Con la giornata del 25 novembre diciamo ‘basta’ al femminicidio
23 Novembre 2012
Dal 17 dicembre 1999, data di adozione della risoluzione numero 54/134, ogni 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in ricordo del brutale assassinio – avvenuto il 25 novembre del 1960 – delle sorelle Mirabal. Tre sorelle che ancora oggi, nonostante sia trascorso più mezzo secolo, incarnano uno dei più fulgidi esempi di passione per i valori delle Libertà, di impegno femminile e sacrificio contro ogni violenza, anche la più oppressiva, quale quella materializzatasi nel sanguinario regime del dittatore domenicano Rafael Leónidas Trujillo.
Oggi come ieri, ogni 25 novembre la società civile si ferma interrogandosi su quanto è stato fatto, su quanto si dovrà ancora fare per garantire ad ogni donna il diritto di esprimere se stessa senza condizionamenti, senza timore di violenze e repressioni. Oggi come ieri, nonostante siano ormai passati diversi lustri dalla tragica fine della battaglia de “las mariposas”, e dall’istituzione di questa giornata in ricordo della medesima, il bilancio rimane quello di sempre: certamente qualcosa si è fatto, ma il cammino intrapreso è ancora lungo, insidioso e tortuoso; e non solo nelle realtà geografiche e culturali distanti dalla società civile italiana.
I bellissimi e significativi modelli di affermazione femminile – si pensi, solo per citare alcuni esempi contemporanei, alle biografie di donne quali Michele Obama e Margaret Thatcher ovvero, volgendo lo sguardo ai confini nazionali, alle storie di Paola Severino e Anna Maria Cancellieri – che rappresentano parte di quel mondo femminile che è riuscito ad ottenere il riconoscimento del proprio talento e dedizione alle proprie passioni, ai propri valori, si scontrano con una ben più “normale” ed avvilente quotidianità, fatta di soprusi e negazioni dell’esser donna.
Di fronte a questi dati, alle storie di queste donne sarebbe semplice limitare l’oggetto di osservazione alle sole realtà più crude e crudeli, distanti da noi sia geograficamente e culturalmente: sarebbe facile erigersi sul pulpito e condannare le sole pratiche di infibulazione, le lapidazioni brutalmente eseguite per lavare col sangue i delitti di adulterio. Sarebbe tremendamente semplice e, cionondimeno semplicistico, scorretto fingere di non vedere, obliare tutte quelle donne che nella casa adiacente alla nostra, ogni giorno, subiscono violenze di ogni genere.
In una giornata quale quella del 25 novembre la scelta de L’Occidentale – in linea coi sempre propugnati ideali di libertà e giustizia – non può che essere quella di non tacere, di disvelare la cruda realtà contemporanea, non volendo contribuire a corroborare quel colpevole, e troppo spesso assordante, silenzio che ormai cade, quasi quotidianamente, anche sui più crudeli episodi di femminicidio.
Il 25 novembre 2012 dovrebbe quindi dare una scossa alla società tutta, dovrebbe fare capire che la soluzione non può risiedere solo e soltanto in iniziative slegate ed estemporanee, che siano le cosiddette quote rosa – a prescindere dalla valutazione di merito che se ne può dare – ovvero le singole manifestazioni promosse dai diversi livelli di governo, sino a giungere alle più recenti iniziative legislative in tema di stalking e femminicidio (su tale punto, in particolare, non si può non dar conto della recentissima proposta di legge, presentata Mara Carfagna e Giulia Bongiorno, volta a prevedere l’ergastolo per le ipotesi di femminicidio aggravate da profonde radici discriminatorie).
La possibile via d’uscita da questa situazione di impasse, se non di vero e proprio decadimento, deve necessariamente passare per una progettualità condivisa dalla società civile e dal mondo politico che, rispettando i differenti ambiti di competenza, porti – a partire dalla famiglia per giungere sino ai modelli più complessi di aggregazione sociale – alla riscoperta dei valori di rispetto nella differenza, di comprensione, impegno e senso civico che non possono essere indicati quale mera strada per il superamento dell’attuale crisi economica e politica.
Sono valori infatti che, se perseguiti con la dovuta dedizione, possono regalare a questo Paese ben più di un’economia sana, equa e sostenibile ma anche una società migliore dove l’esprimersi di ogni persona, anche la più debole – per sesso e non solo – potrà anche essere non condiviso nei limiti di una civile ed auspicabile dialettica degli opposti, ma non sarà mai brutalizzato ed annichilito; ciò ogni giorno dell’anno, e non solo in questo 25 novembre, ricordo dell’ultimo battito d’ali delle farfalle domenicane.