Con le elezioni alle porte è scomodo dire sì al nucleare

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Con le elezioni alle porte è scomodo dire sì al nucleare

11 Febbraio 2010

Ieri pomeriggio il Consiglio dei Ministri ha posto un’ulteriore pietra importante nel tassello che dovrà, diciamo pure dovrebbe, portare l’Italia a rientrare nella schiera dei paesi che hanno scelto anche la via nucleare per la produzione di energia elettrica.

Uso volutamente il condizionale perché, come al solito, nemmeno finito di compiere l’atto ecco che sono partite le salve di Katiusha da parte degli oppositori cui si è aggiunto “il fuoco amico” anche di importanti rappresentanti della maggioranza.

Andiamo con ordine: ieri sono state definite soltanto le norme che andranno seguite per la localizzazione dei siti, sia per la produzione che per lo stoccaggio, nonché le procedure da seguire e gli incentivi economici da erogare alle popolazioni, circa 10 milioni di euro a centrale. Il tutto rappresenta un passo enorme di trasparenza e correttezza del quale va dato ampio merito al Governo ed in particolare al Ministro Scajola.

Ricordiamo, infatti, due grosse pecche che l’ambiente dei “chierici” e lo stesso Governo di centrodestra hanno avuto in passato. Gli addetti ai lavori , e principalmente l’Accademia, ha raramente prestato attenzione a curare l’informazione rendendola accessibile per il grande pubblico: storicamente il nucleare è stato presentato spesso come qualcosa di troppo difficile per il volgo a cui si richiedeva, invece, una posizione fideistica ed acritica verso i detentori del sapere che operavano per il bene della comunità.

Il risultato di questa stupida protervia è stato il disamore del pubblico e, direi, la giusta mancanza di fiducia nei confronti degli stregoni che maneggiavano l’atomo mentre ha al contempo la nascita ed il sostegno dei gruppuscoli verdi che alimentavano, ad arte oppure per mera incompetenza, visioni catastrofiche come sta analogamente succedendo oggi con la kermesse dei cambiamenti climatici .

Ben venga percio’ la scelta della massima trasparenza e la ricerca della condivisione attraverso un dialogo serio e documentato, accessibile a tutti, sul problema del perché l’Italia deve dire si anche a questa scelta.

Ancora più importante della definizione delle “regole generali” e valide per tutti sulle modalità operative viene il discorso dell’indennizzo economico di eventuali disagi che una centrale o un eventuale sito di stoccaggio potrebbero causare alla popolazione presente intorno al sito. Qui ancora non possiamo dimenticare l’incoscienza, o se si vuole la mancanza di una qualunque sensibilità sociale e politica, con la quale nel 2003 fu scelto ed imposto alla popolazione locale, senza alcun confronto preventivo, la scelta di Scanzano Jonico come sito nazionale per lo stoccaggio delle scorie: il risultato fu immediato e senza speranza: Violenta e giusta reazione popolare, occupazioni e, finalmente, annullamento della decisione presa sopra la testa e contro la volontà dei cittadini.

Il Governo ha fatto tesoro di questa esperienza evitando gli errori precedenti e, anzi, avendo l’intelligenza e la sensibilità di quantificare a priori una stima del contributo economico di indennizzo: in una situazione come quella nella quale si dibatte la maggioranza degli enti locali l’offerta è certamente ragionevole e giustificata.

Tutto bene allora? Naturalmente no, anzi. In maniera preventiva, mettendo le mani avanti, i governi di sinistra di tre Regioni, Puglia, Campania e Basilicata, avevano approvato una legge regionale che escludeva la possibilità di centrali sul proprio territorio. Altre si stanno apprestando a farlo e, anche i casi in cui questo non avviene, scatta pero’ immediata la sindrome “si certo ma non nel mio territorio”.

Qui ci troviamo di fronte a due ordini di problemi, entrambi estremamente rilevanti: nel primo caso, e bene fa il Governo a contestare le leggi davanti alla Corte Costituzionale, non è possibile che su questioni strategiche che implicano la vita stessa dell’intera nazione come è la produzione di energia elettrica ed il mix delle fonti, si possa determinare un conflitto nel quale istanze minori come le Regioni, pur con la loro importanza in vari settori di competenza, blocchino un processo globale che solo un governo centrale puo’ vedere e gestire nella sua globalità. E a nulla vale in questo caso la litania continua di quanti ripetono come sia necessario passare, se possibile, tutto alle energia rinnovabili: affermazione questa che contrasta con la realtà, i problemi tecnici e, soprattutto, con la necessità che un paese, per funzionare, deve potersi appoggiare su una struttura di produzione energetica continua e stabile 24 ore su 24; il resto puo’ essere, e deve esserlo, prodotto da un mix di fonticon una funzione diversa da quella del carico di base. Oggi abbiamo olio combustibile, gas e carbone; domani il nucleare ne potrà coprire una porzione sino al 20% con evidenti vantaggi economici ed ambientali.

