Con la riforma Fornero vengono ancora premiati i ‘vecchi’ lavoratori
24 Maggio 2012
Sorpresa! Adesso c’è pure chi ci guadagna dalla riforma delle pensioni. E sono sempre loro: i ‘vecchi’ lavoratori. I lavoratori, cioè, che ancora fruiscono del calcolo della pensione con il sistema retributivo, indubbiamente più generoso del sistema contributivo che invece si applica ai ‘giovani’ lavoratori. Ai ‘vecchi’ lavoratori, infatti, la riforma Fornero ha tolto il tetto massimo dei 40 anni dal calcolo della pensione. Un esempio (caso limite): chi ha raggiunto 40 anni di lavoro al 31 dicembre 2011 e decide di rimanere in servizio, fermo restando la pensione ‘retributiva’ già maturata per le anzianità fino al 31 dicembre 2011 (con il massimo di 40 anni), ricomincerà a maturare una nuova pensione, di tipo contributivo, con riferimento alle anzianità maturate dal 1° gennaio 2012, cosa che non era possibile prima della riforma Fornero.
Entrata in vigore il 1° gennaio 2012, l’ultima riforma delle pensioni, oltre al generalizzato aumento di tutti i requisiti (età e contribuzione) per l’accesso a tutte le pensioni (vecchiaia e anzianità), di tutti i settori (pubblico e privato), ha modificato il sistema di ‘calcolo’ della pensione, estendendo a tutti i lavoratori il ‘regime contributivo’. Tale è il regime che determina la misura della pensione in funzione dei contributi pagati durante la vita lavorativa: hai versato 100, la pensione sarà una quota di questo 100, quota calcolata con i coefficienti prefissati per legge e adeguati periodicamente. Il regime contributivo – che non rappresenta una novità assoluta poiché già si applica(va), dal 1° gennaio 1996, a quei lavoratori che hanno cominciato a lavorare per la prima volta dopo tale data: i ‘giovani’ lavoratori – si contraddistingue dal regime ‘retributivo’ il quale, invece, calcola l’importo della pensione in misura percentuale delle retribuzioni incassate dal lavoratore prima di pensionarsi; questa misura percentuale è pari al 2% per ogni anno di lavoro (fino al massimo di 40 anni): dopo 35 anni, per esempio, la pensione è pari al 70% (2 moltiplicato 35) delle retribuzioni. Del sistema retributivo ne fruiscono coloro che, al 31 dicembre 1995, possono far valere almeno 18 anni di contributi: i ‘vecchi’ lavoratori.
Così è stato fino al 31 dicembre 2011 in quanto, come accennato, la riforma Fornero ha equiparato tutti i lavoratori di fronte al criterio di calcolo della pensione, estendendo il ‘regime contributivo’ a tutti a partire dal 1° gennaio 2012. Praticamente, la novità ha toccato i ‘vecchi’ lavoratori, coloro cioè che appartenevano ancora al vecchio regime retributivo; nulla è cambiato, invece, per i ‘giovani’ lavoratori, perché già appartenevano al regime contributivo.
Prima della riforma Fornero, i ‘vecchi’ lavoratori ricevevano la pensione calcolata fino alla misura massima dell’80% delle retribuzioni, in corrispondenza del massimo di servizio, cioè dei 40 anni di anzianità; gli eventuali anni eccedenti i 40, invece, non incidevano in alcun modo sulla misura della pensione: è come se andassero persi. Per effetto dell’introduzione del sistema contributivo, invece, è venuto meno il concetto di massima anzianità (i 40 anni), in quanto le anzianità maturate da gennaio 2012 trovano comunque valorizzazione ai fini pensionistici. Ciò vale, evidentemente, soltanto nei riguardi dei ‘vecchi’ lavoratori, perché già era così per i ‘giovani’ lavoratori. E vale, dunque, anche per chi, al 31 dicembre 2011, era eventualmente già in possesso di un’anzianità pari o superiore a 40 anni.
Riprendiamo l’esempio del caso limite già fatto all’inizio (ma a simili conclusioni ci si arriva anche prendendo in considerazione un lavoratore con 30-35 anni di servizio al 31 dicembre 2011). Prendiamo ad esempio un lavoratore con 40 anni di contributi al 31 dicembre 2011 che va in pensione nel 2015, quindi dopo 44 anni di lavoro. Prima della riforma Fornero, il lavoratore avrebbe avuto diritto a una pensione calcolata con il sistema retributivo soltanto su 40 anni (dei 44 di lavoro), cioè il massimo ottenibile. Dopo la riforma Fornero, invece, il lavoratore avrà diritto ad una pensione calcolata su tutti i 44 anni di lavoro: 40 anni fino al 31 dicembre 2011, con le vecchie regole della pensione retributiva (stessa situazione ante riforma Fornero), più quattro anni in regime ‘contributivo’.
I ‘vecchi’ lavoratori con il sistema contributivo già stavano bene rispetto ai ‘giovani’ lavoratori; ora, dopo la riforma Fornero, staranno ancora meglio.