Con Tron Legacy la supremazia dell’estetica sui contenuti è definitiva

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Con Tron Legacy la supremazia dell’estetica sui contenuti è definitiva

16 Gennaio 2011

Ritorno al futuro. Tron Legacy è uno di quei film che in due ore fanno fare allo spettatore un doppio salto mortale, uno all’indietro di 30 anni e uno in avanti, con il 3D e gli effetti visivi. Il risultato è un giocattolone colorato e divertente, un luna park per gli occhi ma molto meno per orecchie e cervello. D’altra parte anche il protagonista kevin Flynn ha capito che nella realtà la perfezione non è raggiungibile, figuriamoci in una pellicola.

Paradossalmente, la parte meno importante è la trama, che si può spiegare in poche parole. Sam Flynn, interpretato da Garret Hedlund (“Four brothers”, “Eragon”, “Death sentence”), è un 27enne alla ricerca del padre scomparso, ovvero Kevin Flynn, interpreatato da Jeff Bridges (uno su tutti, “Il grande Lebowski”), un uomo una volta noto come il più grande sviluppatore di videogame al mondo. Quando Sam trova un segnale inviato dall’ormai chiusa sala giochi del padre si ritrova in un mondo dove Kevin è rimasto intrappolato per 20 anni. Con l’aiuto di una guerriera pura di cuore, Quorra, interpretata da Olivia Wilde (“Alpha dog”, “Turistas”, “Anno uno”), padre e figlio intraprendono un viaggio tra la vita e la morte attraverso un universo digitale creato da Kevin stesso che si è auto evoluto ma che è controllato dal malvagio Clu (ancora Jeff Bridges ringiovanito digitalmente). Fine della storia.

La Disney ha affidato la regia a Joseph Kosinski, un esordiente che nella sua carriera ha diretto promo e spot commerciali in computer grafica, e il risultato si vede sullo schermo. Grazie al lavoro della Digital Domain la tecnologia 3D è implementata in modo mirabile, senza bisogno di effetti speciali da baraccone e gli occhi sono sempre rapiti da qualche forma nuova o affascinante. Ripartendo proprio dal prequel ogni aspetto grafico è stato migliorato, con il risultato di avere una scenografia tetra e scura. Una menzione particolare merita il comparto sonoro. Appena modesto se si intende ricomprendere in questa categoria i dialoghi, diventa viceversa quasi un capolavoro se ci si riferisce a musiche ed effetti. Ciò che è stato tolto a livello di sceneggiatura al parlato e alla trama è stato restituito sotto effetto di tappeto musicale dai Daft Punk, eroi moderni della musica elettronica che hanno curato non solo la colonna sonora ma anche i suoni e i rumori che si sentono nel grande mondo virtuale.

Spiegato del film in senso più stretto, occorre riflettere su cosa vuole dire la pellicola. La presenza di un Giuda che si ribella al suo stesso creatore rimanda ad una visione religiosa, quasi divina, del personaggio di Flynn padre, che forse non a caso si fa accompagnare da Quorra ed il figlio, formando così una trinità buona da opporre a quella cattiva formata da Clu, Castor (ruolo magistralmente coperto da Michael Sheen) e Gem. Non manca poi, come in ogni film Disney, il contrasto generazionale tra padre e figlio, che sfocerà nell’altrettanto onnipresente happy end fiabesco. La scelta, quindi, di puntare su temi cari alla casa di produzione non ha giovato particolarmente al film, che risulta leggermente stereotipato rispetto a prodotti analoghi di cui la pellicola è piena di omaggi. Difficile non notare i richiami a “Star Wars”, “Blade Runner” e “Matrix”, che però hanno mostrato di essere decisamente più smaliziati.

L’impianto semplificato e teso verso un target di adolescenti si ritrova pure nel marketing. La campagna di lancio è durata 2 anni e ha coinvolto molti media su livelli diversi. Non si sono risparmiati infatti banner pubblicitari, video dei Daft-Punk, figurine, action figures, trailer e videogiochi. Ma non solo, la Marvel (da qualche anno di proprietà Disney), ha dato il suo contributo creando una serie di copertine alternative per le sue testate con i supereroi in versione “Tron”, inoltre ha pubblicato l’adattamento a fumetti del film originale (datato 1982).

Difficile dare un giudizio finale, lo squilibrio tra le componenti del film non permette un voto univoco. Sicuramente è un prodotto riuscito, sia da un punto di vista cinematografico che commerciale ma bisogna fare attenzione proprio al sottotesto sopracitato. La pellicola è rivolta a tutti ma troverà nei giovani e giovanissimi terreno più fertile, perciò la presenza di messaggi “religiosi” più o meno nascosti può essere fuori luogo, soprattutto se il prodotto è rivolto ad una platea mondiale con gusti ed esigenze diverse.