Con il cuore e la mente a Brindisi, dove stanno le ragioni della nostra battaglia

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Con il cuore e la mente a Brindisi, dove stanno le ragioni della nostra battaglia

20 Maggio 2012

“In Puglia ci sono beni confiscati alle mafie dove tanti giovani si danno da fare per ridare a questo nostro paese più legalità, più dignità, più lavoro, più giustizia sociale. Lo stesso avviene in tante scuole della Regione e del paese dove i ragazzi come quelli colpiti oggi dall’attentato imparano non solo le materie del sapere ma anche l’alfabeto della cittadinanza e della corresponsabilità. Che questo fatto violento, incredibile, non può farci dimenticare la meraviglia di questi ragazzi impegnati a costruire il loro ma anche il nostro futuro” (Don Luigi Ciotti, 19 maggio 2012)

Benevento, Spring School – A metà dei lavori esplode in aula la notizia di una bomba piazzata davanti alla scuola superiore “Morvillo Falcone” di Brindisi. Il bilancio è di 7 feriti gravi. Melissa Bassi, 16 anni, ha invece perso la vita nell’esplosione. Non ci sono ancora conferme, ma, per molti, l’attentato porterebbe la firma della Sacra Corona Unita.

La tragedia consumatasi a Brindisi riecheggia i nomi delle vittime della strage di Capaci e riapre una ferita mai rimarginata. La mafia colpisce lo Stato, i magistrati, gli imprenditori. E anche i ragazzi di 16 anni.

La morte di Melissa è un duro colpo. Come rivolgere lo sguardo “oltre le Alpi”, come suggerito dal professor Domenico Villacci, quando a casa nostra il terrorismo – a prescindere dalla matrice da cui ha origine – cerca di imbrigliare la legalità, la libertà, la democrazia? Come guardare al futuro e pensare a innovare quando l’esplosione di tre bombole di gas ci riporta indietro di 20 anni, paralizzando il Paese nel lutto?

La Carovana Antimafia ha raggiunto Brindisi, ma la manifestazione prevista è stata sospesa, così come, in segno di lutto, è stata cancellata la notte dei musei prevista ieri in diverse città italiane. Noi studenti alla Spring School ci chiediamo se, nonostante il dolore – che di certo ci unisce tutti in questo giorno, oggi come 20 anni fa -, questa sia stata la giusta risposta, il giusto segnale da dare.

In aula ci siamo uniti tutti, seguendo l’invito di Erminia Mazzoni, in un minuto di silenzio.

Un minuto lungo. Di riflessione. Di dolore. Un minuto per Falcone, Borsellino, Melissa.

Un minuto per l’Italia.

Finito quel minuto, di cose da dire ce ne sono e fanno rumore. Di cose da fare per cercare di cambiare la situazione e portare avanti un sogno, quello di due uomini uniti dallo stesso obiettivo, da quella sete di giustizia che non li fece mai indietreggiare pur consapevoli dei pericoli cui andavano incontro.

Come studenti e giovani ci sentiamo abbattuti ma non vinti. Ci piace pensare che se fossero stati qui, oggi, in questo triste giorno, Falcone e Borsellino avrebbero reagito. Ci piace pensare di dovere e poter reagire noi per lei, per loro.

Ci piace pensare che Paolo Borsellino avrebbe detto “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.