Con l’assalto di Mumbai Al Qaeda cambia strategia
01 Dicembre 2008
Con gli attacchi di Mumbai, la Guerra di Quarta Generazione (4GW) è entrata in una nuova fase. Come accade per la maggior parte degli avvenimenti storici, l’attacco di Mumbai è succeduto al precedente apportando nuovi elementi. In cosa consistono questi nuovi elementi? Così come gli attacchi alle ambasciate americane in Africa nel 1998 e l’attacco alla portaerei USS Cole del 2000, quello di Mumbai è stato un gesto pubblico ferocemente omicida, adatto a mettere in luce sia l’impotenza del bersaglio sia l’ubiquità di al-Qaeda. Quasi certamente il colpevole dell’attentato è un nucleo operativo ispirato o direttamente controllato dalla stessa organizzazione terroristica.
Così come gli attacchi al Pentagono e al World Trade Center (forse anche quelli alla Casa Bianca) dell’Undici Settembre, l’assalto a Mumbai, come si addice a ogni attacco di Quarta Generazione che si rispetti, era diretto contro “bersagli delicati”, cioè, obiettivi che rappresentano snodi centrali di una rete più larga, la cui distruzione si crede possa portare a effetti di larga scala.
Per prima cosa, la stessa Mumbai è la capitale finanziaria dell’India; poi i bersagli in questione possono essere classificati in tre categorie “nodali”: primo, quegli obbiettivi presi di mira al fine di distruggere l’abilità dell’India di agire come un centro commerciale internazionale – gli hotel di lusso e i locali alla moda. Secondo, altri bersagli scelti per distruggere Mumbai come centro del commercio locale – in questo senso guardate l’attacco alla famosa Victoria Station, conosciuta ora come CTS.
Per ultimo ci sono i bersagli colpiti con l’intento di prolungare l’effetto pubblicitario che i jihadisti stavano cercando di ottenere e per il quale, secondo loro, vale la pena morire – le autorità di polizia locali e gli ospedali. Obbiettivi come la "Chabad House" sono stati selezionati come mezzi di reclutamento, omicidi commessi senza batter ciglio e alla luce della ossessione anti-semita di al-Qaeda e allo stesso tempo necessari per sostenere le sue fondamenta con l’aiuto di chi condivide questo sentimento.
Quindi, che cosa ha aggiunto l’attentato di Mumbai a questa ormai “tradizionale” miscela? Un nuovo moltiplicatore di forze : Pianificare X operazioni e X dispersioni è uguale al prolungamento del terrore più – ovviamente – il suo conseguente effetto pubblicitario. Dopo tutto, il terrorismo non potrebbe mai operare in una zona priva di copertura mediatica. Nel mondo di al-Qaeda se un albero cade senza che ci sia un video, quell’albero non è mai caduto. I terroristi suicidi e le autobombe avevano iniziato ad annoiare il pubblico, per quanto fossero diventati comuni; inoltre, finivano presto e occupavano al massimo un titolo di un telegiornale. L’assalto a oltranza di un distretto finanziario di prima importanza è diverso: genera molti titoli nel corso di svariati cicli di notizie. Nel mondo della jihad, quella è una causa per cui vale la pena morire – e uccidere.
Prevedo che questa fase particolare della guerra di Quarta Generazione non durerà a lungo. Al-Qaeda si specializza in bersagli delicati che, una volta attaccati, non rimangono delicati per molto tempo. Una operazione di forze speciali delle dimensioni di un’azienda (com’era questa) lascia troppe tracce e indizi, troppe mosse perché possa rimanere a lungo nascosta agli occhi di esperti di terrorismo che stiano prestando una minima attenzione. Quando le indagini sui fatti di Mumbai saranno giunte a conclusione, purtroppo, molti funzionari indiani si gratteranno la testa e penseranno a come sia stato possibile che un’operazione del genere sia sfuggita alla loro rete.
Comunque nessuno dovrebbe sottostimare la compiacenza – che è una sublime forma di rifiuto – nelle questioni umane. La formula di negazione del tipo “non può accadere qui” rischia di rendere molte altre grandi città abitate da numerose popolazioni vicine alla jihad soggette a simili attacchi. Forse saranno in molti a dover morire prima che i difensori capiscano l’antifona. Quella di Mumbai potrebbe essere giustamente interpretata come una tattica della disperazione. Ritrae al-Qaeda (o i suoi accoliti) al massimo della loro attuale capacità operativa. La sua rete del terrore è stata distrutta negli Stati Uniti, seriamente danneggiata in Europa, oscurata in qualche modo in Iraq mentre si trova ancora sotto un brutale assalto in Afghanistan e nel Pakistan occidentale.
Mentre i suoi leader sono spinti verso l’inferno dai Predatori, che cosa può fare l’organizzazione per restaurare la sua credibilità “pubblica” nei confronti delle sue compiacenti “radici” occidentali e dei suoi accoliti jihadisti in giro per il mondo? Al momento, al-Qaeda è limitata al suo stesso “quartiere” per questo tipo di scopi violenti. Si tratta, però, di una situazione solo temporanea.
Richard Miller è l’autore di “In Words and Deeds: Battle Speeches History”
©FoxNews
Traduzione Andrea Holzer