Con il decreto Milleproroghe è in gioco il futuro de L’Aquila e dell’Abruzzo

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Con il decreto Milleproroghe è in gioco il futuro de L’Aquila e dell’Abruzzo

09 Febbraio 2011

di D.M.

Avviato in Senato l’esame del decreto "milleproroghe", una norma che, varata alla fine di dicembre, dovrà essere convertita in legge entro la fine di febbraio. Il testo potrebbe diventare terreno di battaglia su non pochi argomenti, in uno scenario così politicamente complesso, aggressivo e troppo spesso fazioso.

Diversi gli emendamenti presentati dai Senatori abruzzesi a beneficio del proprio territorio, dalla ulteriore proroga della sospensione delle scadenze fiscali per i Comuni colpiti dal sisma, a misure operative dirette ad agevolare la normalizzazione delle attività economiche, produttive, sociali e culturali, fino alla proroga di  sostegno finanziario a favore di soggetti, aventi sede nel cratere, operanti nel campo della cultura.

Attenzione, dunque, per gli aspetti più pratici ed essenziali, per fronteggiare le difficoltà materiali, ma anche supporto alla produzione di cultura, bene immateriale per eccellenza, e alla creatività umana, perché proprio quando l’orizzonte si fa scuro, la cultura assume un valore aggiunto in funzione di sviluppo dell’individuo e dell’intera comunità.

Ed è questo che dovrebbe preliminarmente apprezzarsi; prima ancora di qualsiasi altra questione di ammissibilità, pertinenza, merito, il futuro dell’Aquila e dell’Abruzzo non dovrebbe ridursi ad una mera questione politica.

In Abruzzo, più che altrove, gli obiettivi di risanamento e sviluppo dovrebbero essere riempiti di contenuto e, sgomberato il campo dagli ultimi combattenti facinorosi e dalle pretestuose macerie ideologiche, dovrebbe rendersi concreto quel processo di modernizzazione e di riforma da più parti dichiarato e voluto, ma non ancora compiuto.

La tanto auspicata alleanza tra sistema istituzionale e sistema territoriale potrà avere un riscontro economico, sociale, civile e culturale, soltanto a condizione che, sia a livello centrale sia sul territorio, il fine ultimo divenga un autentico miglioramento della dialettica parlamentare e sociale, a beneficio della salute collettiva.

Non dovrebbe esistere una tempistica da rispettare per accordi allargati, "bipartisan", un troppo tardi o un troppo presto per attuare progetti e riforme che accrescano il benessere dei cittadini. Progetti e riforme andrebbero fatti, hic et nunc.Questo sì che potrebbe davvero innescare un ciclo virtuoso verso il cambiamento, consentire di toccare con mano gli effetti portentosi di un’autentica innovazione, all’insegna della trasformazione e della discontinuità con un sistema troppo spesso animato da ragioni e cause di ridotto spessore civile e morale.

Ricomporre civilmente il Paese con tempra, solidità e visione lungimirante del bene comune, riportando al centro il concetto di responsabilità. Questo sì che sarebbe davvero innovativo.