico odierno non solo la complessità ma anche l’emozione di
un secolo oggetto recentemente di un approfondito recupero storiografico.

L’Ottocento è stato un’epoca ricca di
profonde ambiguità e contraddizioni. Furono gli anni delle lotte risorgimentali
e della libertà e della indipendenza nazionale, ma allo stesso tempo l’età del
Risorgimento sembrò segnare la perdita del primato che per secoli la civiltà e
la cultura italiana avevano detenuto sul resto del mondo. Il melodramma di
Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi e Puccini fu e rimarrà universale, ma nel
campo artistico solo le sculture del Canova, di inizio secolo, e le pitture di
Boldini e Segantini, alla fine, hanno goduto di quella che si può definire una
vera fortuna internazionale.

Il
fine è dimostrare come una serie di pittori straordinari, tra Roma e Milano,
Firenze e Napoli, abbiano lottato in contesti e situazioni storiche difficili,
per realizzare opere che fossero all’altezza della migliore tradizione
nazionale.

Ecco
quindi spiegata la sfida: sono stati scelti quei protagonisti che hanno saputo
affrontare con coraggio e originalità la dialettica serrata tra tradizione e
innovazione, scegliendo la via della modernità. Un confronto fra la vecchia e
la nuova epoca perfettamente espresso dai lavoratori in marcia del Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da
Volpedo, che incedono fieri e nobili, inconsapevolmente simbolo delle speranze
di un mondo nuovo con cui si chiudeva il XIX secolo.

Un
glorioso passato il cui splendore sembrava sempre più lontano ed inafferrabile,
e che oggi le grandi opere della stagione romantica e napoleonica, le ricerche
“macchiaiole” e l’impegno naturalista, ed ancora le inquietudini scapigliate e
simboliste di fine secolo, cercano di far rivivere, insieme alla trasformazione
dei generi.

Appiani, Palagi, Hayez e i rappresentanti della Scuola Romantica a Milano, i Macchiaioli come Fattori,
Lega, Signorini a Firenze, i vedutisti
della Scuola di Posillipo e Morelli a Napoli, hanno saputo interpretare il
lento, anche se dorato, tramonto dell’ideale classico e delle regole ritenute
immutabili dell’Accademia, e hanno fatto propri, in nome della verità, i grandi
ideali popolari del Risorgimento e dei conflitti esistenziali del Romanticismo
con cui si afferma un nuovo sentimento della natura che supera l’idea di un
paesaggio ideale nobilitato dai riferimenti alla mitologia o alla storia. La
semplice natura e la vita quotidiana nei Macchiaioli, che cominciano ad
affermarsi dopo l’unità d’Italia, i misteriosi percorsi dell’animo in Morelli,
come una nuova idea di bello che corrispondesse alle inquietudini dell’uomo
moderno, continuano questo straordinario percorso d’arte.

Gli strepitosi ritratti, come quello della famiglia
Belgiojoso
di Giuseppe Molteni, quadro storico dalle dimensioni monumentali,
i sensuali nudi femminili, non senza riferimenti mitologici, dell’autore del Bacio, Francesco Hayez, le malinconiche scene familiari, come
l’indimenticabile Canto di uno stornello di Silvestro Lega, le smaglianti tavolette e gli intensi ritratti di Giovanni Fattori che in Le macchiaiole, fa si che inusualmente
tre semplici contadine occupino lo spazio di un dipinto austero e pacato di grande
formato, vogliono restituire le passioni, tra speranze e delusioni, di un paese
in lotta per la propria indipendenza e per la creazione di una società più
giusta.
 

Lo
stesso Bacio di Hayez, famoso dipinto
presentato per la prima volta all’esposizione di Brera del 1859 per festeggiare
l’ingresso a Milano di Vittorio Emanuele III e Napoleone III, deve la sua
immediata popolarità e la successiva fortuna ad un senso di mistero legato
essenzialmente al suo significato politico. Due giovani che si baciano prima
che lui parta, preludio di un atto politico da cui sarebbe nata allora la
nazione. Amore romantico vissuto non solo come passione per la propria donna,
ma anche per la propria patria, ennesimo afflato rivoluzionario, solo due prima
della indipendenza italiana.

Una
mostra, quindi, da non perdere. Non solo per il suo notevole contenuto
artistico, in quanto cambia il modo di vedere e rappresentare la realtà,
elaborata (non più nelle Accademie), negli studi degli artisti e nelle sale
espositive in cui il pubblico popolare e la critica partecipano.

Ma
anche e soprattutto per la forza emotivamente trascinante che da questa mostra
traspare, grazie a degli accostamenti insoliti di opere e artisti che
rispecchiano la molteplicità delle idee e dei sentimenti ottocenteschi,
ricomponendo la mappa di un secolo lungo e affascinante, che per noi italiani
ha significato romanticismo e lotte risorgimentali, indipendenza nazionale e
decadentismo, tutto espresso da vorticose trasformazioni in pittura.