Con i tagli al 5 per mille volontariato e associazioni sono a rischio fallimento
23 Novembre 2010
E’ vero, la manovra economica ha dovuto fare i conti con la crisi. Ma il taglio al 5 per mille deciso dal ministro Tremonti è forse un sacrificio troppo alto che le regole della finanza pubblica hanno imposto al mondo del Terzo Settore. La nuova legge di stabilità, votata nei giorni scorsi dalla Camera, sembra aver ridotto drasticamente il tetto alla copertura: dai 400 milioni del 2009 a soli 100 milioni. In questo modo, il finanziamento risulta diminuito del 75%. In pratica è come se dal 5 per mille si passasse all’1, 25 per mille.
Un duro colpo, che riguarda realtà importanti come le tante organizzazioni cristiane che operano al livello internazionale o le associazioni di volontariato. Una lista che potrebbe allungarsi all’infinito, comprendendo le migliaia di onlus che operano sul territorio e che portano il loro aiuto prezioso ai malati terminali e agli anziani negli ospedali. Una presenza silenziosa ma preziosa e irrinunciabile. Soprattutto perché soccorre e colma vuoti altrimenti destinati a rimanere tali, sostituendosi, in settori come la sanità e i servizi sociali al servizio pubblico.
E ciò che preoccupare maggiormente è che il taglio arriva in momento particolare, quando l’esigenza di solidarietà e di assistenza si fa più forte. Quando la spesa sanitaria, specie in alcune regioni, riesce a garantire a stento i servizi essenziali e l’intervento di questo “esercito” invisibile contribuisce ad abbattere costi altrimenti insopportabili per le strutture pubbliche. Negli ultimi anni è aumentato in maniera preoccupante il numero dei cittadini in stato di bisogno: per loro il Volontariato e il Terzo Settore ha svolto un ruolo essenziale. Una così drastica riduzione di fondi rischia di compromettere seriamente la possibilità di continuare questa opera per il futuro.
Attività e progetti che hanno supportato tante emergenze sociali e che hanno rappresentato un forte elemento di coesione sociale, soprattutto perché si tratta di risorse che sono gli stessi cittadini a destinare al volontariato, rischiano di svanire. Per questo il mondo del no profit ha deciso di alzare la voce, manifestando tutto il proprio disappunto per una decisione che appare “grave e pericolosa”, come ha sottolineato Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore.
“Il Cinque per mille è una scelta dei cittadini – ricorda Massimo Marcucci, direttore del Centro Servizi per il Volontariato di Pescara -. Tutto il resto è deciso al livello centrale. E’ stata una grande novità proposta dalla nostra legge di cui tutti hanno compreso il grande significato. E soprattutto è una forma di sussidiarietà fondamentale per le organizzazioni più piccole, ma non per questo meno significative, che senza la generosità dei cittadini non potrebbero sopravvivere”. Per Marcucci in molti casi, le conseguenze di questi tagli saranno paralizzanti: “anche le grandi organizzazioni – continua il direttore del CSV – che avevano programmato delle attività facendo affidamento su una continuità di entrate, dovranno ridurre se non addirittura rinunciare a servizi e aiuti nel sociale, nella protezione civile, nella sanità e anche nella cultura. Con la conseguenza che ci sarà una maggiore richiesta e pressione sul pubblico, che forse spenderà di più rispetto a quanto tolto al Terzo Settore”.
Una preoccupazione condivisa da Cosimo Trevisani, direttore del Banco Alimentare di Abruzzo e Molise. Il Banco Alimentare rappresenta un’importante realtà del no profit. Ogni anno organizza la Giornata della Colletta Alimentare, invitando i cittadini a devolvere, per un solo giorno, parte della loro spesa quotidiana. Solo l’anno scorso sono state 1.911 le tonnellate di alimenti distribuiti e nel 2010 gli enti convenzionati con il Banco – mense per i poveri, associazioni di volontariato, parrocchie – sono diventati 224. Tra Abruzzo e Molise, infine, sono 36.669 le persone indigenti che sono state assistite. Se crolla la rete di solidarietà messa in piedi da queste associazioni, chi andrà a coprire tali bisogni?
Negli ultimi anni il mondo del no profit si è già dovuto rimboccare le maniche. La crisi ha fatto venir meno i contributi delle imprese e anche i privati hanno ridotto le donazioni. Far quadrare i conti è quindi diventato sempre più difficile e questa ulteriore riduzione potrebbe rappresentare il colpo di grazia.
L’onorevole Maurizio Lupi, da sempre vicino al mondo delle associazioni, ha assicurato che le cose, per il 5 per mille, non stanno esattamente così. E che basterà aspettare aprile per veder ripristinata la copertura di 400 milioni. “Sono stati coperti solo i primi 4 mesi del 2011, ma in aula il Governo è intervenuto e ha dato il suo impegno a coprire i restanti otto mesi – ha assicurato -. Dobbiamo solo lavorare tutti insieme perché questa è una conquista di tutti e non di qualcuno”.