Con “This is England” capiamo perché i giovani di oggi sono fragili
29 Agosto 2011
"This is England", il film di Shane Meadows, è diventato una serie televisiva di enorme successo in Inghilterra. Visto al festival di Londra, è stato premiato a Roma e a Berlino. Un film molto interessante per i ragazzi, preadolescenti e adolescenti uscito nelle sale in questi giorni a Roma.
Il protagonista è un dodicenne orfano di padre, morto nella guerra delle Falklands, è isolato e tormentato dai bulli della scuola. La storia si svolge nei primi anni Ottanta in piena crisi economica. La mamma del ragazzo è piuttosto assente poiché deve lavorare e il ragazzo è molto solo.
Shaun, questo è il suo nome, è alla disperata ricerca di un’appartenenza, in quell’età in cui tutti sentono il cambiamento e vorrebbero sapere cosa essere e cosa fare di se stessi. Età pericolosa quando si è senza punti di riferimento affettivi e culturali e si rischia di aderire ad idee e situazioni che mai si sarebbe pensato di poter accettare.
Nella sua disperata ricerca di identità Shaun si unisce ad una tribù di skinhead, teste rasate, stivali e birra. Ne fa parte in modo immediato poiché i ragazzi sono simpatici e affettuosi. Il loro capo Woody ha nei confronti di Shaun un’ attenzione quasi paterna. Il film antirazzista sottolinea che inizialmente gli skinhead erano giovani ribelli con una loro coscienza sociale e non teppisti.
Il protagonista forte dell’appartenenza al gruppo inizia a sentirsi più forte a sperimentare una sua efficacia, a non essere più insicuro e solitario come era stato fino ad allora. Ma purtroppo Shaun non riuscirà a resistere al carisma negativo dell’ ex capo del gruppo che esce dal carcere e torna per riappropriarsi del suo ruolo.
Il gruppo si divide fra chi lo segue aderendo alla sua ideologia violenta e razzista e chi invece resta con Woody figura più solida e mite. Shaun è affascinato dal carisma negativo di Combo e dai suoi deliri di onnipotenza che purtroppo vede come espressioni di forza e coraggio e non di pura violenza. Ne è affascinato. Il regista sottolinea come alcune ideologie malate e violente possono attirare i ragazzi più fragili, soli, e con poca autostima.
Il film vuole descrivere una realtà complessa e difficile dove i giovani ragazzi possono perdersi con facilità. Purtroppo mettendo da parte le proprie idee, la propria personalità e diventando massa che non ragiona mossa dalla rabbia e dalla violenza senza senso. In nome di un’appartenenza collettiva la ribellione spesso diviene violenza cieca.
Un film che fa riflettere, drammatico, che tocca il cuore; essenziale, asciutto senza sentimentalismi ma nello stesso tempo con la passione che caratterizza tutti gli innamoramenti, comprese le ideologie. Uno spaccato anche sugli anni ottanta e le gang di quel periodo. Anni dove si pensava che tutto fosse possibile. Pensiero che ha segnato fortemente le successive generazioni che hanno cresciuto i loro figli con la convinzione che tutto si potesse avere e fare.
Questo pensiero di onnipotenza ha aperto la strada alla fragilità e alla tristezza che vive una gran parte di giovani di oggi che non sa resistere ai toni più pacati e a volte drammatici della vita.