Con le sue ricette Andrea Vecchio fa digerire anche il pizzo
29 Marzo 2009
di redazione
Il padre contadino, diventato per forza maggiore muratore, gli ripeteva “che la pianta si tiene dritta dall’inizio”. Così Andrea Vecchio, imprenditore catanese. Il via con un “paio di muratori”, oggi “250 dipendenti con cantieri dappertutto: dalla Sardegna, al Veneto, alla Sicilia”. Un’attività, insomma, ben avviata. Prima pietra, le “piccole opere pubbliche”; poi, la diversificazione. Vecchio, capo azienda di successo, è anche un provetto culinario e per i media è uno dei resistenti simbolo contro il pizzo. Nella Sicilia orientale, una figura di riferimento. “Ricette di legalità” mette insieme le sue multiple virtù. Racconta il conflitto di lunga posta con i picciotti e quindi il controcanto, ovvero le vivande predilette descritte con l’acquolina sulla bazza e rigorosamente allestite con materie prime del territorio.
Una vicenda costellata di molti “no” all’idea di mettersi in regola, di accettare il ricorso al mediatore, a “n’amicu bonu”, che ti aiuta a uscire dagli impicci. Una storia quasi antica. Gli approcci iniziali sono datati addirittura anno di grazia millenovecentoottantadue, quando un sabato squilla il telefono e una “voce rabbiosa, rauca, perentoria, in siciliano con tentativi di italiano sconnesso” lo avverte e lo intimidisce. Dopo che la sua “mente in un attimo ha fatto il giro del mondo innumerevoli volte”, Vecchio decide di tener duro. E si rivolge a un legale che, dopo averlo ascoltato, lo porta in una caserma dei carabinieri. Il consiglio per mettere in difficoltà il picciotto-intimidatore è piuttosto semplice: una segreteria telefonica come filtro e da quel momento non rispondere più sull’utenza.
In effetti, il balordo, se inizialmente la prende male, con tanto di messaggi via via più minacciosi, alla fine rinuncia e, a suo modo, ammette, in una registrazione, lo smacco: “Ccu chisti non si po’ parrari, ci misiru stu minchia di cosu, na rispunni mai nuddu”. Naturalmente, le difficoltà non finiranno con l’episodio di un quarto di secolo fa. Col tempo, anzi, cresceranno di intensità, con tanto di “bravi ragazzi” più “sperti” e risoluti. Nondimeno Vecchio continuerà a consolarsi, a modo suo, magari grazie alla buona tavola. Il librino racconta un’escalation, parla anche del buon umore di chi ha scelto un campo, una posizione e non ha voglia, appunto, di tornare sui suoi passi. “Ricette di legalità” è un testo curioso. Accanto a esperienze gravi, a situazioni a rischio, il libro racconta un’esistenza come tante altre, con un protagonista che si guarda bene dal mettersi fra parentesi. E che alle gioie quotidiane riserva almeno la stessa cura che dedica al suo versante più oscuro e serio.
(B.B.)