Con il ‘generale agosto’ la politica non va in vacanza, anzi
06 Agosto 2012
Agosto, da sempre, è il mese delle grandi manovre. Seppur balneari. L’attività parlamentare, infatti, dovrebbe concludersi mercoledì prossimo, alla Camera, con il voto finale sulla spending review. Eppure, nonostante l’ombrellone sia pressoché alle porte, si preannuncia un’estate infuocata. Due i temi principali: il tourbillon delle alleanze e la riforma della legge elettorale.
Sotto il primo aspetto, sembrerebbe in procinto di nascere un nuovo e, verrebbe da dire, bizzarro cartello di centro-sinistra composto – dal centro verso la sinistra – da Udc, Pd e Sel. In un colloquio di domenica scorsa con il Corriere della Sera, Rocco Buttiglione ha benedetto l’intesa con Bersani e Vendola. Due, tuttavia, i paletti fissati dal presidente dell’Udc: esecutivo in continuità con ‘l’agenda Monti’ ed eventuale diversa maggioranza sulle questioni eticamente sensibili.
“O Buttiglione non sa di che cosa parla oppure raggiunge il massimo della mistificazione”, ha dichiarato al riguardo il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. E sempre sul fronte pidiellino, è il senatore Raffaele Lauro a denunciare le mire quirinalizie di Pierferdinando Casini. Mire possibili grazie, soprattutto, al probabile accordo a sinistra: “Dietro queste manovre ai più indecifrabili, si celano inconfessabili aspirazioni al Quirinale di vecchi gattopardi”, ha commentato Lauro.
Insomma, ex alleati oramai à la guerre, se è vero che Lorenzo Cesa (Udc) ha voluto – ironicamente, neanche a dirlo – “ringraziare” gli amici del Pdl, declinando nel contempo “i loro consigli ed i loro avvertimenti”.
Alleanza Udc, Pd e Sel, dicevamo. Tesa ad escludere, su fronti opposti, l’Italia dei valori e Futuro e libertà. Antonio Di Pietro sta tentando, in questi giorni, di sparigliare le carte dalle pagine del suo blog: “Tutto siamo tranne che isolati. Senza vanterie, siamo la maggioranza”, ha spiegato l’ex pm. Ma la messa all’angolo dell’Idv rappresenta un’evidenza fattuale, il frutto di un percorso politico intrapreso negli ultimi tempi dai democrats, e volto ad escludere chi, sempre secondo l’analisi dei dirigenti di Largo del Nazareno, ex facto si starebbe autoescludendo da un patto di centro-sinistra mediante l’utilizzo di toni – meglio tardi che mai la presa d’atto piddina, ndr – anti-istituzionali.
In Fli, invece, si scontrano due anime oggettivamente inconciliabili: da un lato, è Fabio Granata (Fli) ad auspicare l’apertura del suo partito proprio all’Italia dei valori in vista della creazione di un ‘Polo della legalità’; dall’altro, l’ala montiana, con Deodato Scanderebech a proporre “la costituente della coalizione in cui Monti, Casini e Fini lanceranno il progetto programmatico, nel percorso iniziato dal risanamento e del rilancio dell’economia italiana”. Confusione assoluta, dunque. Alimentata dal principio in base al quale, in caso di convergenza Udc – Pd, il partito di Gianfranco Fini sarebbe inevitabilmente travolto e destinato verso un inevitabile anonimato.
E il Pdl? E’ di oggi un’intervista a tutto campo del segretario Angelino Alfano a Marco Galluzzo del Corriere della Sera. Oltre ad augurarsi una piena unità europea – politica, economica, finanziaria, fiscale – e la riforma della Bce che trasformi l’istituto di Francoforte in un soggetto prestatore d’ultima istanza, Alfano ha dichiarato di voler proseguire nel solco di quanto già annunciato la scorsa settimana durante una conferenza stampa indetta nella sede romana pidiellina di Via dell’Umiltà: dismettere patrimonio pubblico per 400 miliardi di euro. Un’operazione in grado di “portare il rapporto debito/Pil sotto quota 100%, ridurre la spesa per interessi ed avviare una riduzione della pressione fiscale”.
Inoltre, Alfano ha voluto ribadire l’esistenza di due “visioni contrapposte” tra il Pdl e il Pd: “Loro come partito ‘tassa e spendi’, noi come partito del ‘meno debito e meno spesa’ per ottenere meno tasse”. Per tali motivi, il segretario pidiellino si chiede come possa, il leader di un partito moderato come Casini, “farsi dettare la linea economica dal Pd e dalla Cgil”. Infine, sul dossier legge elettorale, "l’accordo non sarebbe poi così lontano”.
E per ultimo (ma non da ultimo), le sorti del governo. Monti, allo Spiegel, ha confermato l’intenzione di rimanere in sella fino alla scadenza naturale della legislatura, prevista per l’aprile del 2013; Alfano, dalle colonne del quotidiano di Via Solferino, ha affermato di voler lavorare affinché l’esecutivo giunga a fine mandato purché, in quest’ultimo semestre, “parta il nostro piano di attacco al debito”.
Vero, mai dire mai in politica. Ma siamo ad agosto, ormai. Ed i tempi per il voto anticipato in autunno paiono sempre più assottigliarsi e quindi allontanarsi.