Con la guerra di Obama a Fox tramonta il mito del presidente “super partes”
26 Ottobre 2009
Una volta Rahm Emanuel ha mandato un pesce morto a un sondaggista. Ora ha messo la testa di un cavallo morto nel letto del presidente di Fox News, Roger Ailes. Non è stato troppo gentile. E neppure troppo delicato. Ma Ailes non è tipo che si spaventa facilmente.
La Casa Bianca ha dichiarato Guerra a Fox News. La responsabile per la comunicazione della Casa Bianca, Anita Dunn, ha detto che Fox fa "giornalismo d’opinione mascherato sotto le notizie". Picchiettando sulla testa i network rivali per la loro autenticità (leggi: docilità), il senior adviser David Axelrod ha dichiarato che Fox “non è un vero telegiornale”, mentre il capo dello staff della Casa Bianca Emanuel ha detto agli altri network di "non farsi guidare né di seguire il modello Fox" (o ha voluto metterli in guardia?).
Che significa? Se Fox ha deciso di condurre un’analisi critica dell’amministrazione – dallo smascherare le tesi dello zar dei green jobs, Van Jones, che sembra uno di quei matti che pensano di conoscere “la verità” sull’11 Settembre; ad una esaustiva indagine sulle matematiche bugie e le segrete scappatoie nella proposta di legge sulla riforma sanitaria – le altre emittenti che fanno informazione dovrebbero pensarci due volte prima di seguire chi si è messo alla loro testa.
Il segnale lanciato alle grandi corporation è ugualmente chiaro: potreste ritrovarvi ad avere a che fare con quel mostro federale che non solo sborsa più di tre trilioni di dollari all’anno, ma si sta estendendo come non mai in profondità anche nell’industria privata – finanza, auto, e ben presto la sanità e l’energia. Pensateci due volte prima di seguire una delle notizie date da Fox.
All’inizio, c’è stata una piccola reazione da parte degli altri media. Poi giovedì scorso l’amministrazione ha cercato di renderli complici nell’attuale boicottaggio di Fox. Il Dipartimento del Tesoro ha reso disponibile Ken Feinberg, lo zar dei pagamenti dell’amministrazione, per una serie di interviste con il nuovo “pool” di network dell’informazione accreditati alla Casa Bianca – ad eccezione di Fox. Le altre emittenti hanno ammirevolmente rifiutato l’invito, spiegando che non avrebbero intervistato Feinberg a meno che non fosse stato permesso di farlo anche a Fox. L’Amministrazione ha fatto un passo indietro.
Questa è stata un’importante sconfitta perché è in gioco un principio molto importante. Mentre il governo può e dovrebbe discutere e criticare le voci che si alzano dall’opposizione, la Casa Bianca di oggi sta andando oltre questa impostazione. Vuole delegittimare ogni dissenso significativo. L’obiettivo di queste manovre non è un segreto. Gli assistenti della Casa Bianca hanno detto apertamente a Politico che sono impegnati in una deliberata campagna per marginalizzare e ostracizzare chi si mostra recalcitrante, da Fox agli assicuratori della sanità privata fino alla Chamber of Commerce.
Non c’è niente di illegale in questa tattica “cerca-e-distruggi”. Niente di incostituzionale. Ma la nostra politica non è definite solo dai limiti della legalità o delle nostre leggi costituzionali. Abbiamo delle norme, delle norme “madisoniane”. Madison sosteneva che la sicurezza di una grande repubblica, la sua difesa dalla tirannia, richiedeva una sorta di gara tra fazioni e interessi. La sua intuizione fu di comprendere che “la sicurezza più grande è garantita da una grande varietà di gruppi e di fazioni”. Questi ultimi avrebbero potuto garantire la libertà attraverso un sistema di controlli e contrappesi e limitandosi uno con l’altro – o altrimenti cedere a un governo imperioso.
Le fazioni devono competere, ma devono anche riconoscere la legittimità di altre fazioni e qui sta infatti il loro essere indispensabili per una democrazia vigorosa e capace di auto-regolarsi. Cercare deliberatamente di minare, delegittimare e distruggere gli avversari non è “madisoniano”. Piuttosto è “nixoniano”. Ma non fu lo stesso Teddy Roosvelt a cercare di distruggere i grandi monopoli? Certamente, ma quello che Roosvelt cercò di smontare era il potere del monopolio che aveva fatto estinguere gli interessi più piccoli indipendenti e in concorrenza. Fox News non è un monopolio. E’ una singola minoranza nel mare dei media liberal. ABC, NBC, CBS, PBS, NPR, CNN, MSNBC contro Fox. Il confronto è è tanto disequilibrato quanto comico – e tutto questo senza voler includere gli altri pesi massimi della cultura che sono fermamente e chiaramente liberal: Hollywood, le fondazioni, le università, l’elite dei giornali.
Fox e i suoi spettatori (che sono molti di più di quelli della CNN e della MSNBC messi insieme) non hanno bisogno di essere difesi. Difendere Fox per paragonarla a cosa? Alla CNN – che ha recentemente scatenato i suoi fact-checkers in una scenetta comica e dolcemente critica nei riguardi del presidente Obama, ma non si è curata di verificare una grottesca osservazione razzista che la CNN ha falsamente attribuito a Rush Limbaugh? Il fiore all’occhiello di Fox, le news serali che vengono da Washington (il telegiornale condotto da Bret Baier e prima da Brit Hume), è a mio parere l’orario migliore per ascoltare delle notizie in tv.
Difendere Fox da tipi come Anita Dunn? La Dunn è stata attaccata per aver esaltato la filosofia politica di Mao in un discorso tenuto ad una cerimonia di diploma in una high school. Ma i critici non hanno colto la superiore stupidità del suo punto di vista più ampio: la Dunn ha invocato Mao come sostegno ed autorità per il suo accorato appello nei confronti della individualità e della fiducia verso le scelte di ognuno. Mao come campione dell’individualità? Mao, il più grande di quelli che hanno imposto una uniformità di massa nella storia moderna, il creatore di una società schiavistica fatta di quasi un miliardo di api operaie vestite alla Mao e che agitavano il Libretto Rosso?
Il responsabile della comunicazione della Casa Bianca non può credere di potersi rivolgere agli studenti della high school cadendo in una totale stupidità. Lei e le sue coorti ora sono pronte a istruire il Paese sulla verità e la obiettività?
Tratto da The Washington Post
Traduzione di Roberto Santoro