Con la Cai o senza, questa Alitalia non è quella che vorremmo
05 Novembre 2008
Una possibile spiegazione del fatto che a tutt’oggi si continui a parlare della possibilità di rimettere in sesto una società, come l’Alitalia, abbondantemente fallita da tutti i punti di vista, è che sulla vicenda gravi un colossale fraintendimento. Un fraintendimento in cui sarebbero caduti gli accorti imprenditori della Cai, i dipendenti dell’ex Alitalia ed i sindacalisti, i politici del governo e dell’opposizione, ed infine, trasformando la vicenda da tragedia in farsa nazionale, anche quanti fruiscono dei servizi della compagnia aerea nazionale.
L’equivoco, o fraintendimento, è presto spiegato. Per tenere in vita, o rigenerare un’impresa che un ‘onesto capitalista’ che rischia in proprio non avrebbe neanche annusato, a qualcuno, un giorno – purtroppo così lontano che, come chi ebbe il colpo di genio, ormai non lo si ricorda – venne in mente di dire che ciò era necessario per un elementare motivo di ‘interesse nazionale’. Il nostro orgoglio nazionale (sparite la chimica, la siderurgia, la farmaceutica, l’informatica, etc. … ‘nazionali’) doveva per lo meno appagarsi di una compagnia aerea ‘nazionale’.
Messa così la cosa, poiché andar contro l’interesse nazionale sembrava come molestare la Patria, quasi tutti finirono per prendere la cosa seriamente a cuore. Il che si dimostrò peggio dell’averla presa con cauto cinismo. Credere ad una sciocchezza è infatti peggio di far finta di crederci. E così, sia pure con qualche problema, e non immediatamente, fu messa su una cordata e trovato un curatore fallimentare. Il tutto nella prospettiva di evitare un disastro d’immagine, salvare Malpensa, posti di lavoro, e poi trovare una valida ed onorevole alleanza internazionale riaprendo le trattative con Air France o avviandole con i tedeschi della Lufthansa.
Purtroppo, a questo punto è avvenuto ciò che si prevedeva e temeva. I dipendenti ed i loro sindacalisti, sentendosi parte integrante dell’interesse nazionale hanno alzato il prezzo. Hanno creduto la salvaguardia dei loro privilegi fosse anch’essa parte integrante del rilancio dell’azienda.
Insensibile a quanto tale salvataggio avrebbe finito per costare ai contribuenti –soprattutto a quelli che non usano l’aereo– è così iniziata una corsa al rialzo delle pretese. A fine settembre, dopo giornate e nottate di snervanti trattative alternate a bluff e rilanci pockeristici, sembrò che si fosse giunti finalmente ad un accordo. Non era chiaro chi (utenti, dipendenti, acquirenti), in definitiva, ne avrebbe pagato il costo. Ma l’euforia fu tale che tutti (salvo gli utenti) iniziarono a ringraziarsi vicendevolmente e sembrò che l’interesse nazionale avesse finalmente avuto la meglio sui biechi interessi individuali e corporativi.
Di fatto, a quel tavolo di trattative che a lungo e con pazienza, indubbia perizia e disinteressata passione aveva discusso su un tema così importante dal punto di vista dell”interesse nazionale’, mancavano i consumatori. I potenziali utenti della rigenerata Alitalia. Il che induce a chiedersi se sia possibile definire l’interesse nazionale a prescindere da quello dei consumatori, o se l’identificazione sia così automatica e scontata che non sia neanche il caso di chiedere il loro parere. Di fatto, con l’ennesimo ‘miracolo italiano’, sembrò che si potesse chiudere il caso ignorandoli. D’altra parte è vero sia che si sono fatti sentire poco, sia che le associazioni che li rappresentano sono sovente anch’esse soggette al fascino dell’interesse nazionale e di conseguenza, con grande generosità, lo antepongono a quello di chi dovrebbero rappresentare. Qualche giorno orsono, si è venuto a sapere che quello di settembre era un accordo di ‘massima’ e che i particolari erano, ancora una volta, tutti da discutere.
Come dire? pazienza!, si ricominci dai dettagli. Ma perché mai, a questo punto, non chiederci anche che cosa sia quest’interesse nazionale, chi lo finanzia, se senza l’Alitalia l’Italia resterà senza collegamenti aerei e se, mettendolo per un momento da parte, la vicenda non possa addirittura semplificarsi ed ognuno assumersi, a secondo dei ruoli, responsabilità e rischi? Sarebbe davvero così difficile, o l’interesse nazionale consiste nel ridere delle nostre disavventure?
Viene così un ultimo dubbio. Non sarà mai che l’interesse nazionale possa coincidere con tutto ma non con quello dei consumatori? Per sapere se questa congettura sia vera o falsa bisogna aspettare e vedere se la salvaguardia dell’interesse nazionale produrrà qualcosa di nuovo e di inedito: diminuire i prezzi dei voli abolendo la concorrenza tra i fornitori del servizio. Soltanto in questo caso potremmo essere grati a quanti hanno trattato e trattano ad oltranza. Ma c’è qualche motivo per essere e rimanere scettici.