Con l’Expo di Shangai la Cina rende omaggio allo spirito del Capitalismo

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Con l’Expo di Shangai la Cina rende omaggio allo spirito del Capitalismo

03 Maggio 2010

Nel 1851, a fronte della prima Esposizione Universale al Crystal Palace di Londra, Karl Marx criticò l’inutile sfoggio di potenza, simbolo degli eccessi del capitalismo. Comprensibile: il Manifesto del Partito Comunista, del resto, era stato pubblicato solo tre anni prima. Ma cosa direbbe oggi, Marx, sentendo il presidente cinese Hu Jintao esaltare un Expo “splendido e indimenticabile”? Non c’è dubbio, i tempi sono cambiati. E oggi è proprio il partito comunista per eccellenza a investire ingenti risorse nella costruzione dell’area espositiva più vasta di sempre, allo scopo – spiega l’agenzia di Stato Xinhua – di aprire la Cina “allo scambio e alla cooperazione con il resto del mondo”. Le occasioni per farlo non mancheranno: all’Expo di Shanghai (tema: “Better City, Better Life”) partecipano infatti 189 nazioni e 57 organizzazioni internazionali, e tra maggio e ottobre – assicurano gli organizzatori – sono attesi almeno 70 milioni di visitatori da tutto il globo.

Le danze si sono aperte sabato, con uno spettacolo che ha ricordato la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino. Danze, coreografie, giochi di luce, un mare di bandiere, fuochi d’artificio e un’esibizione del nostro Andrea Bocelli, per allietare il popolo cinese e i delegati giunti da tutto il mondo per celebrare l’avvio dell’Expo dei record. Una manifestazione che è prima di tutto uno sfoggio di potenza economica: l’investimento da parte del governo si aggira intorno alla cifra di 45 miliardi di dollari. Ma perché tanto sforzo, materiale e finanziario? “Un obiettivo che il governo cinese spera di ottenere ospitando grandi spettacoli come questi è di riqualificare la Cina come un paese forte e moderno” spiega Jeffrey Wasserstrom, docente di Storia all’Università della California, alla Reuters: “Questi spettacoli aiutano a distrarre le persone da altre preoccupazioni, e funzionano anche come stimolo”. Non a caso, vistando il padiglione cinese, il presidente Hu Jintao ha spiegato al mondo come l’organizzazione dell’Expo sia “ragione d’orgoglio per tutto il popolo cinese”.

Per la Cina, insomma, i vantaggi dell’esposizione sono molteplici. Sul fronte interno, le commesse per la costruzione dell’area espositiva hanno generato migliaia di posti di lavoro, senza contare il rilancio urbanistico della città (terminal aeroportuali, metropolitana, strade, tunnel); sfarzo e imponenza, poi, rafforzeranno l’immagine del governo di fronte al suo popolo. Ma anche sul fronte esterno Pechino ha tutto da guadagnare. Una simile vetrina apre l’economia cinese ad affari grandiosi con il resto del mondo: alla vigilia dell’inaugurazione, per dirne una, lo Shanghai Financial Service Office ha annunciato che “entro la fine dell’anno saranno pronti i nuovi regolamenti per la quotazione in Borsa delle società straniere”. Come ha notato il “Sole 24 Ore”, infine, il debutto della delegazione Usa a un’esposizione universale consacra “l’asse Cina-America, su cui si snoderanno gli equilibri geopolitici di domani”. E le numerose difficoltà finanziarie incontrate dal padiglione americano, a fronte della magnifica piramide cinese, hanno chiarito che la Cina sarà sempre più un protagonista ingombrante.

Un discorso a parte merita la partecipazione italiana all’Expo di Shanghai. In attesa del 2015, quando la kermesse verrà ospitata a Milano, l’Italia è protagonista in Cina con un padiglione a pianta quadrata di 3600 mq per 18 m di altezza, progettato da Giampaolo Imbrighi e premiato dalla città di Shanghai come miglior edificio dalla struttura in acciaio del 2009. Punto di forza dell’impianto è la scelta di materiali all’avanguardia: grazie al particolare “cemento trasparente” brevettato da Italcementi, infatti, la struttura sembra brillare di luce propria. Tema del padiglione è “la città dell’uomo”: i visitatori, accolti da una ricostruzione del Teatro Olimpico di Vicenza, potranno ammirare eccellenze nostrane – dalla Ferrari ai quadri di Fontana – in un percorso che coniuga la tradizione classica e il meglio dell’hi-tech. Il commissario generale Quintieri spiega che l’obiettivo del padiglione Italia è trasmettere l’idea “di un Paese che vale la pena di conoscere non solo per l’arte, il cibo e la moda, ma anche per la capacità di innovare”.

Da oggi alla fine di ottobre, molti eventi animeranno questa piccola Italia in terra cinese: a Shanghai sbarcheranno tra gli altri Riccardo Cocciante, Giovanni Allevi, l’orchestra della Scala ed Ennio Morricone, protagonista il 2 giugno di un concerto per la festa della Repubblica. Come per la Cina, però, anche per l’Italia l’Expo 2010 ha un significato che va oltre la semplice esibizione. La manifestazione, spiega Quintieri, è un’occasione irripetibile per promuovere le nostre aziende e le nostre bellezze in un paese che conta 1, 3 miliardi di abitanti, e un prodotto interno lordo in continua crescita. Il padiglione italiano – spiega poi il ministro Stefania Prestigiacomo, presente sabato all’inaugurazione – è dunque “una cartolina del meglio che l’Italia sa produrre ed esportare, anche in vista della prossima Expo, quella di Milano 2015, che vede il nostro governo impegnato giornalmente insieme alle autorità locali per produrre un evento di livello mondiale”. La lunga strada per Milano parte da Shanghai e, date le premesse qui in Cina, possiamo certo sperare in una grande esposizione universale meneghina.