Con il lancio del missile ESA l’Italia rientra nel club dello spazio
14 Febbraio 2012
Ieri alle 11 del mattino l’Italia ha potuto rientrare a pieno titolo tra i Grandi paesi spaziali recuperando quel ruolo che aveva saputo conquistare negli anni 70’ e 80’ quando, dopo USA e URSS, era diventato il terzo Paese al mondo capace di lanciare satelliti nello spazio dalla Base italiana di Malindi in Kenya. Il razzo VEGA si è sollevato con un boato potente del suo primo stadio dalla rampa di lancio dell’ESA di Kourou innalzandosi veloce in cielo per un primo volo di prova: è stato un successo la prima missione di Vega targato fortemente Italia.
E’ partito portando in orbita 2 satelliti e 7 mini-satelliti; di questi 4 italiani. VEGA ha una valenza particolare perché rappresenta “l’anello mancante” nella famiglia dei lanciatori europei, un vettore capace di portare in orbita payloads di dimensioni al di sotto delle due tonnellate in maniera sicura e a prezzi competitivi in un mercato sempre più affollato di proposte provenienti anche da paesi come Cina e India.
Oltre 40 aziende europee hanno collaborato allo sviluppo di VEGA sotto la guida dell’italiana della Elv , la società costituita al 30% dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e al 70% dalla Avio. Con questo lancio AVIO e l’Italia hanno mostrato di essere leader nel settore dei vettori a combustibile solido: infatti VEGA è costituito da quattro satedi; i primi tre funzionanti a solido e solo il quarto necessariamente a liquido perché per la messa in orbita finale di un satellite è necessario disporre di un motore che possa accendersi e spegnersi secondo le necessità dell’orbita sulla quale “iniettare” il satellite.
Fondamentale per il successo è stato il contributo economico ed il supporto politico che l’ASI ha fornito al progetto dalla sua nascita, negli anni 90’, a oggi. E’ stato necessario combattere a lungo contro interessi internazionali che non desideravano vedere l’Italia nuovamente protagonista nel settore dei lanciatori: il supporto del MIUR, la caparbietà operosa di persone come il Prof. Carlo Buongiorno, scomparso da poco e colonna portante dello Spazio italiano, e il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana hanno però fatto il miracolo restituendo al nostro paese un ruolo che le compete da sempre nel consesso spaziale internazionale.
Vega è partito in perfetto orario e tutto ha funzionato come previsto rispettando alla perfezione i parametri nominali della missione. Il primo satellite rilasciato e’ stato l’italiano Lares, progettato per verificare un aspetto fondamentale della teoria della relatività di Einstein. Poi e’ stata la volta di AlmaSat, dell’università di Bologna, infine è avvenuto il rilascio di sette mini-satelliti realizzati da gruppi di brillanti studenti e tecnici di varie Università e Centri di ricerca.
Tra questi ci sono gli italiani UniCubesat, del gruppo astrodinamico Gauss dell’Università di Roma La Sapienza, e-St@r , del Politecnico di Torino, quindi i primi satelliti di Romania, Ungheria e Polonia, che si chiamano rispettivamente Goliat, MaSat-1 e PW-Sat , nonché il satellite francese Robusta e quello spagnolo Xatcobeo. Questa prima missione di test, chiamata VV01, ha permesso di collaudare l’intero sistema, dalla realizzazione del vettore al lancio: si è trattato di un’impresa costata circa 780 milioni di euro alla quale l’Italia ha contribuito per il 58,4%.
Partecipano al progetto inoltre le aziende italiane Vitrociset, responsabile delle operazioni di terra, Telespazio, Cira, CGS, Selex Galileo. A livello europeo, il programma e’ sostenuto tecnologicamente e finanziariamente anche dalla Francia, dal Belgio, dall’Olanda, dalla Spagna, dalla Svezia e infine dalla Svizzera.
Il boato di gioia che ha accompagnato la messa in orbita di Lares è risuonato magnificamente nei capannoni della AVIO a Colleferro dove eravamo tutti riuniti, maestranze, ricercatori e politici; finalmente una notizia positiva in un continuo contesto di negatività. In primis tutti i lavoratori italiani e poi gli scienziati e i tecnici hanno saputo mostrare ancora una volta che non tutto è perduto e che sussistono condizioni favorevoli ad un riscatto del Paese ed al suo rilancio. E’ bello poter rivedere la luce per noi e soprattutto per quelli che verranno.