Con la scusa del terrorismo si arrestano dissidenti

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Con la scusa del terrorismo si arrestano dissidenti

23 Luglio 2011

In Arabia Saudita il consiglio della Shura ha approvato una nuova legge anti-terrorismo per punire con incarcerazioni preventive, detenzione prolungata senza processo, restrizioni alla possibilità di accedere alla tutela legale e un maggior ricorso alla pena di morte per chiunque "offenda l’onore dello Stato e tenti di mettere in pericolo l’unità nazionale mettendo in discussione il potere del re dell’Arabia Saudita o del principe ereditario". Lo denuncia James Lynch di Amnesty International in Medio Oriente in un comunicato stampa dove spiega che “simili misure finirebbero col soffocare anche la legittima protesta pacifica all’interno del Paese in un momento in cui in Medio Oriente e in Nord Africa le popolazioni stanno esercitando il loro legittimo diritto di esprimere dissenso e di vedere cambiamenti”.

Tuttavia, per le autorità saudite il provvedimento sarebbe rivolto esclusivamente ai terroristi e non ai dissidenti. Il governo ha quindi preferito non commentare le accuse dell’Organizzazione internazionale, anche se un funzionario, richiedendo l’anonimato, ha confermato l’esistenza dell’atto e la presenza di tali clausole al suo interno. Il testo di legge dopo essere stato approvato dall’organo consultivo islamico deve godere dell’approvazione del Consiglio dei ministri e di re Abdullah per entrare definitivamente nel codice di Ryad.

Questa ennesima violazione dei diritti umani, pensata per anestetizzare le rivolte dilagate da inizio anno in molti Paesi arabi, consoliderà ulteriormente il potere del ministro degli interni, il principe Nayef, e di suo figlio, il principe Mohammed bin Nayef, che ha cercato di sradicare al Qaeda dal regno, dopo una serie di attentati e attacchi dal 2003 al 2005. Infatti, se l’ampliamento delle azioni definite come atti terroristici diventerà legge, allora, il ministero degli Interni potrà indistintamente eseguire arresti preventivi, compiere raid nelle abitazioni private e controllare ogni tipo di comunicazione nella nazione in cui pochi giorni fa una donna di trentacinque anni è stata arrestata per aver guidato un’automobile sfidando il bando presente nel Paese, malgrado abbia affermato di averlo fatto per motivi di emergenza: aveva un’emorragia e in assenza di trasporti pubblici non aveva altra scelta per recarsi in ospedale.