“Con le riforme, alla Corte Costituzionale andrebbe più autonomia”

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“Con le riforme, alla Corte Costituzionale andrebbe più autonomia”

“Con le riforme, alla Corte Costituzionale andrebbe più autonomia”

15 Aprile 2010

“In un quadro di riforma complessiva, è ovvio che anche la Corte Costituzionale non può restare così com’è. E non solo non ci sarebbe scandalo, ma addirittura sarebbe doveroso, intervenire sulla sua composizione”. Il vicepresidente dei senatori Pdl, Gaetano Quagliariello, storico, può essere considerato uno degli ideologi che sono dietro le ipotesi di riscrittura della Costituzione. E di fronte alle indiscrezioni di una profonda modifica nella composizione della futura Corte Costituzionale non può che ricollegarsi all’impianto generale. “Sarà un lavoro complesso. Da una parte c’è la riforma della giustizia, che è già avviata. Alcune riforme si faranno con legge ordinaria, altre avranno valenza costituzionale, ma mi sembra indiscutibile che il conflitto tra politica e giustizia abbia prodotto una fibrillazione nel sistema dal 94 a oggi”.

Parallelamente volete riformare le forme di governo e del Parlamento.

“Sono tre aspetti intrinsecamente connessi: la forma di governo, il bicameralismo e la forma dello Stato. Sarebbe utopistico e anzi sbagliato procedere alla riforma dell’uno a scapito degli altri. Il vero problema, però, è il rapporto tra poteri”.

Naturalmente, in un processo di tale portata, non si potrebbe lasciare la Corte Costituzionale così com’è.

“Certo. Proprio per ciò che ho appena detto, le questioni sono tutte interconnesse tra loro. Da una parte, c’è l’aspirazione che la Corte Costituzionale possa avere maggiore autonomia; dall’altra che il suo ruolo di garanzia sia più forte”.

Di qui, l’idea di una Corte Costituzionale ispirata al modello tedesco.

“Se andiamo a vedere la composizione della futura Corte Costituzionale, la dobbiamo inserire nel quadro organico. Sennò daremmo un pregiudizio, e non un giudizio”.

In che senso?

“Nel senso che se noi ci fermassimo a dire ‘deve essere così’ oppure ‘deve essere cosà’, e non inseriamo la riforma in un quadro più complessivo e organico, esprimeremmo un puro pregiudizio. Anche la forma della Costituzione va letta in questo contesto. L’unica cosa che forse va scollegata, anche se c’è chi cerca di collegarla a forza, è la legge elettorale. La quale legge elettorale è molto legata alla contingenza storica mentre una Costituzione ha l’ambizione di durare per sempre o almeno per molti decenni. Come si spiega altrimenti che Salvemini e Sturzo, padri del proporzionale, a un certo punto della storia diventino convinti assertori del maggioritario? Come è possibile che in Francia la Quinta Repubblica a un certo punto, con Mitterand, sia passata al sistema proporzionale?”.