Con Fabiani Prodi conquista un altro posto nel Cda della Rai
10 Settembre 2007
di Guido Forte
Arriva Fabiano Fabiani. Dopo quattro mesi di battaglia legale e poi politica Romano Prodi ce l’ha fatta. Angelo Maria Petroni, consigliere del Consiglio d’Amministrazione della Rai, abbandonerà il CdA per fare posto al fedelissimo del premier. L’Assemblea degli azionisti Rai ha deciso per la revoca di Petroni e per il subentro di Fabiani. Un vero e proprio colpo di mano, come la Casa delle Libertà ha immediatamente definito l’operazione. Ma che per molti non finirà qui. Già lo stesso Petroni ha annunciato che “impugnerà in qualunque sede la decisione dell’Assemblea degli azionisti perché illegittima ed affetta da vizi di nullità ed annullabilità”. Inoltre il prossimo 8 novembre il Tar del Lazio deciderà nel merito del ricorso presentato questa estate da Petroni. Una sentenza che potrebbe riaprire i giochi e soprattutto mettere ancora più in evidenza la forzatura del governo.
La vicenda, come è ormai noto, è cominciata nello scorso maggio. L’undici per la precisione, quando il ministro dell’Economia e delle Finanze Padoa Schioppa decide che è venuto meno “il rapporto di fiducia con il suo rappresentante”. Da qui l’avvio della procedura di revoca che subisce un primo stop il 7 giugno dalla prima sezione del Tar che blocca la procedura. Il primo agosto però il Consiglio di Stato accetta il ricorso del Governo e la procedura di revoca riparte. Fino ad oggi: con l’uscita di Petroni e la nomina di Fabiani.
Una sostituzione che lo stesso presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Mario Landolfi, ha bollato come “emergenza democratica” frutto di un “governo ingordo di poltrone e di potere”. Più pesante Maurizio Gasparri che ha annunciato come protesta quello dello “sciopero del canone”. Forza Italia, anch’essa molto critica, si appella a Napoletano, mentre il capogruppo degli azzurri in Senato, Renato Schifani, chiede al Governo di riferire in Parlamento.
Una situazione difficile anche perché adesso, grazie al controllo della maggioranza del CdA (è del centrosinistra sia l’indicazione del direttore generale, sia quella del presidente Claudio Petruccioli, spinto nella scorsa Legislatura) la compagine di governo si troverà nella mani l’intera Azienda. En plein che consentirà di fare e disfare nomine a piacimento senza alcun freno. In realtà però la scelta di Fabiani pone qualche problema anche allo schieramento unionista, essendo il presidente di Acea – la municipalizzata dell’energia elettrica e della fornitura idrica di Roma – emanazione diretta di Romano Prodi. Per lui si tratta di un ritorno in Rai visto che nel 1955 è entrato nell’Azienda dopo un concorso e vi è rimasto per 23 anni gestendo diverse cariche dal direttore di tg fino al ruolo di Vice Direttore Generale per il coordinamento delle Direzioni Tecnica, Amministrativa, Commerciale e del Personale. Poi passa all’Iri, dove incontra Romano Prodi, a cui resterà sempre legato da profonda amicizia. Nel 1978 è quindi direttore centrale all’Iri. Dal 1979 al 1981 amministratore delegato della Società Autostrade. Dal 1981 Consigliere di Amministrazione e direttore generale di Finmeccanica, ed infine dal 1985 amministratore delegato. Poi nel 1995 viene nominato presidente della stessa società rassegnando le dimissioni nel 1997. Dal 2000 al 2003 è a Cinecittà Holding come amministratore delegato ed attualmente è presidente di Acea Spa. Incarico che non abbandonerà dopo la nomina a consigliere del CdA Rai.
Un curriculum di tutto rispetto, da vero “prodiano di ferro”. E proprio questo potrebbe portare una serie di problemi all’interno della coalizione. La dichiarazione di Marco Follini, lapidaria, è eloquente: “Quella di Fabiani è una scelta più giusta che nuova. La condivido”. Romano Prodi ha infatti messo un altro tassello nella complessa macchina paese: dall’economia fino alla tv, il professore bolognese può contare su una messe di persone e di uomini di riferimento. Una ragnatela che sta ampliando il proprio potere e che perdurerà anche dopo la fine di questa legislatura. Dall’altro lato però la nomina rischia di mettere in subbuglio alcuni equilibri all’interno della sua coalizione. Infatti i vari cespugli che chiedevano rappresentanza nel CdA continueranno a vedere negate le loro richieste vedendo invece rafforzate le posizioni prodiane. Le reazioni negative di Udeur e dell’Italia dei Valori sono indicative in tal senso. E’ evidente che adesso si apre una nuova contesa nella maggioranza considerando anche che non sono solo i cespugli ad essere in fermento. Dalle parti dei Ds e della Margherita, infatti, il clima non è dei migliori. Non trapela dalle dichiarazioni ma l’irritazione dei vertici è palpabile. Del resto, soprattutto in Rai la “longa manus” di Prodi si fa sentire. Prima Riotta, poi il tentativo (che forse riuscirà) di piazzare Minoli ad una direzione, Badaloni che approda a Rai International edora Fabiani. Scelte che alla fine potrebbero pesare sui delicati equilibri della maggioranza e anche sullo spirito di coalizione dei due maggiori partiti. Ma intanto il premier va avanti. C’è da giurarci che dopo di lui ci sarà il diluvio. Di consensi per la CdL, s’intende.