Con gli operai (della Mangiarotti), per il nucleare

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Con gli operai (della Mangiarotti), per il nucleare

09 Luglio 2010

La Mangiarotti Nuclear (ex Breda, ex Ansaldo Energia) è un’industria lombarda che produce componentistica speciale per il settore nucleare. In passato le maestranze meneghine hanno costruito 6 grossi generatori a vapore per la centrale di Palo Alto in Arizona, ricevendo un bel po’ di complimenti dagli americani. Attualmente lavoravano a una commessa per una centrale cinese, per conto della multinazionale Westinghouse. Ma il management del gruppo vuole ridimensionare l’organico del capoluogo lombardo e spostare parte delle attività in altre città del Nord Italia o fuori dal nostro Paese. Da qui la manifestazione di protesta, e il suo "contenimento" – dispiace ripetersi dopo i fatti di Piazza Venezia – a suon di manganelli (C’è una sentenza della magistratura che ha dato ragione ai lavoratori, ma è stata aggirata con un blitz).

Ma facciamo un passo indietro. Da che mondo e mondo il nucleare non è una battaglia che fa battere il cuore alla sinistra. I dirigenti del Pd e dei raggruppamenti comunisti lo hanno sempre criticato, giudicandolo una follia fuori tempo massimo per la storia italiana. Quindi logica avrebbe voluto che la sinistra milanese non si impicciasse di queste rivendicazioni, considerando che – se il piano nucleare del governo andasse in porto – la Mangiarotti e i suoi operai forse vivrebbero una nuova stagione meno all’insegna della crisi.

E invece, sorpresa. Leggiamo il comunicato diramato dal Pd di Sesto San Giovanni, insieme a Sinistra e Libertà, Rifondazione Comunista, l’Italia dei Valori: “In merito allo sgombero avvenuto questa mattina, esprimiamo solidarietà ai lavoratori che hanno manifestato per il rispetto della sentenza del Tribunale, che imponeva alla società di mantenere la lavorazione dei pezzi presenti nella fabbrica di viale Sarca”. Se sappiamo ancora leggere due frasi in fila in italiano significa che la sinistra che si batte per il lavoro, e fin qui ci siamo, adesso lotta anche per il nucleare. Non per il nucleare italiano, visto che i pezzi vengono venduti all’estero. Ma è un primo passo nella direzione opposta alla crociata contro l’atomo che domina nei giornali e nei salotti bene della borghesia italiana.

Per cui ci chiediamo se per caso non stia avvenendo un piccolo miracolo, proprio in quel mondo operaio di cui periodicamente si annuncia l’estinzione. La sinistra e i sindacati che riscoprono il nucleare (la base, non i dirigenti). Non è un paradosso. Nell’America del secolo scorso, per lungo tempo, e prima che i democratici sostituissero i transgender alla classe operaia, le grandi Unions furono avversarie temibili ma anche formidabili alleati della grande industria, compresa quella bellica. In questo senso, la protesta dei lavoratori della Mangiarotti non dovrebbe dispiacere al governo Berlusconi: mantenere nel nostro Paese professionalità e conoscenze che per troppo tempo abbiamo disperso in giro per il mondo, mesmerizzati dai tanti e sornioni detrattori del nucleare. Che sia venuto il giorno del giudizio? Finalmente anche la sinistra riconosce le potenzialità occupazionali della rivoluzione nucleare.