Il secondo problema riguarda il discorso del “dove” fare le centrali visto che la maggioranza dei politici, anche dell’attuale maggioranza (ricordiamo che siamo sotto elezioni) oscilla da un’opposizione fiera (in maggioranza a sinistra) a “si ma non qui”. Entrambe le posizioni sono sbagliate perché cavalcano, allo stesso modo e da posizioni solo apparentemente diverse, le paure della gente senza, invece, svolgere un compito più difficile ma che dovrebbe qualificare il ruolo di un politico avveduto e che ha realmente a cuore il benessere dei propri cittadini, che è quello di informare correttamente battendosi, se necessario, contro i falsi miti o l’ignoranza sparsa ad arte.

Due esempi per tutti: l’uscita dell’attuale Governatrice del Piemonte che a Bruxelles ha affermato, come riportano le agenzie, che “ la scelta nucleare è antieconomica e vecchia: è un fatto assodato in tutto il mondo ma non per il nostro governo”. Se forse la professionalità della Sig.ra Bresso come amministratrice della cosa pubblica puo’ essere contestata da una parte politica ed osannata da un’altra, c’è da chiedersi viceversa su quali basi tecniche e scientifiche possa fare un’affermazione simile. Nel mondo sono in costruzione svariate nuove centrali, i paesi del Golfo, benché galleggino sul petrolio, stanno considerando questa opzione seriamente per prevenire il momento nel quale si esauriranno le scorte di petrolio. Ma la signora, apparentemente, ignora o trascura tutto questo forte di non ben identificate conoscenze “ note in tutto il mondo”.

Non vale la pena scomodare la sua attenzione verso quanto si fà e verso le competenze di tutti quei sognatori (dovremmo forse dire imbonitori di popolo) che lavorano da anni, con enormi successi e riconoscimenti internazionali, per esempio al Politecnico di Milano, a Pisa, a Roma e nelle altre università che non hanno mai abbandonato la ricerca e che oggi permettono al paese di ripartire non da zero su una filiera “vecchia ed antieconomica”: Basterebbe che la Signora guardasse in casa sua, nel suo piccolo, e scoprirebbe il livello ed il valore di quanto, nel settore, si fa al Politecnico di Torino che da sempre, e contro tutto e tutti, sforna ottimi laureati invidiatici da molti e che sono andati a lavorare e perfezionarsi all’estero vista l’ottusità della maggioranza della classe politica italiana degli ultimi trenta anni.

Il secondo esempio, va detto per onestà intellettuale, viene dalle posizioni del Ministro Zaia per il Veneto e dal Presidente della Lombardia Formigoni. Entrambi, pur essendo favorevoli alla scelta nucleare come principio astratto, negano la possibilità che essa possa essere applicata nelle rispettive regioni perché il Veneto produce più energia di quanta ne consuma e la Lombardia è quasi prossima all’autosufficenza.

Viste cosi’ le posizioni sembrano ragionevoli e difficilmente criticabili; ma c’è un ma, e nemmeno tanto piccolo. Nessuno dei due ha preso in considerazione il problema di “quali siano” le attuali fonti di energia che vengono utilizzate nelle loro regioni e, di conseguenza, quali siano gli “attuali” impatti ambientali che ne derivano; a questo si aggiunge la localizzazione sul territorio ed il numero delle centrali oggi operative.

Se solo qualcuno li avesse informati, probabilmente la loro posizione sarebbe stata meno tetragona e più aperta ad una valutazione costi-benefici che tenesse conto dell’eventuale possibilità di quanto una centrale nucleare ridurrebbe inquinanti, polveri e produzione di CO2, tanto cara a chi sta facendo business su di essa. Basterebbe valutare l”esempio dei nostri vicini francesi per comprendere il peso enorme che l’autosufficenza attuale o il bilancio energetico positivo sta avendo sulle singole regioni rispetto a quanto si avrebbe in termini di   maggiore sicurezza e ridotto impatto ambientale con la scelta nucleare.

Siamo solo agli inizi del processo che dovrebbe portare all’apertura dei cantieri nel 2013 e all’operatività nel 2020. Aspettiamoci che la testuggine romana delle prefiche verdi si compatti e parta all’attacco inondandoci delle più nere e fosche previsioni di catastrofi holliwoodiane prodotte dalla scelta nucleare: ci hanno provato con i cambiamenti climatici ma, purtroppo, gli scandali quotidiani che stanno venendo a galla sulle magagne e gli imbrogli dello IPCC hanno bagnato queste polveri; il nucleare rappresenterà un piacevole e profittevole diversivo.

Per fortuna i cittadini stanno sempre più mostrando una maturità che fa ben sperare per il futuro e che va ripagata, come il Governo intende fare, con la trasparenza, il dialogo e la condivisione delle scelte.

Per ultimo, una domanda va rivolta agli oppositori organici che stanno scaldando i loro motori: vi è certamente noto che in Spagna, non quindi in terre lontane abitate da aborigeni con la sveglia al collo, per la scelta del sito dove ospitare il nuovo deposito nazionale delle scorie ben 13 comuni sono entrati in competizione per essere scelti ed accaparrarsi le conseguenti indennità economiche scavalcando i governatori socialisti delle regioni interessate che si erano fieramente opposti. Fatti un po’ di conti, tutti gli amministratori locali hanno, giustamente, preferito fare gli interessi dei propri amministrati piuttosto che battaglie ideologiche e senza costrutto. Tutti idioti ed incoscienti gli spagnoli? E solo i rosso-verdi nostrani sono intelligenti, tecnicamente preparati e, quindi, unti dal Signore per diffondere la Verità?